“Nemo Sud”, il Riesame di Messina conferma i primi sequestri
Nuovi sviluppi per l’inchiesta sulla convenzione tra il Policlinico di Messina e il centro clinico di riabilitazione neurologica Nemo Sud, secondo la Procura “fuorilegge” e nonostante tutto perpetuata dal 2012 fino al 2021. I giudici del Riesame hanno depositato i vari provvedimenti con cui confermano i sequestri di beni per alcuni degli indagati, a suo tempo richiesti dalla Procura e accordati dal gip. Si tratta per il momento delle posizioni dei due ex manager sanitari del Policlinico Giuseppe Pecoraro e Marco Restuccia.
Al centro di questa inchiesta della Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato c’è la convenzione tra l’ospedale peloritano e il Nemo Sud, che secondo quanto è stato ricostruito dai carabinieri per l’indagine gestita dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dall’allora sostituta della Dda Rosanna Casabona, oggi procuratrice a Caltagirone, era non “coperta” dalla normativa di riferimento sin dalla sua sottoscrizione, avvenuta nel 2012. Questo perché la struttura privata mancava di autorizzazione e accreditamento dal punto di vista delle norme sanitarie in vigore in Sicilia in quel momento storico.
Nell’inchiesta sono indagati, a vario titolo per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio: Alberto Fontana, ex presidente della Fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina); Giuseppe Laganga Senzio, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese; Mario Giovanni Melazzini, anche lui ex presidente della Fondazione Aurora onlus; Giuseppe Pecoraro, ex commissario straordinario del Policlinico; Paolina Reitano, ex direttrice sanitaria del Policlinico; Marco Restuccia, ex direttore generale del Policlinico; Giuseppe Vita, medico dirigente dell’Unità operativa di Neurologia del Policlinico; l’assessore regionale alla Sanità Giovanna Volo, non nella sua qualifica attuale ma come ex direttore sanitario dell’ospedale universitario messinese; e infine Michele Vullo, ex direttore amministrativo del Policlinico.
Per tutti e nove gli indagati a suo tempo la gip ha disposto il sequestro preventivo per 11 milioni di euro, una somma pari ai fondi pubblici che sarebbero stati distratti. In dettaglio per Vita fino a 20 mila euro con l’ipotesi di corruzione; per Melazzini, Pecoraro, Vullo, Reitano fino a 2 milioni e 271 mila euro con l’ipotesi di peculato; per Melazzini, Restuccia, Laganga Senzio, Volo fino a 2 milioni e 433 mila euro con l’ipotesi di peculato; per Fontana, Vullo, Laganza Senzio e Reitano fino a 6 milioni e 251 mila euro con l’ipotesi di peculato.