La rettrice Spatari apre il nuovo anno accademico: “Azione e solidarietà per costruire il nostro futuro”
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Lungo e particolarmente sentito il discorso con cui la rettrice Giovanna Spatari ha aperto l'anno accademico 2024-2025 dell'università di Messina. Un intervento rivolto prima di tutto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ospite d'onore della cerimonia celebrata stamane al teatro Vittorio Emanuele. Spatari ha parlato anche ai 25mila studenti che popolano l'ateneo, ai docenti e al personale.
Ecco il testo integrale del suo intervento:
Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente della Regione Siciliana,
Autorità civili, militari e religiose,
Magnifici Rettori,
Signor Direttore generale,
Colleghi e colleghe e componenti tutti della Comunità Accademica,
Studentesse e Studenti,
Signori e Signore,
con profonda emozione e orgoglio mi rivolgo a voi in questa giornata particolarmente solenne che segna l’apertura ufficiale dell’anno accademico 2024-2025 dell’Università degli Studi di Messina, un’istituzione che da quasi cinque secoli è faro di cultura, di sapere e di dialogo. La cerimonia odierna non si limita a inaugurare soltanto un nuovo ciclo accademico, ma si colora di un significato storico e simbolico del tutto peculiare che intreccia passato, presente e futuro.
Siamo qui riuniti, in un momento straordinario, onorati dalla presenza del Presidente della Repubblica, cui oggi verrà conferito il dottorato honoris causa in “Scienze delle pubbliche amministrazioni”. Questo riconoscimento intende celebrare, Signor Presidente, il Suo impegno instancabile nella difesa dei valori repubblicani e democratici, nella tutela delle istituzioni e nella promozione del bene comune.
Quest’anno, l’inaugurazione del nostro anno accademico si colloca in un contesto ancor più denso di significato, poiché ricorre il 70° anniversario della “Conferenza di Messina”, evento che nel giugno del 1955 vide la nostra città al centro della scena internazionale. Sotto la guida illuminata di Gaetano Martino, allora Ministro degli Affari Esteri e già Rettore di questa Università, si posero le basi di quella che noi oggi orgogliosamente chiamiamo Unione Europea, una comunità di Nazioni unite da principi di solidarietà, pace e cooperazione.
Questa giornata giunge al culmine di un percorso – svoltosi negli ultimi due giorni – in cui l’Università di Messina (in particolare con il coinvolgimento dei Dipartimenti di Giurisprudenza, di Scienze Politiche e Giuridiche e dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti e la fattiva collaborazione di prestigiosi Enti e Centri di Studio) ha voluto ricordare – grazie alla partecipazione di relatori provenienti non solo dal nostro Paese – l’importanza (nei suoi molteplici aspetti) della “Conferenza di Messina”, celebrandone anche il suo ideatore.
Permettetemi, dunque, di rendere omaggio alla figura del prof. Martino, uno scienziato insigne, pioniere negli studi di fisiologia umana, ma soprattutto un uomo di visionilungimiranti, che seppe trasformare una città affacciata sul Mediterraneo in un crocevia di idee e di speranze. Partendo esattamente da qui, dal cuore della comunità accademica peloritana, si formò l’ispirazione di un progetto che sarebbe diventato simbolo di un’Europa aperta, inclusiva e libera.
Messina, città di confine e di dialogo, ha sempre rappresentato un luogo naturale in cui culture e civiltà diverse hanno saputo convivere e, reciprocamente, contaminarsi in maniera feconda. Questo ruolo si rinnova con forza, proprio mentre il nostro Ateneo – che vede la sua posizione consolidarsi sul territorio, con una popolazione, ad oggi, di oltre venticinquemila studenti – si impegna con determinazione a promuovere una formazione universitaria che risponda alle sfide del nostro tempo: sostenibilità, digitalizzazione, inclusione sociale e costruzione di un’identità sempre più coesa e consapevole.
La “Conferenza di Messina” non fu solo un momento di diplomazia, ma un atto di coraggio intellettuale e morale: in un’Europa ferita dalla guerra, gli uomini e le donne di quel tempo ebbero la capacità di guardare oltre l’immediato, costruendo le fondamenta di un futuro condiviso. Il nostro compito, come Università, è oggi quello di continuare questo lavoro, formando le nuove generazioni alla conoscenza critica e alla responsabilità etica,viatico per la formazione di cittadini consapevoli.
