1 Ottobre 2024 Cronaca di Messina e Provincia

MILAZZO: L’OPERAZIONE ANTIDROGA DELLA DDA, ECCO TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI, IL LORO RUOLO E LE ACCUSE. QUELLE TEGLIE DI LASAGNE CON CRACK E HASHISH…

di Enrico Di Giacomo - Dopo mesi di serrate indagini gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Milazzo - coadiuvati da personale della Squadra Mobile, delle Volanti, della Polizia Scientifica presso la Questura di Messina, del Commissariato P.S. di Barcellona P.G., nonché del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale e unità Cinofile Antidroga della Questura di Reggio Calabria - hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina Salvatore Pugliese, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, hanno tratto in arresto 9 persone, tutte gravemente indiziate per i reati di detenzione e cessione a titolo oneroso di sostanze stupefacenti, nonché per aver costituito, a tal fine, due diverse associazioni criminali. La polizia giudiziaria ha inoltre effettuato perquisizioni domiciliari nei confronti dei destinatari dei provvedimenti.

Sono 15 in tutto gli indagati. Per 9 di loro, come detto, il gip ha accolto la richiesta del pubblico ministero.

La richiesta della misura cautelare in carcere è stata decisa per Francesca Alacqua, nata a Milazzo il 12 marzo del 1995; Simona Costa, nata a Messina l'11 maggio 1982; Tommaso Costantino, nato a Barcellona il 7 gennaio 2003; Luigi Crescenti, nato a Messina il 16 agosto 1984; Francesco Esposito, nato a Messina il 4 dicembre 1974; Maria Gnazzitto, nata a Barcellona il 24 settembre 1981; Salvatore Nania, nato ad Acerra (Na) il 4 marzo 1982; Francesco Perroni, nato a Milazzo il 27 gennaio 1991 e infine Maria Rizzo, nata a Milazzo il 24 agosto 1988.

Nei confronti di altri tre indagati il gip ha invece rigettata la richiesta cautelare per 'difetto di gravità indiziaria'.

Si tratta di Sebastiano Chiarenza, nato a Messina il 29 marzo 1994; Alessio Sciliberto, nato a Cernusco sul Naviglio (MI) il 9 gennaio 199o e Domenico Gabriele Squaddara, nato a Milazzo il 6 maggio 1994.

Risultano indagati, a piede libero, altre tre persone: Giusi Catania, nata a Barcellona il 4 novembre 1996; Manuela Finocchiaro, nata a Catania il 6 maggio 1987 e Yaidelin Medina Hernandez, nata a Cuba il 4 marzo 1979.

Le misure cautelari sono state adottate a conclusione di una articolata e complessa attività di indagine, iniziata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto e, successivamente, diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del Tribunale di Messina, competente a trattare le indagini in materia di criminalità organizzata dedita al narcotraffico.

LA DROGA TRA LE SFOGLIE DELLE LASAGNE.

Il blitz, scattato all'alba, ha permesso di smantellare due organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti che operavano, una prevalentemente su Milazzo e l'altra su Barcellona, ed entrambe a garantire gli approvvigionamenti per i detenuti nel carcere di Barcellona.

In particolare, le investigazioni delegate al Commissariato di Polizia di Milazzo hanno consentito di disvelare l’esistenza e la operatività, dapprima, di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, capace di gestire l’attività di vendita al minuto di sostanze stupefacenti (perlopiù' hashish, cocaina e crack, ndr), anche all’ interno della Casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto; dove la droga veniva fatta illegalmente entrare, occultata in involucri all’interno di pietanze consegnate ad un detenuto, Francesco Espositoritenuto al vertice dell'associazione. Gli elementi indiziari raccolti consentirebbero, al momento, di ritenere che l’esecuzione degli ordini impartiti dal detenuto, dall’interno dell’istituto penitenziario, sarebbe stata curata dalla compagna, Simona Costa. I due si sarebbero avvalsi di telefonini cellulari, essendo emerso che il detenuto, nonostante lo stato di detenzione, aveva la disponibilità di un cellulare di piccole dimensioni; apparecchio, peraltro, già rinvenuto dagli investigatori e posto in sequestro. In particolare, secondo gli elementi raccolti, la donna avrebbe dato esecuzione, puntualmente, alle direttive del marito, rendicontando i profitti economici; mantenendo un costante ed aggiornato elenco dei crediti concessi; preparandole pietanze imbottite di stupefacente ("nascoste in un 'pasticcio'"), per la successiva consegna all’interno della Casa circondariale (in un caso "destinata al detenuto Sebastiano Chiarenza, ricevendo quale contropartita il corrispettivo di 450 euro"), anche grazie al contributo inconsapevole di ignari corrieri.

