26 Aprile 2025 Attualità

Dal Palazzo alla Miseria: Francesco, il papa che il Potere non ha mai tollerato

Di José Carlos Enríquez Díaz - In un Vaticano storicamente più vicino ai troni che alle fattorie, l’arrivo di Jorge Mario Bergoglio ha segnato una rottura radicale. Francesco, il papa degli emarginati, non proveniva dalle sedi romane o dai circoli dorati dell’Opus Dei. Proveniva dal fango, dalla baraccopoli, dal contatto diretto con la povertà, dallo sguardo fisso sulla fame. E questo, per molti nelle alte sfere ecclesiastiche e politiche, è stato uno scandalo imperdonabile.Non bisogna aver paura delle parole: Giovanni Paolo II non solo è stato complice del silenzio di fronte alle dittature latinoamericane, ma ha attivamente smantellato il movimento ecclesiale che ha optato per i poveri. Ha rimosso vescovi impegnati con la Teologia della Liberazione, ha messo a tacere voci come quelle di Hélder Câmara e Oscar Romero (le cui canonizzazioni sono tardate per decenni) e ha consolidato una Chiesa più comoda per i potenti. La sua creazione della prelatura personale dell’Opus Dei è stato un omaggio al potere economico mondiale e uno schiaffo in faccia ai preti di strada. Nel frattempo, proteggeva personaggi poco raccomandabili all’interno della Chiesa. Non ha mai messo in discussione le aberrazioni del franchismo né ha denunciato il neoliberismo selvaggio che impoveriva milioni di persone in America Latina. Dal suo trono parlava di pace spirituale mentre il continente sanguinava. Lo stesso ha fatto il suo successore, Benedetto XVI, più attento alle forme che alle ferite dell’umanità. Poi è arrivato Francesco. E il Vaticano ha tremato. Il papa argentino non solo si è rifiutato di indossare le vesti lussuose e le scarpe rosse del potere, ma ha scelto di vivere in una residenza semplice, ha rinunciato alla papamobile blindata e ha cominciato a parlare con una chiarezza che dava fastidio. Ha denunciato «l’economia che uccide», ha criticato il sistema finanziario globale,l’estrattivismo, l’ipocrisia politica e, soprattutto, l’indifferenza.

Non ha voltato lo sguardo dall’altra parte quando Trump separava le famiglie di migranti. Ha chiamato con il proprio nome i muri della vergogna, la xenofobia mascherata da patriottismo. Ha pianto con le vittime, ha parlato con i perseguitati. E per questo è stato calunniato. In Argentina c'è ancora chi lo accusa falsamente di complicità con la dittatura, ignorando - o peggio, nascondendo - il fatto che ha avuto un ruolo determinante nel far sì che molti perseguitati di Videla fuggissero dal Paese.Francesco non è perfetto. Ma è forse il primo papa dopo secoli che ha avuto il coraggio di ritornare al Vangelo nudo, al messaggio crudo e radicale di Gesù. Ha difeso gli omosessuali quando molti nella sua cerchia preferivano il silenzio o la condanna. «Chi sono io per giudicare?» ha detto e con questo ha spezzato secoli di odio istituzionalizzato. Si è espresso senza ambiguità contro la pena di morte e si è spinto oltre: ha affermato che tutti, assolutamente tutti, sono figli e figlie di Dio. Questa frase è stata sufficiente perché settori ultraconservatori lo abbiano etichettato come «eretico», «usurpatore» e persino, con disprezzo, come «colui che si fa chiamare papa».

Ma ciò che più non gli perdonano è la sua fedeltà verso i poveri. Perché Francesco non è un teologo da scrivania: è un pastore di strada. E in una Chiesa che un tempo ha saputo essere impero, questo è un sacrilegio. Ecco perché molte persone lo odiano. Non perché sia ​​debole, ma perché èprofondamente cristiano. Perché il suo sguardo è scomodo, la sua parola fa male, la sua vicinanza agli umili disarma i discorsi ipocriti di chi costruisce cattedrali ma ignora i crocifissi di oggi.Francesco rappresenta il Vangelo quando il Vangelo diventa di nuovo pericoloso. Non è un caso che i suoi più grandi nemici non stanno fuori, ma dentro la Chiesa. Lo accusano di essere «progressista», «populista» e di «rompere la tradizione». Ma ciò che davvero non gli perdonano è di aver smesso di servire il potere per tornare a servire Dio. E a questa Chiesa ipocrita che bacia anelli d’oro mentre ignora la fame del popolo, Francesco la mette a nudo con ogni gesto, con ogni parola, con ogni abbraccio aidimenticati. Ecco perché lo odiano. Perché strappa loro la maschera. E perché ricorda loro, a ogni passo, che Gesù non è morto in un palazzo, ma appeso a una croce in mezzo a due ribelli.____________________________________________

Articolo pubblicato il 22.4.2025 nel sito «Ataque al poder» (www.ataquealpoder.es).

Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI