Ponte sullo Stretto, la Cgil all’attacco: “Continua l’opera di distrazione di massa dai problemi reali”
Dopo la Cisl, anche la Cgil è tornata a parlare del Ponte sullo Stretto. Il segretario generale di Cgil Messina, Pietro Patti, è passato all’attacco: “Continua l’opera di distrazione di massa dai problemi reali da parte di certa politica appoggiata da alcune (poche oserei dire) forze sociali del nostro territorio. Si continua a discutere della mega opera come unico elemento di sviluppo e volano della nostra economia senza accorgersi (volutamente?) che ormai, nel 2024, parlare di Ponte è diventato anacronistico”.
“Sprecati 400 milioni di euro in opere mai ultimate”
La Cgil Messina ha poi osservato come dallo stesso sito della Regione Siciliana emerge che le opere incompiute in Sicilia sono quasi 140 e Messina detiene il triste primato di questa classifica con 36 lavori mai ultimati, sebbene rappresentino opere necessarie e utili alla collettività che avrebbero un impatto positivo e reale sulla condizione di vita e di lavoro dei cittadini e delle cittadine. “Per queste opere – evidenzia il sindacato – si sono già sprecati più di 400 milioni di euro e ce ne vorrebbero quasi 300 per il loro completamento, bazzecole rispetto ai fantamiliardi del Ponte. Parliamo di 250 alloggi per l’istituto autonomo case popolari di Messina, di costruzione o ammodernamento della rete fognaria per alcuni comuni della provincia, di impianti sportivi e di strade di collegamento interno per i piccoli comuni della provincia e delle aree interne”.
Pietro Patti insiste: “Una città che non riesce a completare un’opera strategica come quella del porto di Tremestieri che decongestionerebbe il traffico cittadino o che non riesce a ultimare i lavori del viadotto Ritiro, diventata ormai la barzelletta d’Italia, o che non riesce a tutelare e valorizzare i propri beni artistici e architettonico-culturali non può sempre inseguire la chimera del Ponte mentre tutto il resto rimane nell’eterno riposo delle incompiute. Oltre alla città degli eventi dovremmo diventare la città delle opportunità: per i giovani che vanno via, per le persone bisognose di cure che non trovano riscontro adeguato in una sanità che ormai è al collasso e che si vuole privatizzare, per le centinaia di famiglie sfrattate e senza casa, per un lavoro sempre più povero e precario, per un welfare sociale adeguato alle moltitudini di fragilità che investono il nostro territorio”.
E ancora: “Noi crediamo che lo sviluppo debba passare da una politica industriale seria che crei posti di lavoro certi e duraturi nel tempo. A breve si rischia una bomba sociale nell’area industriale di Milazzo se non si interviene subito sui siti produttivi più importanti della provincia e della Regione. Dall’ultimo report della Cgil Sicilia si evince come il governo nazionale abbia scippato alla nostra regione quasi 5 miliardi di euro nel silenzio assoluto di buona parte della politica, soprattutto quella di governo. Taglieranno quasi 100 scuole in due anni e di queste 11 solo nella nostra provincia e nessuno, tranne la nostra organizzazione sindacale, si è preoccupato delle sorti dei nostri alunni e del personale scolastico coinvolto. E mentre la nostra città si apprestava ad ammirare le luci natalizie e partecipare ai concerti non ci si è accorti che dalla finanziaria regionale non è arrivato un solo euro per Messina”.