
Sara, il coltello ritrovato non è quello del delitto
«È una mossa che ci aspettavamo, una strategia difensiva tipica nei casi di femminicidio. Quello a cui ricorrono tutti gli assassini, soprattutto quando hanno confessato, nel tentativo di ottenere uno sconto di pena. Le perizie psichiatriche in questi casi sembra costituiscano la “panacea” di tutti i mali». A dirlo all’Adnkronos è l’avvocata Cettina La Torre, legale di Cetty Zaccaria, mamma di Sara Campanella, la studentessa originaria di Misilmeri (Palermo) accoltellata a morte lo scorso 31 marzo a Messina da Stefano Argentino, collega di università reo confesso. L’avvocato dell’omicida, Giuseppe Cultrera, che ieri ha incontrato in carcere il suo assistito, ha spiegato di voler chiedere una perizia psicologica - psichiatrica e di aver trovato davanti a sé «un ragazzo con un disagio, probabilmente frutto di situazioni precedenti». Una tesi che per La Torre è smentita dalle parole della stessa madre di Stefano, che subito dopo il delitto ha parlato del figlio come di «un bravo ragazzo». «Ha detto di non sapersi spiegare le motivazioni di quel gesto, questo significa che non ha mai manifestato sintomi tali da far pensare a uno stato psicologico particolare». Intanto il coltello ritrovato vicino al luogo del delitto non è quello utilizzato per uccidere Sara. Lo confermano i primi accertamenti dei Ris: sulla lama non è presente alcuna traccia ematica compatibile con la vittima, mentre alcuni vestiti sequestrati a Stefano Argentino presentano tracce di sangue ma le analisi non sono ancora definitive. Il coltellino era stato trovato a circa 150 metri dal luogo del femminicidio, ma sin dalle prime battute gli inquirenti avevano espresso dubbi sul fatto che potesse trattarsi dell’arma con cui il giovane ha aggredito la ragazza. Il vero coltello resta introvabile.