14 Novembre 2024 Giudiziaria

La strana storia della Guardia di Finanza che intercetta la Guardia di Finanza (a Siracusa) con il maggiore Dario Bordi, a capo del Gico di Messina fino a qualche mese fa

Massimo Romanelli, il Ceo della Gr sistemi, colosso che fornisce i servizi di intercettazioni a molte Procure italiane (compresa Milano), è indagato a Catania per concorso in accesso abusivo a un sistema informatico. La società non è coinvolta nell’inchiesta. Con Romanelli è iscritto anche Salvatore Malfa che per molti anni è stato responsabile operativo della Gr sistemi a Siracusa (il suo nome spunta negli atti dell'inchiesta "Sistema Siracusa" della procura di Messina, in cui Malfa non è indagato, e coinvolge l'avvocato Piero Amara). Nel fascicolo, come vedremo, anche un ufficiale della Guardia di Finanza, Dario Bordi (a capo del Gico di Messina fino all'estate scorsa) recentemente nominato a capo del Gico di Napoli ma da subito destinato ad altre mansioni come precisato dal procuratore Gratteri ("dopo tre giorni che ha preso servizio è stato messo a disposizione del comando generale, quindi è arrivato al Gico, ma non è operativo"): Malfa infatti, su richiesta del finanziere, aveva installato i suoi apparati negli uffici della Compagnia Guardia di Finanza di Siracusa. E in questo modo venivano abusivamente intercettati gli stessi finanzieri sottoposti a Bordi.

L’inchiesta che il Fatto può rivelare in esclusiva è stata chiusa dalla Procura di Catania e riguarda il servizio svolto dalla Gr sistemi per la Procura di Siracusa. Malfa, si legge negli atti, è anche “amministratore di fatto della Awacs Technology srl e della Awacs Responce Security”. E proprio attraverso queste aziende avveniva il “ripetuto e continuo accesso abusivo, a opera di Malfa, di personale non identificato riconducibile alla Awacs Technology srl e alla Awacs Responce Security, nonché di personale esterno a tali imprese, ai sistemi informatici relativi alle operazioni di intercettazione della Procura di Siracusa”. Ma c’è di più: l’accesso riguardava anche “i software per la gestione e l’ascolto delle attività di intercettazione”. La mole di procedimenti, incardinati presso la Procura di Siracusa, e “bucati” senza alcun titolo è piuttosto vasta: parliamo infatti di ben 51 fascicoli.

Dal 5 settembre al 30 gennaio 2021, giorno in cui gli viene sequestrato il telefono, Malfa “rivelava a Romanelli notizie di ufficio, che dovevano rimanere segrete, inviandogli attraverso Whatsapp molteplici fotogrammi estrapolati da servizi di intercettazione video-ambientale in corso nell’ambito di procedimenti pendenti presso la Procura di Siracusa e comunicandogli altresì il luogo in cui tali servizi erano stati istallati”.

Il solo Malfa, si legge negli atti, “accedeva, fino all’aprile 2017, senza essere formalmente assunto dalla Gr Sistemi, e comunque sempre in assenza di richiesta di intervento tecnico da parte dell’autorità giudiziaria, o della polizia giudiziaria, e dunque abusivamente ai sistemi informatici denominati Omnilog e Gtel. Ascoltava il contenuto di intercettazioni in corso presso la Procura di Siracusa nell’ambito di almeno 51 procedimenti penali”.

