Ha suscitato dure prese di posizione la votazione al Csm per la nomina del nuovo procuratore capo di Messina. Le note di Area e di 4 consiglieri Csm
"Il plenum ha deliberato la nomina del procuratore della Repubblica di Messina. Si contrapponevano due proposte: una in favore del dott. Antonio D’Amato (risultata poi vincitrice) e l’altra in favore del dott.ssa Rosa Raffa" scrivono Marco Bisogni, Roberto D’Auria, Michele Forziati e Antonino Laganà.
"La prima proposta - continuano - è stata sostenuta (e poi votata in plenum) dai consiglieri del gruppo MI, dai laici di centro destra (oltre che da Ernesto Carbone) e dalla Presidente Cassano. Noi quattro (unitamente ai consiglieri Mirenda, Fontana, Miele ai colleghi di AREA e al consigliere laico Papa) abbiamo votato in favore della collega Raffa.
I due profili professionali – entrambi meritevoli – non avrebbero tuttavia dovuto lasciare dubbi sul voto da esprimere.
Il dott. D’Amato ha svolto la sua carriera in gran parte negli uffici campani e vanta una lunga esperienza fuori ruolo, da ultimo, fino al gennaio 2023, come consigliere eletto con il gruppo di MI nell’ambito delle elezioni suppletive per il CSM. Ha una sola esperienza semidirettiva in un ufficio non distrettuale e ha operato come sostituto DDA per poco meno di sette anni.
La collega RAFFA opera da sempre nella giurisdizione in Sicilia, come sostituto prima e successivamente come procuratore della Repubblica di Patti e procuratore aggiunto di Messina. Ha speso ben 16 anni occupandosi di indagini DDA sul territorio messinese (come sostituto e come aggiunto) ed è l’attuale reggente dell’ufficio.
Tre le due alternative la dott.ssa RAFFA ci è parsa quella più rispondente alla nostra idea di dirigente, al servizio degli uffici e impegnata con continuità nella giurisdizione e nel contrasto alle mafie. Ci pare poi significativo evidenziare come la pubblicazione della vacanza della procura di Messina sia avvenuta nel dicembre 2022 mentre il collega D’Amato era ancora al CSM.
L’attuale assetto normativo voluto dalla riforma Cartabia, poi, impedirebbe ai consiglieri eletti di presentare domande per incarichi semidirettive e direttivi per quattro anni dalla cessazione dell’incarico e – come si ricorderà – la legittimazione alla presentazione di domande per incarichi apicali da parte dei componenti del CSM è stata oggetto di particolare attenzione nell’ambito nella scorsa legislatura, tanto che molti ex consiglieri (tra questi non vi era il collega D’Amato) avevano assunto il seguente impegno formale “in un’ottica di responsabilità e con l’intenzione di contribuire a ristabilire un clima di fiducia nella magistratura e nel suo organo di governo autonomo manifesto l’intenzione di autovincolarmi alla disciplina sul rientro in ruolo vigente prima della riforma attuata dalla legge 205 del 2017 e cioè alla disciplina di cui al previgente art. 30 co. 2 del dpr 916 del 1958 il quale prevedeva che “prima che sia trascorso un anno dal giorno in cui ha cessato di far parte del CSM, il magistrato non può essere nominato ad ufficio direttivo o semidirettivo diverso da quello eventualmente ricoperto prima dell’elezione o nuovamente collocato fuori del ruolo organico per lo svolgimento di funzioni diverse da quelle giudiziarie ordinarie”. Ci impegniamo altresì a non presentare domanda per ufficio direttivo o semidirettivo per lo stesso periodo”.
Ecco invece la nota di Area sulla votazione: "Ieri il Csm ha deliberato due nomine che ci sembrano davvero inconciliabili con la disciplina del testo unico sulla dirigenza giudiziaria. A Roma, per il posto di presidente del tribunale di sorveglianza di Roma, la dott.ssa Marina Finiti, giudice (già presidente di sezione) del tribunale di Roma, è stata preferita (19 voti contro 11) alla dott.ssa Vittoria Stefanelli, magistrato del tribunale di sorveglianza di Roma, già vicaria e, attualmente, presidente facente funzioni. A Messina, per il posto di procuratore della Repubblica, il dott. Antonio D’Amato, procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, è stato preferito (15 voti contro 14) alla dott.ssa Rosa Raffa, procuratrice aggiunta presso la procura stessa di Messina, già vicaria e, attualmente, procuratrice facente funzioni.
In entrambe le votazioni la delibera vincente è stata sostenuta dai consiglieri di Magistratura Indipendente con il sostegno compatto dei laici di centrodestra e di Italia viva e col voto della Prima Presidente.
I consiglieri di Unicost hanno votato la dott.ssa Finiti per il tribunale di sorveglianza di Roma e la dott.ssa Raffa per la procura di Messina. Tanto il dott. D’Amato quanto la dott.ssa Finiti sono magistrati con curricula di rilievo. Ma non possiamo non sottolineare, per quanto riguarda il tribunale di sorveglianza di Roma, che il testo unico (art. 19) detta indicatori specifici per gli uffici specializzati nei settori dei minori e della sorveglianza (durata dell’esperienza nel settore specializzato nel quindicennio anteriore alla vacanza e pregressi o attuali incarichi direttivi nel medesimo settore). La dott.ssa Stefanelli possedeva (ampiamente) entrambi tali indicatori specifici; la dott.ssa Finiti, nessuno dei due.
Quanto alla scelta del procuratore di Messina (che è procura distrettuale), sinceramente non riusciamo a capire come possa essere preferito un collega che svolge le funzioni di aggiunto in una procura circondariale (dove è rientrato, al termine del proprio mandato consiliare, da meno di un anno) a una collega che è aggiunto in una procura distrettuale, che, in più, in quell’ufficio – lo stesso messo a concorso! – era vicaria; che, in più, lo stesso ufficio dirige oggi quale facente funzioni; che, in più, ha una pregressa esperienza direttiva di otto anni come procuratore di Patti; che, in più, opera da trent’anni nel contrasto alla criminalità della Sicilia orientale. Viene in mente Blaise Pascal: forse il Csm ha le sue ragioni, che la ragione non conosce".