Ardita: ”Abbiamo bisogno di un Csm non piegato alla politica e ai poteri interni”
In questi giorni è all’esame della commissione giustizia del Senato il ddl n.154 promosso dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin: il disegno di legge reca modifiche alle norme che presiedono all’elezione della componente togata del Consiglio superiore della magistratura (CSM), con la espressa finalità di contrastare le degenerazioni legate al fenomeno del “correntismo”. Come si precisa nella relazione la proposta in esame si propone, infatti “di spezzare il legame fra magistrato e correnti tramite l’introduzione, nel procedimento elettorale della componente togata del CSM, di un sistema che consenta la possibilità di candidarsi anche a quei magistrati non supportati dalla corrente maggiormente influente di turno: il sorteggio temperato”. Cioè tale meccanismo opererebbe nella fase iniziale del procedimento, relativa alla selezione delle candidature, mentre la successiva elezione dei candidati selezionati rimarrebbe affidata al voto espresso da tutti i magistrati, come prescritto dalla Costituzione. Il 1° giugno sono stati auditi i magistrati Piergiorgio Morosini, presidente del tribunale di Palermo il procuratore aggiunto di Catania e già componente del Consiglio Superiore della Magistratura Sebastiano Ardita nonché l’avvocato Paola Rubini, vice presidente dell’Unione delle Camere penali.
Piergiorgio Morosini: “Rivedere riforma del 2006”.
Per Morosini il disegno di legge proposto non pare risolutivo, “solo in riferimento alle elezioni dei componenti togati del Csm” poiché “spezzerebbe le aspettative di chi ha coltivato un percorso individuale più o meno dichiarato di preparazione alla candidatura” all’organo di autogoverno della magistratura.
Il sorteggio potrebbe portare “al Csm componenti che non hanno dovuto lavorare per anni alla candidatura ma che sono in qualche modo catapultati in poche settimane in una esperienza e in una dimensione non prevista”. Inoltre, ha precisato Morosini, “nulla potrebbe impedire ai candidati sorteggiati di cercare nei gruppi associativi, nelle cosiddette correnti non solo idee ma soprattutto appoggi elettorali” rendendo “inutile la riforma”. Infatti, le correnti, essendo private del potere di scegliere i candidati, potrebbero “mettere a disposizione la propria macchina elettorale a disposizione del sorteggiato”.
Secondo il presidente del tribunale di Palermo sarebbero molti gli esperti di diritto che hanno sollevato la questione di “incompatibilità costituzionale” o meglio “con l’assetto della magistratura voluto dalla costituente”.
Il sorteggio metterebbe in “discussione la capacità dei magistrati di autodeterminarsi e di scegliere i propri rappresentanti” ha detto sottolineando che “può significare una svalutazione dei magistrati tutti. Si perderebbe una pubblica legittimazione del lavoro quotidiano”.
Il magistrato ha concluso il suo intervento auspicando che venga data una maggiore rappresentanza anche alle diverse professionalità all’interno della magistratura, come i giudici ai tribunali del lavoro e di sorveglianza.
Occorre, ha sintetizzato Morosini, rivedere la riforma del 2006 che ha rintrodotto “la gerarchia e il carrierismo che ha alimentato molte prassi discutibili, sia nella gestione delle pratiche del consiglio superiore, sia nelle condotte di certi magistrati che aspiravano a certi incarichi”.
Sebastiano Ardita: “Abbiamo bisogno di un Csm che non si pieghi alla politica”.
Morosini, “ha ragione nel sostenere che l’ordinamento giudiziario e la sua gerarchizzazione della magistratura abbia contribuito a questo rapporto deforme tra capi delle organizzazioni delle correnti e politica. Un rapporto che prescinde dai comportamenti disciplinarmente rilevanti” ma che richiede un “modello” di potere all’interno della magistratura.
Questa situazione è stata ulteriormente aggravata dalla riforma Cartabia dell’anno scorso: “La situazione non l’ha migliorata” ha detto Sebastiano Ardita, e il “sorteggio degli eleggibili potrebbe essere una forma di reset dell’attuale sistema ma può comportare delle controindicazioni”.