I capi di imputazione sono 32 e, leggendoli, si scopre che dal 2009 al 2021 la Gr sistemi veniva utilizzata spesso per scopi che nulla c’entravano con le indagini giudiziarie. Tra gli indagati c’è per esempio Giuseppe Giliberto, sostituto commissario in servizio presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Siracusa, che in concorso con Malfa, scrive l’accusa, “asserviva stabilmente la propria funzione agli interessi privati del concorrente in cambio della reciproca soddisfazione delle rispettive richieste”. Giliberto effettuava ricerche sulla banca dati Sdi per verificare gli eventuali precedenti di polizia su nominativi indicati dal Malfa. E Malfa invece gli dava informazioni su intercettazioni, effettuate da altri corpi di polizia giudiziaria, e persino il numero di telefono e l’Imei del cellulare di un latitante “in tal modo Giliberto acquisiva informazioni utili alla cattura di Rizzotto Stefano, nella prospettiva di conseguire titoli di merito funzionali all’accrescimento del suo prestigio professionale ovvero della sua considerazione nella comunità lavorativa”. Il trucco peraltro non ha funzionato: le cronache di Siracusa raccontano che Rizzotto viene effettivamente arrestato, il 7 agosto 2019, ma dai carabinieri. Il 14 ottobre 2019 invece Giliberto chiede a Malfa di verificare se un ex allenatore del Siracusa Calcio fosse “ancora sottoposto a intercettazioni” e Malfa “accedendo al suddetto applicativo accertava che vi erano ancora intercettazioni inμ corso e lo comunicava a Giliberto”.

In un altro caso, Malfa rivelava a un agente della polizia di Stato e ad alcuni carabinieri l’esistenza di un’indagine su un brigadiere accusato di violenza sessuale. L’elenco delle violazioni è lunghissimo. Gianluca Fiore, il 9 novembre 2016, individuava un’intercettazione: “Ascoltava il progressivo” e lo “estrapolava, condividendolo poi tramite whatsapp con Malfa” e altri dipendenti della Gr Sistemi in servizio a Siracusa.

C’è poi un riferimento interessante nelle date individuate dagli inquirenti. Evidenziano per esempio il 3 e 4 maggio e il 19 agosto 2018 appuntando “Riunione massonica”. L’indicazione pare indicare un evento collegato a un’indagine in corso. Si legge negli atti: Malfa “si introduceva abusivamente nel sistema informatico costituito dall’applicativo delle intercettazioni in corso presso il suddetto ufficio e acquisiva filmati e immagini relativi a una intercettazione video-ambientale, nonché i file audio relativi a intercettazioni telefoniche, in corso nel procedimento penale pendente a Siracusa”.

A Luca Olivieri, tecnico addetto all’unità locale della Gr Sistemi, è contestato di aver preso “cognizione dei contenuti di intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ambito di non meno di 22 procedimenti penali”. In un altro caso “si introduceva abusivamente nel sistema informatico costituito dal registro informatizzato e prendeva cognizione della attivazione dei servizi di intercettazione telematica assegnati a una ditta diversa dalla Gr Sistemi”.

C’è poi il caso di Bordi che, in qualità di comandante della Compagnia Guardia di Finanza di Siracusa, chiedeva a Malfa di “installare e attivare il suddetto apparato nei locali sopraindicati, e di consentire l’accesso alle registrazioni al solo Bordi, adoperando i dispositivi presenti presso la sala intercettazioni della Procura di Siracusa”.

L’esecuzione veniva affidata a Oliveri, che “procedeva alla installazione dell’apparato e alla attivazione del profilo utente per consentire a Bordi l’ascolto”. La Procura sottolinea che in questo modo Malfa “sottraeva” questi dispositivi alla “loro destinazione pubblica” per indirizzarli al “soddisfacimento” degli “interessi privati di Bordi, consistenti nella captazione delle conversazioni tra presenti all’interno degli uffici della Compagnia Guardia di Finanza”.

In un’altra occasione Malfa interveniva “presso il personale collegato alla Gr Sistemi operante a Bari per fargli eseguire delle attività di pedinamento su richiesta di Bordi per finalità private”. E Bordi, stando agli atti, dal canto suo ricambiava i favori. Per esempio quando prometteva a Malfa “che si sarebbe attivato per far sì che l’Agenzia delle Entrate di Siracusa annullasse o comunque irrogasse delle sanzioni ridotte” a un suo amico “destinatario di un controllo fiscale da parte di militari della Gdf”. O come quando distrugge “un atto pubblico vero, costituito dal verbale di contestazione redatto il 18 agosto 2015 dalla stessa compagnia della Gdf”, nei confronti di un altro amico di Malfa, “colto alla guida di uno scooter privo di revisione”.

