Inti-Illimani in concerto a Messina: dopo cinquant’anni è sempre ‘El pueblo unido’
Di Tonino Cafeo - Quando, quasi a fine concerto, sono partite le prime note del Pueblo unido, la dose di solennità è stata quella giusta e la reazione entusiasta e commossa del pubblico del Giardino Corallo - tutte e tutti in piedi a cantare, con parecchi pugni chiusi alzati - altrettanto da manuale.
Questa immagine dice molto del concerto che gli Inti Illimani insieme al cantautore toscano Giulio Wilson, hanno tenuto ieri sera a Messina al Giardino Corallo – a quarantotto anni dalla loro ultima esibizione in città - ma non è sufficiente per raccontare una serata che tutte e tutti coloro che hanno partecipato non dimenticheranno facilmente.
Al centro dello spettacolo il recente lavoro Agua, nato dall’incontro fra gli Inti Illimani e Giulio Wilson, classe 1983, con all’attivo diverse collaborazioni con artisti di lingua spagnola.
Un progetto musicale pensato a Firenze e registrato a Santiago del Cile, in cui le sonorità tradizionali della musica andina si sono mescolate con l’ispirazione e la ricerca del cantautorato indipendente italiano affiancando alle tematiche del gruppo storico uno sguardo aperto e appassionato sui problemi del presente: Il riscaldamento globale, la desertificazione di vasti territori, la carenza d’acqua, il ritorno della guerra.
La scaletta presentata a Messina ha alternato in maniera sapiente classici che hanno toccato le corde della memoria e della nostalgia, come Lo que mas quiero, Rin del Angelito, ElAparecido, Alturas e naturalmente El pueblo unido, e i brani di Agua, che hanno affascinato con parole e suoni inediti il pubblico del ventunesimo secolo.
L’insieme è risultato armonico ed equilibrato, lontano da qualsiasi tentazione passatista, unendo le diverse generazioni all’insegna di un impegno civile e politico rinnovato ma con salde radici nella storia.
Gli Inti Illimani che hanno generosamente suonato per più di due ore davanti a un pubblico di fan di tutte le età, infatti, sono e non sono lo storico gruppo che ha portato la canzone popolare cilena in tutto il mondo per cinquant’anni. Al nucleo storico rappresentato dai fratelli Jorge e Marcelo Coulòn si sono affiancati diversi giovani musicisti dando vita a un brand, alla maniera degli italiani Nomadi, che miscela sapientemente tradizione e innovazione senza stonature.
Così il ricordo del Presidente socialista Salvador Allende ucciso dai soldati del generale Pinochet durante il golpe dell’11 settembre del 1973, o di esponenti di primo piano della canzone d’autore come Victor Jara , anche lui vittima dei militari o Violeta Parra o ancora la nostra Giovanna Marini, ha accompagnato spettatrici e spettatori in un viaggio dentro le contraddizioni del presente – dalla guerra di Gaza allo scempio del ponte sullo stretto di Messina , più volte esorcizzato da Jorge Coulòn - evocando attraverso la forza della musica la possibilità sempre attuale di costruire un futuro più umano.
La Messina che il 24 aprile del 1976 affollava l’ex Gil per la festa dell’Unità e quella odierna che subisce mugugnando la carenza d’acqua e però poi va alle manifestazioni contro il ponte, tutto sommato madre e figlia, grazie agli Inti Illimani e a Giulio Wilson si sono ritrovate unite dagli stessi sentimenti e dalle stesse emozioni.