La richiesta della difesa al processo in corso a Catania: «Prove carenti e illogiche. Assolvete Mario Ciancio»
Assoluzione per non avere commesso il fatto. È la richiesta formulata dal collegio di difesa a conclusione dell’arringa nel processo per concorso esterno all’associazione mafiosa all’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo che si celebra davanti al Tribunale di Catania.
I giudici hanno aggiornato il procedimento per il prossimo 17 novembre per eventuali repliche e la camera di consiglio. In aula ieri è intervento l’avvocato Carmelo Peluso che ha parlato di «quadro probatorio carente, basato per lo più su dichiarazioni infondate, intrinsecamente illogiche e spesso confliggenti».
Nel suo intervento, durato oltre quattro ore, il penalista ha illustrato le ragioni che «escludono la responsabilità dell’imputato nella gestione di alcuni importanti affari, che secondo l’accusa sarebbero stati infiltrati dalla mafia: il progetto Pua della Playa, l’outlet di Agira (Enna), il centro commerciale Porte di Catania e dei progetti per la realizzazione del parco commerciale Mito e di un villaggio per i militari americani in territorio di Lentini (Siracusa).
«In tutte queste iniziative - ha spiegato l’avvocato Peluso - l’interesse dell’editore Ciancio sarebbe stato solo quello di realizzare un utile dalla vendita di terreni di sua proprietà». «In mancanza di qualsiasi contributo funzionale al rafforzamento delle consorterie criminali», il difensore ha concluso chiedendo l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
La Procura, il 20 marzo scorso, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a 12 anni per Mario Ciancio Sanfilippo e la confisca dei beni che gli erano stati dissequestrati. Al centro del processo presunti rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra etnea. Ipotesi sempre contestata dall’imprenditore e dai suoi legali, gli avvocati Giulia Buongiorno, Francesco Colotti e Carmelo Peluso.