Un'organizzazione a cui certamente non mancava l'inventiva pur di portare a termine il proprio disegno criminale.

Gli stratagemmi per superare i controlli erano infatti molteplici e fantasiosi.

In un episodio di marzo 2023, la 42enne Simona Costa è accusata di aver consegnato a R. N., su indicazione del compagno Francesco Esposito e del detenuto Sebastiano Chiarenza "28.24 grammi di hashish suddivisi in 17 involucri e 5,85 grammi di crack suddivisi in 6 involucri, occultati all'interno di dodici teglie di lasagne, affinché quest'ultima le introducesse all'interno della casa circondariale di Barcellona P. G.".

L'organizzazione criminale, avvalendosi anche di una base operativa nel comune di Barcellona P.G., avrebbe inoltre gestito, contestualmente, una fiorente e remunerativa attività di cessione all’ingrosso di stupefacente in favore di un altro gruppo criminale, gerarchicamente strutturato, che gravitava principalmente nel comune di Milazzo e che si era gradualmente sviluppata anche in comuni limitrofi. Anche in questo caso, la Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Messina, attraverso una minuziosa attività investigativa, è riuscita ad acclarare l’oggetto sociale di questa seconda associazione criminale, documentando, in poco più di sei mesi, puntualmente, numerosi episodi di acquisto all’ingrosso dello stupefacente, che veniva trasportato dal comune di Messina verso la riviera tirrenica e suddiviso tra i pusher del clan per il successivo smercio al dettaglio. A capo del gruppo criminale, secondo gli inquirenti, c'era il quarantenne Luigi Crescenti (che inizialmente si era associato anche a Francesco Esposito, successivamente ha poi creato una propria rete di collaboratori), che aveva il compito di organizzare il traffico, reperire la sostanza stupefacente sul mercato barcellonese e messinese, di curarne l'acquisto, il pagamento, il trasporto a Milazzo e a San Filippo del Mela, ma anche la preparazione e il confezionamento in dosi, fino alla successiva distribuzione sul mercato. Dell'organizzazione avrebbero fatto parte, in una prima fase, anche Simona Costa (compagna di Esposito), quale stabile fornitrice della sostanza stupefacente smerciata dal gruppo; Francesca Alacqua, con il compito di provvedere al rifornimento delle sostanze stupefacenti, all'attività di ricezione dei fornitori, all'attività di trasporto e custodia dello stupefacente e alla distribuzione agli acquirenti; Francesco Perroni, con il compito di provvedere al rifornimento dello stupefacente, alla ricezione dei fornitori, all'attività di trasporto e custodia dello stupefacente, alla preparazione e al confezionamento in dosi, fino alla distribuzione agli acquirenti; Salvatore Nania, con il compito di provvedere al rifornimento dello stupefacente, alla ricezione dei fornitori, al trasporto e custodia della droga, alla preparazione e. al confezionamento in dosi, fino alla distribuzione agli acquirenti, e infine Maria Rizzo, con il compito di provvedere al rifornimento dello stupefacente, alla ricezione dei fornitori, al trasporto e custodia dello stupefacente, alla distribuzione.

Le attività di indagine si sono avvalse del tradizionale ed irrinunciabile strumento investigativo delle intercettazioni, telefoniche ed ambientali; sovente sono stati operati, in maniera apparentemente occasionale, sia arresti di soggetti deputati al trasporto e alla consegna degli ingenti quantitativi di droga, sia sequestri in significative quantità, prima che si potesse alimentare il relativo mercato con i conseguenti illeciti profitti.

Rilevanti sono ritenuti i profitti economici che entrambi i sodalizi criminosi avrebbero maturato nel tempo e che sarebbero stati spesso impiegati per l’acquisto di gioielli o abiti di grandi firme o comunque per consentire ai sodali di mantenere uno stile di vita ampiamente superiore alle loro disponibilità economiche di origine lecita. Gli investigatori hanno, infatti, ricostruito puntualmente numerosi pagamenti di stupefacente che avvenivano sia a mezzo denaro contante sia con versamenti elettronici su diversi conti bancari nella disponibilità dei clan.