5 Ottobre 2024 Giudiziaria

E’ IL 49ENNE CLAUDIO MARINO, GIA’ DIRETTORE DELL’ISTITUTO CRISTO RE, IL SACERDOTE ACCUSATO DI AVER VIOLENTATO UNA DONNA MIGRANTE TUNISINA

Dovrà difendersi da una pesante accusa il 49enne sacerdote rogazionista Claudio Marino, originario della provincia di Taranto, che per lungo tempo in città ha diretto l’Istituto Antoniano “Cristo Re” dei padri rogazionisti.

È lì, in una di quelle stanze dell’Istituto, che secondo quanto ha ricostruito la Procura nell’estate del 2022 ha violentato una migrante tunisina, all’epoca 37enne.

Si tratta di un’inchiesta gestita dalla pm Stefania La Rosa e dal procuratore aggiunto Marco Colamonici, che è sfociata nei giorni scorsi nella richiesta d’arresto in carcere del sacerdote. Marino è adesso agli arresti domiciliari a Napoli, così come ha deciso dalla gip Monia De Francesco.

La donna, oggi il quotidiano Gazzetta del sud ricostruisce l'intera vicenda, era arrivata in Italia, sbarcando nell’isola di Lampedusa, nel settembre del 2020. Nel mese di giugno del 2024 è stata sentita dal Tribunale di Catania, dalla Sezione Immigrazione, e lì in fase di audizione ha raccontato quanto le era accaduto quando si trovava a Messina nell’estate del 2022. Da giugno è scattata quindi l’indagine della Procura diretta da Antonio D’Amato, che ha ricostruito attraverso l’ascolto della vittima e poi di alcuni testimoni l’intera vicenda.

IL RACCONTO DELLA DONNA

La donna tunisina ha raccontato agli investigatori che nell’estate del 2022 si trovava all’Istituto Cristo Re di Messina ospite di un amico egiziano, e una sera, quando era in una delle stanze, padre Marino è entrato nella stanza e ha cominciato a toccarla, ed ha abusato sessualmente una prima volta di lei. Avrebbe voluto consumare un altro rapporto ma la donna, pietrificata dalla paura per tutto il tempo della violenza, è riuscita poi a chiamare l’amico egiziano, facendo così allontanare il prete.

L'accusa ha raccolto anche le dichiarazioni rilasciate dell’amico egiziano della donna, che è stato ascoltato dagli investigatori della sezione di Pg della polizia di Messina. L’uomo ha detto chiaramente che la donna gli confidò di essere stata violentata dal «Padre»: «... un giorno mi raccontò che mentre ero fuori, mi trovavo al lavoro presso una comunità, il Padre era entrato nella mia stanza, si era avvicinato a lei dicendole che l’avrebbe sistemata in altra stanza e chiedendole di allontanarsi da me, che se non l’avesse fatto mi avrebbe cacciato di lì. Mi raccontò che quel giorno il Padre l’aveva violentata. Ricordo che quel giorno quando rientrai in stanza trovai ..., triste con gli occhi rossi, mi raccontò che il Padre era entrato nella stanza, che l’aveva violentata ma non mi spiegò esattamente cosa era accaduto, in quanto si vergognava. Ricordo che nella sua lingua, tradotto in italiano, mi disse che “il Padre ha dormito con me”. Mi disse di essere stata costretta a fare ciò, contro la sua volontà. ... mi disse che era successo altre volte che il Padre si era avvicinato a lei in mia assenza, toccandola in tutto il corpo. Non mi specificava cosa il Padre le dicesse in quei momenti, anche perché ... era molto timida, su tante cose si nascondeva, non parlava facilmente».

La difesa, composta dagli avvocati Lucio Cricrì del Foro di Napoli ed Elena Florio del Foro di Messina, ha dichiarato ieri sulla vicenda allo stesso quotidiano: «Allo stato stiamo consultando gli atti depositati, di cui abbiamo acquisito copia da poche ore, quindi stiamo valutando all’esito ogni iniziativa difensiva». L’uomo sarà interrogato nei prossmi giorni per rogatoria.