La droga spacciata anche in carcere. Gli indagati non rispondono al Gip
Si sono tenuti ieri, davanti al Gip di Messina, Salvatore Pugliese, gli interrogatori di garanzia effettuati con collegamenti telematici dalle diverse strutture carcerarie nelle quali erano rinchiuse otto delle nove persone arrestate nel blitz scattato martedì scorso tra Barcellona e Milazzo.
Tutti gli indagati, collegati telematicamente, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, seguendo la stessa linea difensiva. Solo qualcuno di loro ha reso dichiarazioni spontanee per discolparsi delle accuse mosse, o per dichiararsi estraneo ai fatti contestati. Ad comparire dinanzi al Gip Salvatore Pugliese solo 8 delle 9 persone arrestate che hanno avuto applicate le misure cautelari detentive carcerarie.
Si tratta di: Simona Costa, 42 anni di Messina, compagna di uno dei capi promotori dell’organizzazione per il traffico di sostanze stupefacenti e, secondo l’accusa, particolarmente impegnata nell’introdurre sostanze stupefacenti all’interno della Casa circondariale di Barcellona; Tommaso Costantino, 21 anni, di Barcellona, già coinvolto nell’operazione antidroga denominata “Ventini”. E poi i due presunti capi delle distinte organizzazioni criminali, entrambi messinesi, il quarantenne Luigi Crescenti, e il quarantanovenne Francesco Esposito, entrambi con basi a San Filippo del Mela; e poi Maria Gnazzitto, 43 anni di Barcellona, ritenuta tra le più attive nello spaccio di sostanze stupefacenti sulla “piazza di spaccio” di Barcellona; Salvatore Nania, 42 anni, nato ad Acerra e residente a Barcellona; Francesco Perroni, 33 anni di Milazzo; Maria Rizzo, 36 anni di Milazzo che, secondo l’accusa, oltre a spacciare stupefacenti, avrebbero lavorato alla confezione delle singole dosi. Non è stato invece fissato l’interrogatorio di garanzia per la nona indagata, la giovane Francesca Alacqua, 29 anni di Milazzo. Nel collegio di difesa delle persone arrestate sono impegnati come difensori gli avvocati Giuseppe Carrabba e Giuseppe Bonavita del Foro di Messina; Sebastiano Campanella, Antoniele Imbesi e Giuseppe Coppolino del Foro di Barcellona.
Nessuno dei legali, allo stato degli atti, ha presentato e nemmeno preannunciato ricorsi al Tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’inchiesta, infatti, si presenta corroborata da episodi documentati sia attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, che tramite il tracciamento dei flussi finanziari destinati agli organizzatori dello spaccio di sostante stupefacenti.
Una documentazione che per la prima volta avrebbe permesso di individuare e certificare l’identità dei comuni consumatori di sostanze stupefacenti.