27 Marzo 2025 Guerra&Pace

Orientamento alla guerra in un liceo di Capo d’Orlando (Messina). Ma i genitori dicono No!

di Antonio MazzeoAncora una scuola siciliana meta della sempre più invasiva campagna di orientamento all’arruolamento nelle forze armate ma stavolta alcuni genitori dicono Signornò!

E’ accaduto nella città di Capo d’Orlando (Messina) dopo che la dirigente del Polo Liceale Statale “Lucio Piccolo” ha indirizzato una circolare alle famiglie, ai docenti e agli studenti delle classi del biennio e del V anno di tutti gli indirizzi con oggetto l’organizzazione di un incontro di orientamento scolastico con gli ufficiali del 24° Reggimento “Peloritani” di Messina, reparto della Brigata meccanizzata “Aosta” dell’Esercito italiano.

Mercoledì 26 marzo 2025 il 24° Reggimento “Peloritani” incontrerà gli studenti del Liceo, in presenza e da remoto”, riporta la circolare della dirigente, la professoressa Maria Larissa Bollaci. “Gli alunni del biennio parteciperanno alla conferenza con le Forze Armate, durante la quale verranno presentate le scuole di alta formazione culturale e militare, la Nunziatella di Napoli e la Teulié di Milano. A seguire l’incontro con gli alunni delle classi V, durante il quale saranno fornite informazioni riguardanti la storia e le attività delle Forze Armate, i possibili sbocchi occupazionali nonché tutte le indicazioni relative al concorso per l’accesso all’Accademia Militare di Modena.

Alla vigilia della visita del 24° “Peloritani” al liceo orlandino, alcuni genitori degli alunni partecipanti hanno inviato una bellissima lettera alla dirigentenella speranza di stimolare, anche tra i docenti, una seria riflessione sull’urgenza della pace e sulla necessità di lasciare la guerra fuori dalla scuola.

Pensiamo che sia inopportuno che la scuola, che è il luogo in cui si formano le coscienze, si coltivano i valori e si costruisce il futuro, venga trasformata in terreno fertile per la diffusione di ideologie militariste e per l’orientamento dei giovani alla guerra”, scrivono i genitori. Nell’attuale scenario sociale e politico stiamo assistendo alla normalizzazione dell’educazione alla guerra in un clima sempre più preoccupante. Il generale Masiello ha recentemente affermato che l’esercito è fatto per prepararsi alla guerra. Parole che risuonano come un monito inquietante. Se questa è la prospettiva delle istituzioni militari, quale messaggio viene trasmesso ai giovani attraverso progetti di orientamento scolastico a cura delle forze armate?”.

Ogni guerra è una sconfitta per l’umanità”, si legge ancora nella lettera inviata alla dirigente del liceo “Piccolo”.La guerra è morte, distruzione, sofferenza indicibile e non può mai essere presentata come una soluzione ai conflitti. La scuola ha il compito di insegnare ai giovani l’arte del confronto, del dialogo e della comprensione reciproca. Dovrebbe essere un ambiente in cui si promuove la cultura della pace, della diplomazia e del rispetto delle differenze. Ogni tentativo di introdurre attività dal sapore militarista rischia di minare questi obiettivi fondamentali”.

Non si può permettere che scuole e studenti diventino un bacino di reclutamento o un veicolo di consenso per attività militari. La Costituzione italiana all’art. 11 afferma chiaramente che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Questa non è una frase vuota ma un principio fondamentale che deve guidare ogni scelta educativa. Ogni studente ha diritto ad un’educazione che lo formi come cittadino consapevole, critico e capace di contribuire ad un mondo migliore. Non come futuro soldato di conflitti che arricchiscono pochi e distruggono le vite di molti. La scuola è il cuore pulsante della società e deve restare uno spazio di pace.

Il liceo “Piccolo” di Capo d’Orlando aveva ospitato una conferenza degli ufficiali del 24° Reggimento “Peloritani” di Messina pure il 22 febbraio 2024. Anche in quell’occasione erano state presentate agli studenti le scuole militari “Nunziatella” e “Teulié ed erano state fornite “informazioni” sulla storia dei reparti e sulle possibilità occupazionali nell’Esercito italiano.

Il passato del 24° Reggimento “Peloritani” di Messina è tutt’altro che glorioso. Dopo la sua costituzione, nel 1935 fu inviato dal governo fascista di Benito Mussolini in Africa Orientale per combattere sul fronte somalo a Neghelli e Ogadene sferrare poi l’attacco da sud contro l’Etiopia. Durante la Seconda guerra mondiale, i reparti del 24° furono trasferiti sul fronte greco-albanese per poi “presidiare la sanguinosa occupazione nazifascista della Grecia. Dopo l’8 settembre 1943 il Reggimento fu sciolto nel Peloponneso. Ricostituito nell’Italia Repubblicana, il 24° è stato impegnato nelle controverse missioni delle forze armate italiane in Libano e Kosovo e, negli ultimi due anni, in due campagne militari in Ungheria. Queste ultime sono state effettuate nell’ambito dell’Operazione Forward Land Forces promossa dalla NATO in funzione anti-russa: i militari del Reggimento peloritano hanno operato - e operano attualmente - in territorio ungherese in uno dei quattro nuovi Gruppi di Battaglia multinazionali che l’Alleanza Atlantica ha costituito in Europa orientaledopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino, insieme alle forze armate di Croazia, Ungheria e Stati Uniti d’America.

Le preoccupazioni espresse dai genitori degli studenti del Liceo “Piccolo” appaiono più che legittime e giustificate anche alla luce delle dichiarazioni espresse dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano, il generale Carmine Masiello, nelle stesse ore in cui gli ufficiali del 24° Reggimento promuovevano la carriera militare tra i giovani di Capo d’Orlando.

Intervenendo alla conferenza “Uno sguardo verso l’alto. Nel campo di battaglia del Futuro, promossa dall’Esercito a Roma con lo scopo di approfondire le esigenze trasformative del settore militare-industriale, alla luce delle lezioni apprese dai conflitti russo-ucraino e mediorientale”, il generale Masiello ha lanciato un “accorato appello” sottolineando “l’urgente necessità di un programma di riarmo consistente per colmare le lacune delle forze armate italiane”.

Il Capo di Stato Maggiore ha lanciato un monito sulla gravità dellodierna situazione internazionale:Non possono rischiare solo soldati, piloti e marinai. Perché semmai si andasse in guerra, non solo le forze armate vanno in guerra, ma l’Italia intera (…) Dobbiamo modernizzare le forze armate, dotandole di tecnologie all’avanguardia per affrontare le sfide del futuro. In quest’ottica invito l’industria e il mondo accademico a collaborare strettamente con l’Esercito, promuovendo una rivoluzione culturaleche favorisca l’innovazione e l’efficienza”.

L’Italia va alla guerra, dunque, e servono urgentemente armi, mezzi e carne da cannone. Scuole e università vanno convertite – rapidamente - in centri di formazione e consenso della cultura della guerra” tra le nuove generazioni

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