“Sogno di attraversare lo Stretto di Messina a nuoto”. Bologna, impiantato pacemaker che controlla il Parkinson. ‘Inizio di una nuova era’
Il Bellaria traccia la strada per la cura del Parkinson. Da gennaio l’Irccs Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, già da più di vent’anni punto di riferimento per la neurostimolazione profonda, è diventato anche Centro pilota a livello nazionale per l’impianto di un’innovativa tecnologia di ultimissima generazione.
Come funziona il dispositivo
Su un paziente di 66 anni è stato inserito nel petto un sofisticato dispositivo, una sorta di pacemaker collegato a due elettrodi posizionati nei nuclei cerebrali profondi: non solo invia gli stimoli elettrici a determinate zone del cervello ma registra anche in tempo reale l’attività motoria, così da ottimizzare la terapia impostata. Peculiarità del dispositivo è la durata maggiore, grazie a un sistema di ricarica bluetooth esterno per cui può essere usato in totale autonomia dal paziente, senza quindi doversi sottoporre a ulteriori interventi per la sostituzione della batteria. «E’ l’inizio di una nuova era», sottolinea il professor Pietro Cortelli,direttore operativo dell’Ircss e del Centro Disordine del Movimento (Uoc Neuromet), che segue ogni anno 3500 malati, di cui il 20% da fuori regione. Il primo intervento chirurgico in Italia per l’impianto di questo stimolatore innovativo ha visto protagonista Gabriele Selmi, pensionato di Castelfranco Emilia, ex-direttore di banca, al quale otto anni fa è stata diagnosticata la malattia, che ha cercato di contrastare con i farmaci e facendo attività sportiva. Poi, quaranta giorni fa si è sottoposto all’intervento che come lui stesso ammette «mi ha cambiato la vita. Avevo un tremore consistente al braccio destro per tutto il giorno ed era abbastanza invalidante; ora non ce l’ho praticamente più. Riprenderò presto ad andare in piscina e a fare ginnastica».
Chi può accedere
La stimolazione infatti va a bloccare i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti. All’Irccs del Bellaria, il team multidisciplinare composto da neurologi, neuroradiologi, fisiatri, logopedisti, neuropsicologi, ingegneri esperti di analisi della marcia, neurochirurghi e anestesisti dedicati alla neurostimolazione, grazie all’innovazione tecnologica, offrono ai malati di Parkinson terapie sempre più personalizzate. Non tutti però possono essere candidati a questo tipo di interventi (circa il 5%): vengono scelti «pazienti abbastanza giovani, devono essere cognitivamente integri, in uno stadio di malattia non particolarmente avanzato, controllata con i farmaci - spiega il neurochirurgo Alfredo Conti - La stimolazione consente dei grandi benefici, non solo in termini di risoluzione o alleviamento dei sintomi, ma anche la possibilità di ridurre in maniera significativa, circa del 50%, la quantità di farmaci da assumere nel corso della giornata, così da evitare i gravi effetti collaterali che sono il vero limite del trattamento farmacologico del morbo di Parkinson».
Gli interventi in programma
Un intervento quindi che «può cambiare la vita del paziente in maniera straordinaria, si possono ottenere grandi risultati». Tanto che si lascia spazio ai sogni. Come quello del signor Selmi di riuscire ad attraversare lo Stretto di Messina a nuoto nella “Swim for Parkinson” organizzata ogni anno dalla Fondazione Limpe: «Sarebbe un punto di arrivo incredibile, vedremo se ce la farò», confida. Intanto al Bellaria sono già programmati altri interventi di impianto di questi dispositivi di ultima generazione, almeno 3-4 al mese, con l’obiettivo nel corso del tempo, di rendere la stimolazione “adattiva” alle esigenze del paziente, in grado cioè di autoregolarsi.