13 Novembre 2024 Giudiziaria

Il mercenario messinese latitante Russo, che combatte in Donbass con i russi, condannato a 3 anni e 4 mesi

È arrivata la condanna per il combattente mercenario messinese al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto in Donbass, il 31enne Giuseppe Russo, che da anni è ricercato in tutta Europa dai carabinieri del Ros di Messina, dopo l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico nel maggio del 2021. Nome in codice dell’indagine è “Ivan”.

Ieri la sezione penale collegiale del tribunale presieduta dal giudice Francesco Torre gli ha inflitto in contumacia la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Russo è stato assistito da un legale nominato d’ufficio, l’avvocata Angela Smeralda Cicciari.

La Procura, c’era in aula il sostituto della Dda Fabrizio Monaco, che a suo tempo condusse l’indagine dei carabinieri del Ros, aveva chiesto una condanna più pesante, a 4 anni e 8 mesi di reclusione.

A carico di Russo è stata ritenuta sussistente anche l’aggravante della cosiddetta “transnazionalità”. L’accusa principale di cui deve rispondere è invece legata all’art. 3 della legge n. 210 del 1995 che ha recepito la “Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari” (l’art. 3 recita: “Un mercenario ai sensi dell'art. 1 della presente Convenzione, che partecipa direttamente ad ostilità o ad un atto concordato di violenza, a seconda dei casi, commette reato ai sensi della Convenzione”).

Russo, che rimane sempre al centro delle “attenzioni” del Ros, è ritenuto in stretti rapporti con “il generalissimo”, ossia il livornese Andrea Palmeri, già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento e reclutamento di mercenari a scopo terroristico-eversivo. Il giovane, dopo essere stato reclutato in Italia cinque anni fa, combatteva in cambio di un corrispettivo economico al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato contro l’esercito ucraino che, dal 2014, si è sviluppato nel Donbass (Ucraina orientale).

Hanno ricostruito i carabinieri del Ros, che Russo fu reclutato quando aveva appena 23 anni, e sarebbe soltanto uno dei tanti combattenti ingaggiati da Andrea Palmieri, il livornese tuttora ricercato, ormai diventato un broker per i signori della guerra sul fronte del Donbass.

I carabinieri a suo tempo hanno indagato a lungo sui vari livelli di un’organizzazione che da più anni ha il suo “vivaio” di soldati anche in Italia. La struttura, attiva nell’area tra l’Ucraina e l’Italia, recluta e finanzia mercenari destinati ad aumentare le fila delle milizie separatiste: la nuova indagine, denominata “Ivan”, segue quella già avviata qualche anno fa e che nel 2018 a Genova portò ad una serie di arresti (“Operazione 88”) nella rete di mercenari, composta da soggetti che gravitavano in ambienti dell’estremismo politico, da destra a sinistra.

Le prime ricerche a suo tempo disposte dall’allora procuratore Maurizio de Lucia si svolsero tra Messina e Lodi, le ultime città dove risiedeva la famiglia del 31enne ricercato, il quale condivideva foto sui social che descrivevano le “imprese di guerra” da mostrare a parenti e amici.

E dalle perquisizioni effettuate dal Ros si auspicava in quei frangenti di comprendere il ruolo di eventuali “facilitatori” che avrebbero agevolato e sostenuto il giovane.

Ebbe diversi contatti dal fronte di guerra con i familiari a Messina: «Dalla conversazione ambientale del 13 aprile 2019 - scrisse all’epoca la gip Militello nell’ordinanza di custodia -, registrata all’interno dell’abitazione emerge l’attività militare svolta da Russo Giuseppe nel Donbass e che G.V. si era recata a Lugansk in occasione di una parata militare fatta dal figlio».

Stando alle indagini Russo percepiva uno stipendio di cinquemila rubi in moneta russa e appartiene ad un’unità militare, indicata con il nome di “Rota”, in procinto all’epoca di ottenere i passaporti della Federazione russa. Madre e figlio, nelle conversazioni, facevano spesso riferimento ad Andrea, che si identifica in Andrea Palmeri, ricercato in quanto destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Genova nella cosiddetta operazione “Ottantotto”.