16 Ottobre 2024 Giudiziaria

LA SENTENZA: TENTATA CORRUZIONE E CONCUSSIONE, CONDANNATI IN ABBREVIATO L’EX DEPUTATO CATALFAMO E LA DIRIGENTE MEDICO DEL PAPARDO PARATORE. PATTEGGIAMENTO PER IL DOTT. CARUSO E UN PAZIENTE

di EDG - E' il giorno della sentenza del processo nato dall’inchiesta della Procura di Messina e della Guardia di Finanza sulle “pressioni politiche” esercitate sui vertici amministrativi della grande struttura sanitaria messinese dell’ospedale Papardo.

Poco prima delle 18, il giudice Ornella Pastore è entrata in aula per leggere il dispositivo della sentenza. Ed e' una sentenza di condanna in abbreviato per entrambi gli imputati, presenti in aula al momento del verdetto: 5 anni e 4 mesi di reclusione per l'ex onorevole regionale Antonio Catalfamo e 5 anni e 8 mesi per la dirigente medico Francesca Paratore.

 

LE RICHIESTE.

Il pm Marco Accolla, durante l'ultima udienza, aveva chiesto al gup Ornella Pastore la condanna a 6 anni di reclusione per Paratore e a 7 anni per Catalfamo.

I due imputati sono stati assistiti rispettivamente dagli avvocati Giuseppe Lo Presti e Tommaso Calderone.

 

I PATTEGGIAMENTI.

Compresa in questo contesto c'era anche una vicenda marginale per un altro capo d’imputazione, che riguardava un’ipotesi minore di falso per un medico della struttura in servizio come responsabile del laboratorio di analisi, il dott. Daniele Caruso, e un paziente, Giuseppe Arena, assistiti rispettivamente dagli avvocati Nunzio Rosso e Igor Costa. In concorso con la Paratore (condannata anche per questa vicenda) avrebbero attestato che Arena aveva effettuato un tampone di prelievo per l’accertamento del “coronavirus” e anche l’esito, quando in realtà sempre secondo l’accusa l’esame non sarebbe stato mai effettuato.

Caruso e Arena hanno patteggiato la pena di 10 mesi (pena sospesa).

 

L'INDAGINE.

L’ex deputato Antonino Catalfamo e la dirigente medico Francesca Paratore nel luglio del 2023 erano finiti agli arresti domiciliari per tentata concussione e corruzione nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Messina. La Guardia di finanza aveva eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Tiziana Leanza.

Le indagini scaturirono dall’esame di una serie di procedure di gara riguardanti l’Azienda ospedaliera Papardo, che secondo l’impostazione accusatoria sarebbero state condizionate da interessi privati riconducibili al politico attraverso l’operato della dirigente medica.

LA SCELTA DEL RITO ABBREVIATO.

Per Catalfamo e la Paratore, il sostituto procuratore Marco Accolla aveva siglato l’atto di richiesta al gip per il rito immediato, che era controfirmato dall'allora procuratore vicario Rosa Raffa. Richiesta che era stata accolta dalla gip Tiziana Leanza, la quale aveva fissato la data d’udienza per il 6 marzo del 2024.

Il rito immediato, richiesto e ottenuto dai pm sulla scorta della cosiddetta «evidenza probatoria», ha riguardato, rispetto alla vicenda globale, soltanto i due indagati oggi condannati e solo due casi specifici, uno di corruzione e uno di tentata corruzione, ovvero le ipotesi per cui è stata emessa misura cautelare, sia a carico dell’ex parlamentare che della dirigente 60enne dell’ospedale Papardo Francesca Paratore.

Per l’altra parte del procedimento si va avanti con la procedura ordinaria. Nell’ambito dell’inchiesta sono indagati anche l’ex assessore alla Cultura di Barcellona Pozzo di Gotto, l’avvocata Angelita Pino, e il giornalista milazzese Santi Cautela, che ha curato l’ufficio stampa proprio dell'ospedale Papardo.

LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE.

A costituirsi parte civile nel processo anche Davide Gambale (a cui è stato riconosciuto il risarcimento), difeso dall'avvocato Nino Cacia. Il giornalista sarebbe stata parte offesa dalla scelta dell'azienda di affidare il servizio di comunicazione al collega Santi Cautela, in suo danno.