Oggi più che mai, l’Università è chiamata a essere protagonista del cambiamento, a farsi custode di un sapere che sia al tempo stesso radicato nei valori della tradizione e orientato all’innovazione. In questo senso, il tema delle “Scienze delle Pubbliche Amministrazioni”, al centro del conferimento del dottorato honoris causa, assume un rilievo particolare: la buona amministrazione, l’equità nelle politiche pubbliche e la trasparenza istituzionale sono i capisaldi di una società giusta e prospera.
Il nostro Ateneo, fedele alla sua missione, intende contribuire a perseguire questi obiettivi attraverso la ricerca, la didattica e il dialogo con il territorio.
Sono fermamente convinta che le Università non debbano essere isolate torri eburnee, ma spazi aperti di confronto e di partecipazione, motori di crescita culturale, economica e sociale.
Si è appena concluso il mio primo anno da Rettrice, nel corso del quale – pur in una congiuntura economica non più favorevole, dove la riduzione del fondo di finanziamento ordinario a favore degli Atenei statali potrebbe avere riflessi sulle future scelte programmatiche – è stato portato avanti un sinergico “lavoro di squadra” all’interno di una comunità che si è ritrovata coesa e che ha avuto come obiettivo principale quello di garantire ai nostri studenti e alle nostre studentesse ai docenti e al personale tecnico e amministrativo un’Università sempre più adeguata alle loro aspettative e alle specifiche esigenze di studio, di ricerca e di lavoro.
Nonostante i tagli stimati, nel nostro Ateneo gli stanziamenti per il sostegno e i servizi agli studenti sono stati aumentati mentre ulteriori risorse sono state stanziate per il miglioramento di laboratori didattici, l’acquisto di più moderne attrezzature e per portare a compimento lavori di edilizia, anche residenziale, già avviati.
È stata ampliata, anche in quest’ultimo anno, l’offerta formativa, con l’attivazione di nuovi corsi di laurea, alcuni dei quali in lingua inglese, e una serie di nuovi servizi, tra i quali, il prolungamento dell’orario di apertura delle biblioteche e di nuove aule studio. Un modo per consentire il più possibile di “vivere”l’Università.
Sul fronte dell’organizzazione amministrativa sono state applicate nuove procedure a tutela della trasparenza e per una più efficiente ed efficace azione di supporto alle diverse esigenze del nostro peculiare “ambiente di lavoro”; molto c’è ancora da fare ma un plauso va senz’altro alle organizzazioni sindacali con le quali si è iniziato a lavorare in uno spirito di piena collaborazione.
Come Lei stesso, Signor Presidente, ha avuto modo di sottolineare nell’ormai lontano1999 quando, da Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri, partecipò all’inaugurazione dell’anno accademico su invito dell’allora Magnifico Rettore prof. Gaetano Silvestri, l’Università di Messina “ha un ruolo non chiuso in sé stesso ma propulsivo rispetto al territorio in un’area [...] cruciale e della quale questa città costituisce il perno”; e oggi, mi sia consentita un’ulteriore notazione, quest’area non è più solo quella segnata dai confini geografici dell’isola e della più vicina Calabria,ma è uno spazio più vasto, multiculturale e inclusivo come denota la crescente presenza di studenti stranieri e le altrettanto numerose attività sul fronte della internazionalizzazione che ci collocano, nel panorama globale, come un polo di attrazione privilegiato nell’area euro-mediterranea.
Signor Presidente della Repubblica, Autorità, illustri ospiti, care studentesse e cari studenti, mentre celebriamo questo momento solenne, volgiamo lo sguardo al futuro con
fiducia e determinazione. L’eredità di Gaetano Martino e lo spirito della “Conferenza di Messina”, con i loro valori portanti, ci spronano a costruire una nuova stagione di progresso e di unità.
A voi, giovani, il compito più alto e più nobile: essere i protagonisti di questo cambiamento, animati da una conoscenza che non si limiti a cercare risposte (che non potranno mai essere definitive), ma che sappia anche porre domande; una conoscenza che si traduca in azione, solidarietà e costruzione di un mondo migliore.
Con questi sentimenti, ci avviamo dunque ad aprire l’anno accademico 2024-2025.
Viva l’Università di Messina, viva l’Italia, viva l’Europa