Studente morto a Messina, lo sfogo di un’insegnante: «Dimentichiamo cosa è davvero importante»
A Messina la morte di uno studente di 15 anni dell'istituto agrario Cuppari ha scosso tutta la città. E dopo i funerali, è arrivato lo sfogo di una docente di quella scuola, Rosaria Bottari, pubblicata sui social: «Un nostro studente è morto. La notizia improvvisa e inaspettata ci sconvolge tutti. Per i corridoi della scuola, nelle aule studenti e docenti condividono domande e dolore: perché? Docenti, personale ata, dirigenti si chiedono altro: ti abbiamo aiutato? Ti siamo stati vicini e utili? Ciascuno con echi diversi riflette. La mia riflessione: ti ho salutato per i corridoi ti ho chiesto come stavi? E la scuola? Le scuole, tutte, vivono e lavorano con i loro ragazzi, crescono ogni giorno con loro. Quello che vorremmo è accompagnarli fino all'ultimo giorno degli esami di quinto anno e vederli incominciare le loro strade esistenziali con sicurezza, serenità e amore per la vita col bagaglio emotivo e di conoscenze che abbiamo contribuito a costruire. Compito delicato e difficile, noi siamo in prima linea, a volte siamo insufficienti e incapaci».
Il messaggio sui social.
Lo sfogo poi diventa anche una denuncia: «Le risorse: scarse quelle pertinenti, tante quelle 'altre' e per nulla pertinenti. I sistemi di monitoraggio, invalsi, pcto, orientamento in entrata, in uscita e di ogni santo del paradiso, pon burocratici e ottusi, seminari per ogni scemenza a fronte di strumenti che davvero sarebbero di aiuto: più personale, più edifici, più supporto psicologico, laboratori stabili di attività socializzanti e creative. Una visione, diffusa presso le istituzioni europee e italiane, della scuola come una fabbrica che crea produttori e consumatori di basso profilo non aiuta, quando non ostacola, chi sta in prima linea, chi soffre, gioisce con i ragazzi. Ma noi si crede e si resiste. Siamo stati sufficienti, utili? Potevamo fare di più? Virgilio, i fiori del chiostro del Cuppari oggi sono per te. Noi ci siamo (insufficienti, inutili, inani) e ci saremo sempre».