IL ‘CASO CUZZOCREA’: ‘SOLO E’ IL CORAGGIO’. A MESSINA E’ DI SCENA L’OMERTA’
Di Enrico Di Giacomo - Se non avete ancora compreso cos'è l'Università a Messina (e cos'è anche Messina), questo è il momento di farvene un'idea chiara e forse anche definitiva. Gli scandali all'interno dell'Ateneo Peloritano ci sono sempre stati (tra l'altro è destino che i Cuzzocrea non possano terminare un mandato nei tempi previsti...). Ma mentre negli anni del 'Caso Messina' (e anche prima) e delle inchieste sul rettore Tomasello trovavano ampio spazio indignazione, comunicati stampa, dirette televisive nazionali e conferenze stampa, oggi agli scandali nell'Unime (tra l'altro nati per sconfiggere un nemico e non per un alto processo di coscientizzazione, ma non pretendiamo troppo...) è seguito soltanto un indegno e omertoso silenzio. Come se all'interno dell'Ateneo ci fosse stato un'ordine di scuderia per studenti (e i loro rappresentanti di cartone, non tutti ma quasi tutti), professori (anche chi fuori dal contesto accademico sembra Che Guevara ma poi...), capi dipartimento, amministrativi, sindacalisti etc di non commentare liberamente i fatti di questi giorni che hanno coinvolto il rettore. Dentro e fuori. Avrete notato un preoccupante silenzio anche tra i partiti di qualunque area politica, di sindacati, associazioni e financo della defunta società civile (ma almeno lei è giustificata dal fatto che è morta da tempo). Tutti, o quasi, impegnati a dire la propria sui lavori stradali, sui murales, sui cordoli e le isole pedonali. Ma appena tenti di alzare l'asticella della discussione, chi perchè pavido, chi perchè non può avendo già da tempo venduto l'anima al diavolo, chi perché 'chi me lo fa fare', chi perchè 'sennò mi tagliano fuori dalla pubblicità e dai finanziamenti', cala un silenzio tombale. 'Solo è il coraggio', scrive Saviano. Il problema di Messina, se non l'avete ancora capito, non sono i Cuzzocrea di turno, che prima avevano un altro nome e che da domani ne avranno un altro ancora, ma tutto il materiale umano che gli gira intorno e che forma la comunità universitaria piuttosto che quella cittadina in tutte le sue manifestazioni. Nessuna esclusa. La verità è che ci dovremmo dimettere tutti da cittadini di questa meravigliosa città, liberarla per sempre. L'abbiamo tradita, presa in giro, usurpata. Abbiamo dimostrato, in fin dei conti, di non meritarcela.