Quel filo tra Gr Sistemi e il caso Amara: quando Malfa bonificò l’ufficio del pm (intercettato a Messina).

L’ufficiale del Gico di Napoli, Dario Bordi, indagato a Catania, come rivelato ieri dal Fatto, per aver intercettato abusivamente i propri colleghi negli uffici della Gdf di Siracusa, è stato sin da subito destinato ad altre mansioni. A spiegarlo è il procuratore di Napoli Nicola Gratteri: “Bordi è stato trasferito a Napoli, ma dopo tre giorni che ha preso servizio è stato messo a disposizione del comando generale, quindi è arrivato al Gico, ma non è operativo”. L’inchiesta di Catania vede indagato il Ceo della Gr Sistemi (l’azienda non è indagata, ndr), colosso delle intercettazioni, al servizio di procure come Milano e Roma, per fatti risalenti al periodo in cui l’azienda forniva i propri servizi alla Procura di Siracusa. L’accusa, per Romanelli, è di concorso in “accesso abusivo a un sistema informatico o telematico”. Il principale indagato è il suo collaboratore in Gr Sistemi, Salvatore Malfa, in un’inchiesta che, secondo l’accusa, ha visto “bucare” dai suoi diversi protagonisti, in diverse fasi, intercettazioni legate a ben 51 fascicoli della procura di Siracusa. Il nome di Malfa, come vedremo, emerge anche in altre indagini (nelle quali però non risulta indagato). Quella di Salvatore Malfa, detto Sergio, è infatti una figura molto controversa. Quando era brigadiere a Pozzallo, intorno al 1995, organizzò il sequestro di un imprenditore locale, procurandosi le divise da poliziotto, e coinvolgendo persino alcuni colleghi dell’Arma. Cercavano di avere informazioni dall’imprenditore, che si presumeva fosse legato ad ambienti malavitosi. Un sequestro maldestro, tanto che la vittima si liberò e li denunciò. Nell’inchiesta emersero contorni opachi su Malfa, che aveva dei contatti con il contrabbando di preziosi e droga con Malta. Patteggiò 2 anni e venne allontanato dall’Arma. Dopo molti anni, ricompare a Siracusa occupandosi di intercettazioni, lavorando con la “G.R. Sistemi” di Milano, accreditata presso la procura. Il suo nome spunta negli atti dell’inchiesta “Sistema Siracusa” della procura di Messina, in cui Malfa non è indagato, e coinvolge l’avvocato Piero Amara, ex legale esterno di Eni. La mattina del 6 febbraio 2017, il sostituto procuratore di Siracusa, Giancarlo Longo, entra nel suo ufficio alla ricerca di possibili apparecchi ambientali e telecamere. Su di lui c’è un’indagine in corso a Messina, nata dall’esposto di otto colleghi aretusei, che segnalano anomalie sulla gestione di diversi fascicoli, molti dei quali legati proprio ad Amara. Nei giorni precedenti il Gico di Messina è stato nel palazzo di giustizia, e Longo teme che nel suo ufficio possano aver piazzato delle cimici. Il magistrato guarda sotto il tavolo, sposta i mobili, gli scaffali e cassettiere, sale persino sulla scrivania per controllare la plafoniera. Niente. Poi chiama Malfa, chiedendogli “di poter effettuare una bonifica all’interno del suo ufficio, per verificare l’eventuale presenza di microspie e telecamere, giustificando tale richiesta, in ragione della visita inaspettata della Guardia di Finanza di Messina”. “Domani mattina… di mattina non possono farlo?”, chiede Longo. “Si si, domani mattina”, risponde Malfa. Il giorno seguente, un tecnico della “G.R. Sistemi munito di apposito rilevatore di periferiche ambientali” entra nell’ufficio del magistrato “per avviare le operazioni di bonifica”. Ma non trova nulla. Una settimana più tardi, il pm riceve un sms sul suo cellulare, inizia una nuova ricerca, finché “smonta la canaletta per fili elettrici collocata lungo la parete e, dopo aver individuato la telecamera, procede al distacco”. Fonte: Il fatto quotidiano