Omicidio Ylenia Bonavera, in Appello confermati i 18 anni di carcere per l’ex amica
L’atto finale del processo d’appello che si è concluso a Catania è stato la conferma integrale della condanna di primo grado: 18 anni di reclusione e 3 di misura di sicurezza. È quanto aveva chiesto il 4 ottobre scorso il procuratore generale Andrea Ursino per la 36enne Daniela Nicotra, accusata di aver ucciso l’amica 26enne messinese Ylenia Bonavera al culmine di una lite avvenuta a Catania nel 2020. La ferì gravemente e la donna morì in ospedale dopo due giorni d’agonia.
Già il 4 di ottobre avevano preso la parola anche i legali di parte civile per i familiari, le avvocate Rosy Spitale e Vittoria Santoro, mentre ieri mattina prima della camera di consiglio s’è registrata l’arringa del difensore della 36enne, l’avvocato Giovanni Chiara.
Il 9 dicembre 2020 la Bonavera venne trasportata al pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi di Catania da un conoscente, con una abbondante emorragia, in evidente stato di alterazione psicofisica e in grave pericolo di vita. Due giorni dopo il suo cuore cessò di battere, durante le concitate manovre rianimatorie. Fatale fu l’aggressione in strada, nel quartiere San Cristoforo, dove la polizia rinvenne evidenti tracce di sangue e una ciocca di capelli finti, riconducibili a una precedente lite. Gli investigatori, dopo aver ascoltato alcuni testimoni e visionato alcuni filmati, accertarono inequivocabilmente che la Nicotra aveva colpito con un coltello Ylenia, al culmine di una lite. La donna di origini catanesi confessò poi il delitto in Questura. Nel corso dell’indagine vennero anche denunciate per favoreggiamento alcune persone, che dopo i fatti avrebbero aiutato la Nicotra cercando di costruirle un alibi, riferendo falsamente alla polizia che quella sera non si trovavano lì, nel quartiere San Cristoforo.
Il gup di Catania, il 20 giugno del 2022, in primo grado, a conclusione del processo celebrato col rito abbreviato, ritenne sussistente nei confronti dell’imputata l’aggravante della “relazione affettiva con la vittima”. Il gup poi dispose una provvisionale (risarcimento immediato) di 30mila euro per la madre della giovane, oltre al risarcimento dei danni in un futuro processo civile; provvisionali e risarcimenti futuri furono decisi anche per il padre e i fratelli della vittima. L’accusa, la pm Michela Maresca, sempre in primo grado, nel marzo del 2022, chiese per la Nicotra la condanna a 20 anni e 2 mesi di reclusione.
Per l’accusa la vittima sarebbe deceduta per un’emorragia scaturita da una coltellata ricevuta alle spalle, che la Procura ritiene sia «stata inferta con forza e determinazione ai danni della vittima nel corso di una violenta lite, scaturita per ragioni sentimentali». Dopo i fatti la Nicotra si costituì alla polizia accompagnata dal suo legale di fiducia, l’avvocato Chiara, ammettendo di averla ferita con un coltello da cucina al culmine di una lite in strada, che era stata anche ripresa con dei cellulari da passanti. La Nicotra ha sempre sostenuto la tesi della legittima difesa, spiegando di essere stata ferita da Ylenia a un occhio, che le sanguinava, dopo che l’aveva rimproverata perché, a suo dire, era per l’ennesima volta in preda all’uso di droga e alcool. La vittima aveva in mano una bottiglia di birra con la quale, ha aggiunto a suo tempo l’imputata, avrebbe cercato di colpirla ancora e per questo avrebbe preso un coltello da cucina, che aveva in auto, e l’avrebbe usato per difendersi, e poi sarebbe andata via.
Nel 2017 l’altra vicenda.
Nel 2017, la povera Ylenia fu protagonista a Messina di un caso di cronaca che ebbe risonanza nazionale. Al rione Bordonaro, dove abitava, subì un aggressione sul pianerottolo di casa dal suo ex, che la cosparse di benzina e tentò di darle fuoco, riportando poi ustioni in varie parti del corpo. Si trattava del 25enne Alessio Mantineo, poi condannato a 10 anni di reclusione in appello. Nonostante tutto la Bonavera durante le indagini della polizia cambiò la versione iniziale dei fatti fornita agli inquirenti, dicendo di non aver riconosciuto l’aggressore, e poi durante il processo prese le sue difese, considerando quella dell’ex come una sorta di “prova d’amore”.
Bonavera, che si trovava in strada, a Catania, tra via Santa Maria delle Salette e via della Concordia, venne raggiunta da una coltellata all’altezza della spalla destra quando il diverbio con Nicotra sembrava ormai concluso. La vittima subito dopo venne accompagnata al Pronto soccorso da un’amica. In un primo momento alcune testate collegarono la morte a un’overdose di droga, ricostruzione non veritiera e smentita dall’autopsia.