L’Assemblea generale della CGIL esprime forte preoccupazione per quanto sta accadendo in questo momento in Israele e in Palestina
L’Assemblea generale della CGIL ha espresso in una nota una forte preoccupazione per quanto sta accadendo in questo momento in Israele e in Palestina.
“In coerenza con la nostra storia e come già fatto con la recente guerra in Ucraina e in altre regioni del mondo – scrivono i sindacalisti – condanniamo con forza ogni forma di terrorismo e di violenza contro la popolazione civile. L’attacco efferato di Hamas ha già provocato 1300 morti accertati, fra cui donne e bambini, il rapimento di quasi 200 civili e migliaia di feriti nel campo israeliano, e la reazione di Israele ha già provocato la morte di 3000 palestinesi, l’assedio totale della striscia di Gaza, mentre, ieri sera è giunta la notizia della morte di 500 tra sanitari e ricoverati nell’Ospedale anglicano di Gaza. Anche questa guerra si sta consumando, ancora una volta, sul corpo delle donne. Si tratta di un vero e proprio crimine che non ha nulla a che vedere con la causa palestinese, ma si aggiunge alla storia del terrorismo internazionale”.
“Siamo di fronte ad una escalation di violenza e di rischio di espansione del conflitto armato all’intera regione dove la popolazione civile, le democrazie e la costruzione di convivenza pacifica sono le vere vittime. Tutti devono attenersi al rispetto del diritto umanitario internazionale. Non si può imporre, come sta facendo il governo israeliano un assedio totale sottoponendo la popolazione palestinese della striscia di Gaza a bombardamenti continui, togliendo luce, acqua, cure sanitarie e cibo ad oltre due milioni di persone.
Se non si riesce a fermare questa ondata, non vi saranno frontiere e barriere al terrorismo e alla guerra. Dobbiamo esigere che i governi nazionali, l’Unione europea e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mettano in campo tutte le risorse necessarie per fermare le operazioni militari, per la liberazione degli ostaggi e per l’assistenza umanitaria alla popolazione civile, evitando un altro esodo e nuovi profughi che si andranno ad aggiungere a quelli che da 75 anni vivono nei campi profughi della regione”.
“Oggi l’unica bandiera che dobbiamo portare è la bandiera della pace. Occorre che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convochi una conferenza internazionale di pace per riconoscere lo Stato di Palestina come membro pieno dell’Assemblea delle Nazioni Unite, con confini certi, con piena sovranità e responsabilità, sulla base di quanto accordato tra le parti con gli Accordi di Oslo e riconosciuto dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite che dall’inizio del conflitto hanno impostato il quadro legale nella soluzione dei “due stati per i due popoli” con Gerusalemme capitale condivisa. Questa è la strada della pace, della convivenza tra i due popoli, della pacificazione del Medio Oriente. Non è più possibile lasciare una popolazione senza patria ed uno stato che continua ad espandere i propri insediamenti illegali, mentre crescono odio, violenza e terrore. Rinnoviamo il nostro impegno a costruire il dialogo ed il rispetto reciproco tra israeliani e palestinesi, soprattutto in questo difficile e doloroso momento, per dimostrare che la pace e la convivenza è ancora possibile ed è l’unica strada per la sicurezza comune.
Su queste basi e con questi contenuti l’Assemblea Generale Nazionale della CGIL dà mandato a tutte le strutture dell’organizzazione di costruire e promuovere iniziative sui territori, innanzitutto insieme ai soggetti con cui la CGIL ha sottoscritto il manifesto “Israele-Palestina: Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace””.