2 Ottobre 2024 Giudiziaria

Mistero ad Hammamet: il 23 settembre 8 italiani in ospedale, morto il messinese Giuseppe Maio (carabiniere in pensione)

Il messinese Giuseppe Maio, carabiniere in pensione, per lunghissimo tempo in servizio nella caserma di Alghero, era solito trascorrere brevi periodi ad Hammamet insieme alla famiglia per poi tornare nella città catalana. A settembre era stato invitato a una serata tra amici. Per 30 anni ha indossato la divisa ad Alghero, impegnato nelle pattuglie come appuntato carabiniere. Avrebbe voluto godersi la meritata pensione con la sua famiglia, tra la Sardegna e la Tunisia, dove era solito trascorrere alcuni periodi, ma nel Nord Africa invece ha trovato la morte, il 21 settembre scorso, durante una cena tra amici, in una casa di Hammamet.

Nessuna notizia ufficiale.

La notizia è circolata informalmente ma non è mai stata resa pubblica né ad autorità né da organi di informazione. La mattina del 23 settembre scorso ad Hammamet otto italiani sono stati ricoverati di urgenza in ospedale per avvelenamento. Per uno di loro, il 62enne messinese Giuseppe Maio, carabiniere in congedo, la corsa dell’ambulanza è stata inutile: è deceduto durante il trasporto. Quella stessa mattina altri 11 italiani sono finiti in parte nello stesso ospedale di Hammamet, in parte in quelli di Sousse e Bouficha. Si trovavano a bordo di un minibus turistico insieme a due altre persone tunisine, e il mezzo è finito fuori strada ribaltandosi per l’eccezionale pioggia. I feriti sono stati recuperati dal capo della protezione civile di Tunisi, Moez Tria, che ne ha dato successivamente notizia. Quello stesso giorno gli 11 italiani sul minibus, tutti pensionati ex dipendenti Stellantis, dovevano essere ricevuti dall’ambasciatore italiano a Tunisi, Alessandro Prunas, che invece ha dovuto farsi in quattro per prestare loro assistenza e aiutare il rimpatrio di quelli feriti in maniera meno seria. Ad oggi non sono tornati tutti in Italia.

Degli 8 avvelenati invece nessuna notizia né ufficiosa né ufficiale. Anche se qualche indiscrezione era filtrata in Italia: si sarebbe trattato di pensionati, ex appartenenti alle forze dell’ordine (sicuramente uno - Ivo Spanu - alla polizia) e qualcuno con un passato da 007 nei servizi italiani (come il messinese Maio?) interni o esteri. Martedì primo ottobre l’agenzia di stampa italiana Nova ha dato la notizia dell’avvelenamento degli otto italiani spiegando che era dovuto a una bevanda alcolica fatta in casa: una sorta di nocino artigianale fatto però con noccioli di pesco in alcol etilico. Secondo l’agenzia sia l’italiano deceduto che un suo collega finito in coma (da cui ora è uscito) sarebbero stati invece agenti effettivi dei servizi; il primo ha prestato servizio in passato presso l’agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) e il secondo all’Aisi.

Sempre secondo l’agenzia Nova tutto il gruppo degli avvelenati si sarebbe trovato in Tunisia non come pensionati desiderosi di godersi in quella terra il frutto di una vita di fatica. Ma per un’operazione di polizia giudiziaria che l’8 agosto scorso aveva portato all’arresto proprio ad Hammamet del re del calcestruzzo, Angelo Salvatore Stracuzzi, inseguito da un mandato di cattura da Palermo e latitante ormai da tre mesi.

Naturalmente la ricostruzione di Agenzia Nova apre a scenari più inquietanti del semplice incidente domestico: una vendetta mafiosa al di fuori dei confini italiani, o un vero e proprio attentato. Ma secondo le verifiche che Open ha potuto fare con la Farnesina e con le altre istituzioni italiane che avrebbero potuto essere coinvolte dal caso, nessuno dei partecipanti alla cena dei veleni sarebbe stato ancora in servizio né in forze di polizia né nei servizi segreti. L’arresto di Stracuzzi invece è stato condotto dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo in collaborazione con l’Interpol. Anche le indagini che hanno portato alla sua cattura sarebbero state delle fiamme gialle di Palermo.

Secondo le fonti ufficiali gli italiani di Hammamet sarebbero stati avvelenati da quella sorta di nocino artigianale ottenuto dai noccioli di pesca. Giuseppe Maio avrebbe masticato più noccioli ingerendone i semi che contengono una sostanza, la amigdalina, in sé innocua, ma in grado di trasformarsi in acido cianidrico (cianuro) a contatto con i succhi gastrici. Questo sarebbe anche il responso dell’ospedale e delle indagini subito condotte dalle forze dell’ordine tunisine. Esclusa dalle versioni ufficiali anche l’ipotesi, circolata nelle prime ore, che gli italiani stessero partecipando a un festino a base di alcol, droga con la partecipazione anche di alcune prostitute. Si sarebbe trattato banalmente di una serata fra pensionati che avevano scelto la Tunisia (non tutti abitavano ad Hammamet) per godersi al meglio e con tutti i vantaggi fiscali il loro assegno Inps. Certo le loro professioni nella vita lavorativa lasciano un alone di mistero. E anche l’avvelenamento mortale qualche dubbio lascia. Sarebbe necessario per un uomo adulto ingerire circa 11 semi di nocciolo di pesca per fare sprigionare un cianuro letale. Anche se l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha consigliato di non superare per prudenza la dose di 3 semi, cercando di disincentivarne la diffusione come ipotetico e del tutto a-scientifico rimedio anti-cancro.