Messina, la GdF sequestra un milione ad un affiliato alla cosca dei Batanesi attiva sui Nebrodi
La Distrettuale antimafia l’ha sempre considerato come il referente per Montalbano Elicona del gruppo mafioso tortoriciano dei Batanesi.
Si tratta del 65enne tortoriciano Gino Calcò Labruzzo, fratello di Salvatore, che ha subito un sequestro di beni quantificato in un milione di euro.
Il decreto, siglato dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Messina, il collegio era presieduto dal giudice Domenico Armaleo, e richiesto proprio dai magistrati della Distrettuale antimafia di Messina, il gruppo di lavoro coordinato dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, è stato concretamente eseguito nella giornata di ieri dai militari della Guardia di Finanza. Un provvedimento che è stato esteso dai giudici anche ai familiari di Calcò Labruzzo, i cosiddetti “terzi intervenienti”.
Sono state soprattutto valorizzate le conoscenze investigative di due indagini, la “Terra mia”, risalente al 2018, e, soprattutto, la maxi operazione “Nebrodi”, che nel gennaio del 2020 ha consentito di delineare i contorni di una complessa organizzazione criminale mafiosa con due articolazioni, da un lato i tortoriciani e dall’altro i Batanesi e i Bontempo Scavo, denominata la mafia dei pascoli. Al centro le truffe agricole all’Agea e all’Unione Europea lungo i monti Nebrodi.
Scrivono tra l’altro i giudici della Prevenzione su Calcò Labruzzo, che «a giudizio del collegio, all’esito di questa sintesi delle emergenze processuali nel procedimento “Nebrodi”, il proposto può essere ritenuto pericoloso sia ai sensi dell’art. 4 lett. a) del D. Lgs. n. 159 del 2011, in quanto indiziato di appartenere ad associazione mafiosa, sia ai sensi della lettera i bis) della disposizione citata, in quanto indiziato del delitto di cui all'art. 640 bis c.p.. Il predetto, come bene risulta dal percorso motivazionale della sentenza di primo grado del Tribunale di Patti, era un soggetto in strettissimi rapporti con i “batanesi” e, in particolare, con il reggente il sodalizio Galati Giordano Vincenzo. Proprio in virtù di tali rapporti, oltre alla non indifferente circostanza di essere il fratello del ben più noto Salvatore, aveva usufruito dell'intervento della consorteria, offrendo in cambio il proprio supporto per consentire ai batanesi di estendere la propria sfera d’influenza mafiosa sui territori di Montalbano Elicona».