TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI, LA SENTENZA: CONDANNE E PRESCRIZIONI PER IL GOTHA DEI COSTRUTTORI DELLA CITTA’, 2 ANNI E 6 MESI ALL’EX ON. SANTINO PAGANO
Di Enrico Di Giacomo - Per alcuni anni i principali costruttori della città si sarebbero rivolti al gruppo dei Mancuso per smaltire illegalmente a basso costo i loro rifiuti di cantiere in un sito abusivo nascosto tra i boschi di Gravitelli, il loro “territorio d’appartenenza” storico sin dalla seconda guerra di mafia degli anni ’80.
Un traffico di rifiuti speciali di grandi proporzioni smantellato dalla Dda e della Finanza (un’indagine del novembre 2022 della Guardia di finanza, gestita all’epoca dalla sostituta della Dda Rosanna Casabona), che ha portato a suo tempo a diverse misure cautelari e poi a un processo che si è concluso oggi pomeriggio. Complessivamente ha retto tutto il quadro accusatorio (15 condanne), anche se per alcuni imputati il reato contestato è stato riqualificato nel reato di cui all'art. 256 e anziché il delitto è stata considerata la contravvenzione che prevede un tempo massimo di 5 anni, trascorsi i quali il reato si estingue per prescrizione (sono 9 in tutto).
I giudici hanno sostanzialmente preliminarmente riqualificato il reato originario del conferimento illecito dei rifiuti, anche in relazione alla quantità, in un illecito con la sanzione dell’ammenda previsto dal Codice dell’Ambiente, che ha un termine di prescrizione, cioè di “scadenza” perché sia contestato dall’accusa, più limitato. E in base a questo ragionamento è stato dichiarato il “non doversi procedere” per la prescrizione del reato, considerato nell’ipotesi meno grave di quello contestato inizialmente.
Una sola assoluzione, quella di Giuseppe Mangano, "per non aver commesso il fatto" (l'accusa aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi).
Ecco dunque la sentenza letta in aula intorno alle 21.30 di questa sera dalla presidente della Prima sezione Penale, Maria Eugenia Grimaldi con a latere i giudici Antonella Crisafulli e Rita Sergi:
Giovanni Alberti, 2 anni di reclusione (sospensione della pena); Giuseppe Salvatore Alberti, 2 anni (sospensione della pena); Salvatore Amato, 1 anno e 6 mesi (sospensione condizionale della pena); Amedeo Branca, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Letterio Caronella, 2 anni e 6 mesi; Rosario De Domenico, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Domenico De Luca, 2 anni (sospensione della pena); Giovanni Denaro, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Antonio Frasson, 1 anno e 6 mesi (sospensione della pena); Felice Giunta, 2 anni e 6 mesi; Roberto Giunta, 2 anni e 6 mesi; Giuseppe Lupò, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Daniele Mancuso, 9 anni e 10 mesi; Giuseppe Mancuso, 8 anni e 8 mesi; Giuseppe Mangano, assolto per "non aver commesso il fatto"; Antonino Mangraviti, 2 anni di reclusione; Giacomo “Claudio” Mangraviti, 2 anni; Massimo Mangraviti, 2 anni; Santino Pagano, 2 anni e 6 mesi (deputato, ex sottosegretario al tesoro, in questo processo imputato in qualità di rappresentante legale della società S.P.S. srl, di cui Caronella è socio, per i lavori del complesso edilizio 'Le Terrazze 2'); Giuseppe Puliafito, 4 anni e 4 mesi più 80 mila euro di multa; Anna Rosaria Siracusano, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Antonino Triscari, non doversi procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Barbara Urso, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Filippo Vinciullo, non doversi procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Vincenzo Vinciullo, estinzione del reato per intervenuta prescrizione.
In sentenza, ma sarà sicuramente un refuso tecnico, mancano poi le decisioni finali per Giuseppe Iudicone (a suo carico c’è solo la restituzione del furgone sequestrato) e Mario Lombardo, per i quali l’accusa aveva chiesto l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.
Va precisato che anche i condannati Daniele e Giuseppe Mancuso e Giuseppe Puliafito hanno registrato delle dichiarazioni di prescrizione.
Per tutti i condannati è stata prevista la pena accessoria di contrattare con la pubblica amministrazione. Per Giuseppe Puliafito è stata applicata l'interdizione temporanea dai pubblici uffici per il periodo di 5 anni e a Daniele e Giuseppe Mancuso l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. "Si ordina", aspetto molto importante, "il recupero e il ripristino dello stato dei luoghi, ponendone l'esecuzione a carico dei suddetti imputati".
I giudici hanno inoltre disposto la confisca dell'area sulla quale è stata realizzata la discarica di proprietà dell'autore del reato e la restituzione, in esito alla bonifica, delle ulteriori aree agli aventi diritto. Confiscata anche la società cooperativa onlus Sofia.it, la ditta dei Mancuso.
