11 Ottobre 2024 Giudiziaria

Fallimento societario a Milazzo, l’imprenditore Impalà condannato a un anno di reclusione

I giudici del Tribunale di Barcellona, presidente Antonino Orifici, giudice estensore Anna Elisa Murabito, Silvia Spinacomponente, per il fallimento di una società commerciale, la “Impalà Antonino Giovanni & C. sas” con sede a Milazzo, che gestiva quattro supermercati, e un quinto concesso in gestione a terzi, con le insegne “Spaccio Alimentare”, hanno dichiarato il socio accomandatario Antonino Giovanni Impalà responsabile dei reati di bancarotta e violazione della Legge fallimentare per due contestazioni. È stato condannato a un anno di reclusione, oltre ad essere stato inabilitato all’esercizio dell’attività di impresa per la durata di un anno, pena sospesa.Per una terza contestazione, invece, in concorso con i due soci, lo stesso Antonino Giovanni Impalà, è stato invece assolto con la formula «per non aver commesso il fatto». L’imprenditore è stato difeso dall’avvocato Alessandro Andronico, del Foro di Barcellona Pozzo di Gotto.
Sono stati invece scagionati da tutti i reati loro contestati dalla Procura della Repubblica di Barcellona i due soci accomandanti, Francesco Bonarrigo e Giuseppe Bonarrigo, entrambi di Gualtieri Sicaminò, difesi dall’avvocato Gaetano Pino, assoluzione che è stata decisa con le formule «perché il fatto non sussiste», relativamente ad alcune contestazioni, e «per non aver commesso il fatto» per altre.

La società commerciale dichiarata fallita esercitava l’attività di gestione di supermercati con annessa vendita di prodotti alimentari con tanto di banchi macelleria e salumeria, in quattro punti vendita situati nelle seguenti location della fascia tirrenica: due a Milazzo, nelle vie Vittorio Veneto al civico numero 28 e in via Risorgimento, ai numeri civici 129/131; un terzo, poi, sul territorio comunale di Venetico, in via delle Officine numero 28; un quarto a Monforte San Giorgio, in via del Mare n. 10, nella frazione Marina. Alla base della società vi erano i contratti di affiliazione commerciale stipulati con il “Gruppo Cambria”, che obbligava gli affiliati, in questo caso la società Impalà, ad acquistare le merci da rivendere sotto le insegne “Spaccio Alimentare” esclusivamente dalla società “Cambria” e a rispettare i prezzi di vendita imposti, tramite i volantini pubblicitari, dalla stessa.