I NOMI – ROLEX E MAZZETTE, ARRESTATO MAURIZIO CROCE: “MAZZETTE PER PAGARSI LA CAMPAGNA ELETTORALE”. MISURE CAUTELARI ANCHE PER CARMELO VAZZANA E GIUSEPPE CAPIZZI (8 IN TUTTO GLI INDAGATI)
Rolex, lavori edili gratis e mazzette. Svelato un sistema corruttivo attorno ai cantieri contro i dissesto idrogeologico nel Messinese. Tre misure cautelari eseguite dai finanzieri del Comando provinciale di Messina. Sono finiti agli arresti domiciliari l'ex assessore regionale nel governo Crocetta ed ex candidato a sindaco di Messina Maurizio Croce, 53 anni (foto) e il direttore generale dell’Arpa Sicilia Francesco Carmelo Vazzana (foto), 57 anni, mentre l'interdittiva della capacità di contrarre con la Pubblica amministrazione ha raggiunto Giuseppe Capizzi, 35 anni, anche sindaco di Maletto, in provincia di Catania, per una serie di fatti corruttivi concernenti l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti, promossi dal commissario di governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia Maurizio Croce. Nipote dell’ex procuratore di Messina, Luigi Croce, cugino di Ferdinando Croce, appena nominato manager dell’Asp di Trapani dal governo di Renato Schifani, Maurizio Croce è accusato di corruzione e finanziamento illecito. Risultano altri 8 indagati nell’indagine della Guardia di Finanza di Messina, coordinata dai pm Antonio Carchietti e Liliana Todaro, della procura guidata dal neo procuratore Antonio D’Amato.
Di seguito il comunicato della Guardia di Finanza:
In data odierna, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre persone (l'ex candidato a sindaco Maurizio Croce, Carmelo Vazzana e Giuseppe Capizzi), indagati, a vario titolo, per una serie di fatti corruttivi concernenti l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti, promossi dal Commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia.
L’indagine scaturiva dal controllo disposto dal Prefetto di Messina, eseguito dal Gruppo Interforze, ai sensi dell’art. 93, Testo Unico Antimafia del 2011 (strumento di prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso negli appalti pubblici), presso il cantiere dei lavori di “riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Cataratti–Bisconte e opere varie nel Comune di Messina”.
In tale contesto, veniva in evidenza il ruolo di Giuseppe Capizzi, gestore e rappresentante di fatto dell’impresa esecutrice (si tratta del Consorzio Stabili Costruttori e la Scs Costruzione Edili) cui risultava affidato il cantiere; soggetto che, da ulteriori accertamenti, risultava essere già stato indagato per traffico di influenze illecite, aggravata dal metodo e dalla finalità mafiosi, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro alcuni anni orsono.
Sulla base di quanto inizialmente emerso, la componente Guardia di Finanza del citato gruppo interforze aveva avviato ulteriori approfondimenti investigativi, al fine di esaminare le modalità di gestione dell’appalto pubblico. Venivano, conseguentemente, approfondite le investigazioni, anche di natura tecnica, sotto la direzione ed il coordinamento della Procura di Messina, che, immediatamente, facevano emergere il coinvolgimento di componenti della stazione appaltante, pubblici ufficiali, in accordi illeciti con il gestore dell’impresa esecutrice dei lavori.
In dettaglio, gli accertamenti di polizia giudiziaria consentivano di disvelare l’esistenza di un rapporto privilegiato, consolidatosi nel tempo, tra Croce, al vertice della struttura commissariale e il rappresentante legale dell’impresa esecutrice dei lavori. Quest’ultimo, infatti, al fine di ottenere una più favorevole e celere gestione delle fasi esecutive dell’appalto, ovvero di garantirsi future commesse pubbliche, in accordo con il vertice della struttura commissariale, prometteva ed erogava utilità varie ai funzionari incaricati di sovrintendere all’opera e, segnatamente, sia al direttore dei lavori che al funzionario incaricato di validare i lavori svolti. Concretamente, le utilità consistevano nell’effettuazione di lavori edili presso abitazioni private risultate nella disponibilità dei medesimi funzionari pubblici, per importi complessivi quantificati in circa 80 mila euro; nonché, nel caso del funzionario impiegato direttamente presso la Struttura Commissariale, nel pagamento di tasse universitarie, per un corso di laurea che il medesimo funzionario intendeva frequentare, per un valore di oltre 7 mila euro.