Anche per il magistrato catanese non è da escludere l’intervento delle correnti, in quanto potrebbero dare il loro supporto a chi è stato sorteggiato tenendo conto anche che potrebbe essere “uno che lavora da sempre all’interno della propria corrente per poter aspirare questo posto di autogoverno”.
Il sorteggio “ha un effetto positivo” secondo Ardita: è vero che “mortifica la capacità di autodeterminarsi” ma “ci siamo mai interrogati sul perché non vi sia questa capacità di autodeterminarsi in questa scelta dei rappresentanti del Csm? Perché probabilmente i magistrati sono votati all’attività terza. Quasi la totalità dei magistrati si disinteressa delle questioni associative”, ma il sistema attualmente in vigore “pretende un impegno politico dei magistrati che cambino attraverso un impegno politico lo stato delle cose all’interno dell’organo di autogoverno”.
Quindi la scelta, per quanto riguarda la politica giudiziaria, ricade su chi in questo momento “ha il controllo all’interno delle correnti”.
Il sorteggio, ha detto Ardita, dovrebbe comprendere anche i membri laici, quindi ad esempio professori e appartenenti all’avvocatura, altrimenti il Csm finirebbe per essere “non più in balia dei gruppi organizzati delle corrente ma dei gruppi organizzati dalla politica che ci farebbe cadere dalla padella alla brace”.
“Quello che io temo – ha continuato – e che si torni ad un autogoverno debole e che alla fine questi magistrati indipendenti, operosi e che vogliono apparire indipendenti anche nelle scelte individuali, finiscano per essere schiacciati da un nuovo modello per i quali i loro rappresentanti non sono in grado di fronteggiare un’onda di formalismo politico che schiaccia la magistratura”. “Abbiamo bisogno di un Csm non piegato alla politica e ai poteri interni”, ha aggiunto. Il sorteggio, “potrebbe essere una soluzione” ma “dovete accompagnarlo con qualcosa che metta al riparo i singoli magistrati”.
Scarpinato: “Problema non è la legge elettorale ma modello della magistratura”.
Il senatore Roberto Scarpinato, intervenendo durante l’audizione, ha centrato un punto fondamentale: entrambi i magistrati concordano che “l’esaltazione del carrierismo e della gerarchia sia alla base anche della degenerazione delle correnti perché alimenta l’individualismo collettivo e l’ambizione dei singoli. Ed è un modello completamente alternativo a quello voluto dalla nostra costituzione che dice che i magistrati si distinguono solo per funzioni e che quindi la gerarchia non dovrebbe contare niente. E quindi mi chiedo se forse non bisogna ‘rompere il giocattolo’: cioè evitare l’individualismo collettivo alimentato dal carrierismo per esempio abbattendo il numero degli incarichi per i quali si fanno i concorsi e che ha trasmodato il Csm in un concorsificio.
Gli incarichi semi direttivi che sono numerosi potrebbero essere assegnati per anzianità salvo de merito, salvo che sia accertata l’incompetenza della persona.
Perché a questo punto si aprirebbe una contraddizione sistemica: da una parte si ritiene che mediante il sorteggio chiunque può arrivare al vertice dell’autogoverno del Csm e dall’altra parte si farebbe un concorso per incarichi semi direttivi.
Ma allora se all’interno della magistratura è in grado di esercitare funzioni di governo interno eliminiamo anche i concorsi per gli incarichi direttivi o semi direttivi”.
Per Scarpinato occorre operare su un altro versante: “Cioè non penso che si possa risolvere con la legge elettorale questa massa di problemi se non c’è in campo un modello della magistratura”.
Questa settimana le audizioni proseguiranno nella seduta dell’Ufficio di Presidenza di mercoledì 7 alle 11 mentre il seguito dell’esame in sede plenaria è previsto nella successiva seduta della stessa giornata alle 12.