Europee, da De Luca e Castelli sfida aperta a Salvini. Bossi è con noi
I barbari scendono al Meridione. Sud ha chiamato, Nord ha risposto. All'appello di Cateno De Luca per un listone in corsa alle europee aderisce Roberto Castelli, l'ex ministro leghista da tempo in rotta con Matteo Salvini. «Sono un barbaro - dice lui, che ha fondato il Partito popolare del nord - il segretario ha tradito i nostri ideali e ha fatto della Lega un partito centralista». La strana coppia: De Luca da Fiumedinisi, Messina, e Castelli da Lecco. «Noi siamo il nord della Sicilia», sorride il sindaco di Taormina.
Come tutte le storie d'amore anche questa ha una scintilla, l'8 luglio 2023. «L'anno scorso facciamo una festa a Ponte sul Mincio e De Luca irrompe con una folta delegazione di seguaci, adepti - racconta Castelli - mi parla di autonomia e intravediamo un cammino di tutte le regioni italiane. Siamo rimasti affascinati».
Eccoli qui, col simbolo elettorale in mano. Due piccoli tondi: «De Luca sindaco d'Italia. Sud chiama Nord» su quello in alto; «Partito popolare del nord autonomia e libertà» in basso. Uniti in un cerchio più grande, bianco e blu con scritto «Libertà». Esentati con un emendamento al decreto elezioni dal dover raccogliere le firme, grazie a un piccolo favore di FdI.
Stai a vedere che il partito di Giorgia Meloni vuol fare uno sgambetto a Salvini, andando in soccorso di chi lo sfida apertamente. «Non siamo stati graziati - obietta De Luca - è stata ripristinata la legalità. Io non sono andato come un questuante dalla premier». Laura Castelli, ex vice ministra dell'Economia coi Cinquestelle e oggi presidente di Sud chiama Nord, è più schietta: «Noi abbiamo lottato, altri sono rimasti fregati». Che ci fanno insieme il politico che protestò in mutande all'Ars siciliana e il Guardasigilli dei governi Berlusconi? Loro lo raccontano con la letteratura e l'astrologia. «Non sta nascendo un nuovo partito - assicura Castelli - siamo uniti per la libertà. Oggi è il compleanno di Alessandro Manzoni, quindi dico che questo matrimonio s'ha da fare. E poi vissero felici e contenti». De Luca guarda alle stelle. «Si sta avverando una profezia», gongola con voce arrotata: «Io volevo incontrare Bossi, il 22 settembre arrivo a Gemonio. Ero curioso. Volevo sentire da lui cosa ne pensava della deriva centralista della Lega. Era contento di incontrarmi perché la sua visione della Lega non è quella attuale. Mi ha detto: “Ora sta partendo dalla Sicilia la mia vera idea autonomista"». Insomma, lasciano intende, hanno la benedizione del senatur. «Bossi è un deputato della Lega, avrà piacere a vedere che la parola nord è con noi. Gli chiederò il voto, poi certo c'è il segreto dell'urna - ghigna Castelli - dico ai tantissimi leghisti delusi che soltanto nel nostro simbolo ci sarà scritto “nord”».
La Lega salviniana quella parola l'ha abbandonata da tempo. «Io vivo a un chilometro da Pontida - spiega Castelli - lo sconcerto tra i militanti è assoluto. Salvini dal Papeete in poi sta rotolando giù. Ho vinto dei sondaggi che danno la Lega all'8% alle europee, ma se lui fa il capolista scendono al 6,5. Non credo sia così stolto da farlo». Lui, Roberto Castelli, invece sarà capolista al nord-ovest. Chi altri correrà? «Saremo tutti in campo», dice De Luca. Mentre Laura Castelli, rivela: «Il mio telefono squilla molto, sono tanti colleghi ex Lega. Vedremo, parleremo. Le persone intelligenti sono bene accolte».
Appuntamento, intanto, sabato 6 aprile in piazza Santi Apostoli a Roma, per la presentazione pubblica del listone. Ma non è che tra un mese litigano e si separano come Renzi e Calenda? «Io sono una persona seria - risponde l'ex ministro - e conoscendolo ho capito che anche Cateno è una persona seria». Firma del simbolo, foto di rito. Sorrisi. De Luca corre verso le telecamere per le interviste. In sala stampa resta solo Castelli. Sospira: «Alea iacta est».