Inoltre, Maurizio Croce, candidato per il Centrodestra a sindaco di Messina nel 2022 (e attualmente consigliere comunale a Palazzo Zanca), avrebbe ricevuto dall’imprenditore (destinatario delle misura interdittiva di contrarre attività di impresa con la pubblica amministrazione), per il tramite di un fidato intermediario, benefici economici sotto forma di finanziamenti, illeciti, della campagna elettorale, per oltre 60 mila euro.
In questo senso, al fine di scongiurare il rischio della ricostruzione della provenienza dei finanziamenti, l’imprenditore, attraverso un meccanismo di fatturazione per operazioni inesistenti, solo formalmente, intestate alla contabilità dell’appalto pubblico, aveva costituito la provvista finanziaria in capo ai responsabili di ulteriori imprese, con cui aveva ordinari rapporti economici, affidando loro il compito di effettuare i pagamenti a sostegno della campagna elettorale. Da qui la contestazione provvisoria, mossa agli indagati, anche del delitto di illecito finanziamento ai partiti, di cui alla legge 195 del 1974, essendo emerso che i contributi venivano corrisposti, senza che degli stessi vi fosse traccia nelle deliberazioni sociali e nei bilanci delle ditte private coinvolte.
Queste condotte, inoltre, chiarivano la volontà dell’imprenditore di tentare di reperire le risorse utili alla conclusione degli accordi corruttivi, facendole pesare direttamente e indebitamente sui costi dell’appalto pubblico, di cui era affidatario.
Ancora, si documentava come il rappresentante di fatto della società affidataria dell’appalto avesse acquistato un orologio Rolex Daytona del valore di oltre 20 mila euro in favore di Carmelo Vazzana, persona che intermediava le dazioni illecite a favore della campagna elettorale ed effettuava, sempre a beneficio di quest’ultimo, lavori di ristrutturazione presso un noto negozio di abbigliamento sito in Messina, per un valore di oltre 30 mila euro; e ciò al fine di remunarne l’illecito compito.
Da ultimo, sempre su richiesta del vertice della struttura commissariale, e, in questo specifico caso, con l’intermediazione di un diverso soggetto privato legato da rapporti di fiducia al Commissario, la società appaltatrice effettuava importanti lavori di messa in sicurezza presso una rinomata struttura ricettiva privata, per un importo di quasi 100 mila euro.
In conseguenza dei molteplici illeciti attribuiti al rappresentante legale della società affidataria dell’appalto pubblico, sono stati altresì contestati alla stessa compagine privata gli illeciti di cui al decreto legislativo 231 del 2001 (Responsabilità amministrativa dell’impresa derivante dalla commissione di reati dei propri amministratori o dipendenti).
Nel corso delle indagini, inoltre, una mirata attività di perquisizione delegata dalla Procura della Repubblica haimpedito la consumazione di due distinte fattispecie di truffa:
Sono in corso di esecuzione, contestualmente, sequestri pari al profitto dei vari reati ascritti agli indagati, per l’importo complessivo pari a oltre 230 mila euro (comprensivi del valore dell’orologio oggetto di indebita regalia).
Lo scorso mese Croce e Vazzana erano stati assolti dall’accusa mossa dalla Corte dei conti, in appello, per un presunto danno erariale di 462 mila euro per la nomina di Vazzana da parte di Croce a direttore generale dell’Arpa Sicilia nel 2014, nomina poi dichiarata illegittima.