Gli imputati sono stati anche condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili: Legambiente Sicilia Aps, Ass. Codici Ambiente, Ass.ne Codici Onlus, Ass.ne Codici Sicilia, Angelo Ciccolo e Lembo Domenico, da liquidarsi in separata sede.
I giudici hanno dichiarato l'esclusione della responsabilità dell'ente CO.M.MAM (il cui titolare è Giuseppe mangano) srl perchè l'illecito amministrativo contestato non sussiste e la cessazione delle misure cautelari nei confronti dello stesso ente.
Il processo ha visto impegnati nelle difese gli avvocati Gianluca Gullotta, Antonello Scordo, Salvatore Silvestro, Isabella Barone, Carmelo Scillia, Giovanni Di Pietro, Adriana La Manna, Filippo Marcello Siracusano, Giuseppe Valentino, Marco Galia, Maria Rosaria Scattareggia, Antonino Cappadonna, Luigi Gangemi, Vittorio Di Pietro, Giovanni Villari, Antonino Garozzo, Maurizio Lizzio, Gaetano Pellegrino, Monica Interdonato, Tommaso Calderone, Francesco Ferrigno, Antonino Arena, Giuseppe Giacoppo, Pietro Fusca e Aurora Notarianni per la Legambiente.
LE RICHIESTE DELL'ACCUSA.
Il 4 luglio scorso la sostituta della Dda Francesca Bonanzinga aveva concluso la sua requisitoria, depositando una nota con cui aveva ribadito le sue argomentazioni finali: 25 richieste di condanna e 2 d’intervenuta prescrizione al processo per i riti ordinari davanti alla sezione penale del tribunale presieduta dalla giudice Maria Eugenia Grimaldi.
Ecco quindi il dettaglio completo delle richieste di pena formulate nell'estate scorsa dalla sostituta della Dda Francesca Bonanzinga in rappresentanza della Procura: Giovanni Alberti, 2 anni e 6 mesi di reclusione; Giuseppe Salvatore Alberti, 2 anni e 6 mesi; Salvatore Amato, 2 anni; Amedeo Branca, 2 anni; Letterio Caronella, 2 anni e 6 mesi; Rosario De Domenico, 2 anni e 6 mesi; Domenico De Luca, 2 anni e 6 mesi; Giovanni Denaro, 2 anni; Antonio Frasson, 2 anni; Felice Giunta, 2 anni; Roberto Giunta, 2 anni; Giuseppe Iudicone, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Mario Lombardo, estinzione del reato per intervenuta prescrizione; Giuseppe Lupò, 2 anni e 6 mesi; Daniele Mancuso, 9 anni e 6 mesi e prescrizione per alcuni capi d’imputazione; Giuseppe Mancuso, 8 anni e 85 mila euro di multa; Giuseppe Mangano, 3 anni e 6 mesi; Antonino Mangraviti, 2 anni; Giacomo “Claudio” Mangraviti, 2 anni; Massimo Mangraviti, 2 anni; Santino Pagano, 2 anni e 6 mesi; Giuseppe Puliafito, 5 anni e 6 mesi più 85 mila euro di multa; Anna Rosaria Siracusano, 2 anni; Antonino Triscari, 2 anni; Barbara Urso, 2 anni; Filippo Vinciullo, 2 anni; Vincenzo Vinciullo, 2 anni.
Per le ditte Sofia.it soc. coop. sociale onlus e Co.m.mam. srl. la pm Bonanzinga aveva poi chiesto la condanna della sanzione pecuniaria di 600 quote, oltre alla confisca di quanto era già oggetto di sequestro.
10 INDAGATI CONDANNATI CON IL RITO ABBREVIATO
Una parte degli indagati aveva scelto di definire la propria posizione col rito abbreviato ed erano stati condannati a febbraio 2023. Questa la sentenza: 5 anni e 11 mesi per Antonino Marino; 3 anni e 4 mesi per Andrea Mancuso e Fabio Mangano; 3 anni per Letterio Mondo; un anno e mezzo per Antonino Romeo e Antonio Maita; un anno e 4 mesi per Giuseppe Cucinotta e Cosma Fiumara; un anno per Sarah Mangraviti e Francesco Fiumara. Per Marino, Mancuso, Mondo e Mangano decisa anche l’incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione. Pena sospesa per gli altri. Romeo e Maita incassarono anche l’assoluzione parziale da due delle accuse contestate.
L'INDAGINE.
La discarica si trovava in contrada Corrao a Gravitelli, e le società coinvolte sarebbero state legate a «soggetti contigui a blasonati clan di matrice mafiosa attivi nella zona sud della città. Sono state le immagini satellitari a immortalare i camion mentre scaricavano lo “sterro” proveniente da diversi cantieri. Per un totale di circa 2.978 metri cubi. La discarica ha poi compromesso il suolo anche nell’area circostante, ed è a monte di un torrente, il Portalegni, che si trova sulle colline di Messina, a soli due km dal centro cittadino.