Omicidio Mazzotti: avv. Fabio Repici, “Verità non si prescrive mai”
"La ricerca della verità e della giustizia non si prescrivono mai in un Paese civile". L'avvocato Fabio Repici, che assiste Vittorio, il fratello di Cristina Mazzotti, commenta così all'AGI la decisione della gup Angela Minerva di rinviare a giudizio Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e Giuseppe Morabito, accusati del sequestro e dell'omicidio della 18enne Cristina Mazzotti, la prima donna a essere rapita nel 1975 dall'Anonima sequestri calabrese nel Nord Italia. L'indagine è stata riaperta "48 anni dopo", ricorda il legale, grazie al libro 'I soldi della P2' scritto dallo stesso Repici assieme ad Antonella Beccaria e Mario Vaudano. Il pm Stefano Civardi ha riavviato le indagini nel 2020 sulla base della documentazione utilizzata per la stesura del libro che gli è stata consegnata da Repici. "Ringraziamo la Procura e in particolare il pm Civardi di avere creduto nella riapertura del caso" afferma il legale che ha portato avanti la sua battaglia affiancato dall'avvocato Ettore Zanoni che assiste Marina, la sorella di Cristina. Secondo la ricostruzione di Procura e Squadra Mobile, i quattro "con apporti causali distinti ma comunque convergenti in attuazione di un comune progetto criminoso" il primo luglio 1975 avrebbero rapito a scopo di estorsione Mazzotti a Eupilio, in provincia di Como, e poi l'avrebbero segregata in una buca a Castelletto Ticino per un mese "somministrandole dosi di tranquillanti ed eccitanti". Al padre della ragazza furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto. IL primi settembre del 1975 una telefonata annunciò che il corpo senza vita si trovava in una discarica a Galliate, vicino a Novara.