A 66 anni convocato al Centro per l’impiego di Messina che lo iscrive all’accompagnamento al lavoro. “Errore del sistema? Non ero mica l’unico”
Nella sequela di paradossi che accompagnano la riforma del Reddito di cittadinanza, questo ancora mancava. A raccontarlo - in un articolo di Franz Baraggino su Il fatto quotidiano - è S.A., classe 1958, residente a Messina, percettore del nuovo Assegno di inclusione e protagonista di una vicenda paradossale. Perché a sessantasei anni compiuti dovrà frequenterà i servizi per il lavoro, come se il mercato siciliano fosse lì a litigarsi gli over 60. Ma partiamo dall’inizio. Chi percepisce l’Assegno di inclusione (Adi) è obbligato a presentarsi presso i servizi socio sanitari entro 120 giorni dalla domanda. E siccome il tempo passava, il nostro ha pensato bene di insistere, preoccupato di perdere il sussidio. Convocato finalmente dai servizi, alla sua età non rimane altro obbligo se non quello di tornare regolarmente, ogni 90 giorni dice la norma, presso gli stessi sportelli. Non serve a nulla, ma la legge dice così e non prevede deroghe tanto che anche gli ultra novantenni si preparano al pellegrinaggio trimestrale. Così il sessantaseienne di Messina, che stando alle regole è escluso dai percorsi di inclusione.
Invece, dopo aver penato dietro ai servizi, a pochi giorni di distanza gli arriva un sms firmato Regione Sicilia. E’ la convocazione del Centro per l’impiego che lo invita a presentarsi perché, si sa, non si può mica stare sul divano.
“S.A. è convocato presso CPI MESSINA per attività obbligatorie di orientamento/avviamento politiche attive del lavoro relative al programma GOL”. E’ l’acronimo di Garanzia di occupabilità dei lavoratori, il programma finanziato coi fondi europei del Pnrr per riqualificare i disoccupati, al quale si possono iscrivere persone tra i 18 e i 65 anni. Non 66. Ma il nostro non lo sa e, pure con mille dubbi, nel giorno indicato si presenta. Al centro sgranano gli occhi perché nella lista dei convocati il suo nome nemmeno compare. Così esibisce l’sms e a quel punto gli indicano l’ufficio numero 12. Qui, mal comune, trova un suo coetaneo, pure lui beneficiario dell’Assegno di inclusione e convocato via sms.
Il funzionario del centro si complimenta per la laurea di S.A.: “Addirittura vecchio ordinamento, lei è più formato di me”. Ok, ma perché sono stati convocati a sessantasei anni? Un errore? Probabile, ma non è la prima volta, raccontano quelli del centro. E poi, “se volete potete dissociarvi“. Ma senza regole certe, i due vogliono sentirsi dire che non perderanno il sussidio. E questo all’ufficio 12 nessuno sente di garantirlo. “Allora sentite – gli fanno – meglio che vi associate”. Così, quello che con tutta probabilità è solo l’ennesimo errore della piattaforma varata in fretta e furia dalla ministra del Lavoro Marina Calderone, si trasforma in un pasticcio. Per avviare i due a qualche politica attiva, l’iscrizione a Gol prevede la loro profilazione (assesment) e l’inserimento in uno dei quattro gruppi divisi in base alla distanza dal mercato del lavoro. Alla fine si decide per il secondo gruppo, che prevede addirittura la formazione finalizzata alla riqualificazione professionale e all’inserimento lavorativo.
Consapevoli del paradosso anagrafico, al centro promettono di indirizzarli a un’Agenzia per il lavoro accreditata dove potranno cavarsela con le 18 ore di accompagnamento al lavoro. Anche perché, è il caso di ricordarlo, in Sicilia i corsi di formazione Gol per lo più devono ancora partire. Ma anche l’accompagnamento al lavoro, dalla preparazione del curriculum alla simulazione di colloqui, ha un costo e le 18 ore andranno pagate, 100 euro lordi l’ora all’incirca, coi fondi europei del Pnrr. E rendicontate alla Commissione Ue che potrebbe ben domandarsi perché si è deciso di erogare servizi a due 66enni. Chi spiegherà che la riforma ha complicato le cose al punto che nei centri per l’impiego nessuno si prende la responsabilità di mettere in discussione il sistema? “Non volevano rischiare che perdessimo il sussidio e hanno preferito lasciare le cose come stavano“, ragiona il nostro, che a breve sarà convocato dall’Agenzia accreditata. Certo, il centro per l’impiego avrebbe potuto e dovuto contattare i servizi sociali e magari la Regione, ma non sempre avviene come questa storia dimostra. Intanto, lo ha scritto il Fatto, governo e regioni stanno ancora definendo il significato di “beneficiario” di Gol. Il tempo stringe e siamo decisamente indietro rispetto agli obiettivi da cui dipendono i fondi del Pnrr. Nella fretta di fare numeri, chissà che anche qualche 66enne non aiuti la causa. Tanto paga Pantalone.