Ponte sullo Stretto, il 17 giugno un corteo contro la decisione del Governo
Dopo il si da parte del Senato per la costruzione del ponte sullo Stretto arrivano le risposte dei gruppi a sfavore dell’opera, a partire dal comitato No Ponte, che in un post su Facebook si è schierato contro la scelta del Governo annunciando un corteo per il prossimo 17 giugno a Torre Faro.
Di seguito la comunicazione data sui social:
Messina Appello per il Corteo 17 giugno 2023
Noi abitanti dei territori dello Stretto di Messina, negli scorsi anni, con la mobilitazione delle nostre intelligenze e dei nostri corpi, avevamo contribuito a bloccare l’iter progettuale e l’avvio dei cantieri, smascherando la natura speculativa e l’impatto devastante del ponte sullo Stretto” ha scritto il movimento sui social.
Nonostante la gioia provata all’epoca della messa in liquidazione della società Ponte sullo Stretto non abbiamo mai pensato di aver ‘completamente’ vinto: la posta in gioco della lotta contro la Grande Opera non era e non è la difesa dell’esistente, e basta pensare anche solo per un istante ai profitti di Caronte&Tourist col monopolio di fatto dell’attraversamento dello Stretto, o alle frane e alle alluvioni durante le quali esperiamo tutta la fragilità dell’assetto idro-geologico del nostro territorio, per accorgersi che il ‘no al ponte’ può essere un prisma per guardare meglio alla nostra condizione generale; per interrogare radicalmente i nostri bisogni e accorgerci di cosa desideriamo per abitare in modo più felice lo spazio in cui viviamo; per riconsiderare la nostra centralità rifiutando le scelte coloniali imposte dalle istituzioni centrali.
Lo Stretto di Messina quell’area che si estende lungo la costa jonica e crea il punto d’incontro con quella tirrenica, è il luogo del possibile riconoscersi, ove proiettarsi come comunità e allo stesso tempo ritrovarsi introspettivamente: i suoi colli, il suo mare, i suoi panorami, basterebbero da soli a definire la struttura che connette il tutto, indirizzandoci a preservarne, difenderne, esaltarne la bellezza. Oggi, di fronte alla ripresa a marce forzate dell’iter per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, è urgente riprendere e rendere visibile la mobilitazione per contrastarlo…contro le fake news pontiste.
Intendiamo in primo luogo intraprendere un nuovo percorso di contro-informazione per rispondere colpo su colpo all’impressionante campagna di disinformazione che mira a creare consenso popolare intorno alla grande opera, utilizzando argomenti falsi con la compiacenza della grancassa mediatica: il governo intende infatti stanziare un milione l’anno, dal 2024 al 2031, per propagandare e fornire un po’ di supporto all’idea di una costruzione che da sola, lo comprendiamo bene, non starebbe tecnicamente in piedi. Toccherà ancora, dunque, e anzi sempre di più, sentire le ‘bufale’ relative a un ponte “grande opera green”, “pronto e cantierabile”, “preziosa occasione occupazionale per più di 100.000 persone”…a difesa del nostro territorio
Toccherà ancora, dunque, e anzi sempre di più, dire e gridare che
• il ponte è un’opera devastante dal punto di vista ambientale, uno sfregio per il paesaggio dello Stretto di Messina nostro luogo dell’anima, un delirio di svincoli e viadotti ferroviari e stradali che darebbe il colpo di grazia ad un territorio già ferito a morte – con buona pace dell’articolo 9 della Costituzione Italiana.
• la tanto sbandierata creazione di nuovi posti di lavoro che il ponte creerebbe – il cui numero varia a seconda del nuovo annuncio del populista di turno (il ministro Salvini e il costruttore Salini si stanno in tal senso dimostrando all’altezza, o meglio alla bassezza, dei loro predecessori) – è solo un miraggio per una popolazione ed una città che hanno bisogno di tutt’altra occupazione, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, per mettere in sicurezza i territori e creare le condizioni per abitarli.
• gli scavi per le torri e i viadotti del ponte produrranno milioni di metri cubi di terra e detriti che finiranno per intasare discariche colline e torrenti, mentre i circa trenta quaranta cantieri che sorgeranno sulle due rive dello Stretto costringeranno migliaia di persone ad abbandonare i luoghi interessati dai lavori in quanto espropriati delle loro case e/o renderanno praticamente impossibile la loro vita per chissà quanti anni.
…chiamiamo a raccolta tutte/i/u
Chiamiamo a raccolta in primo luogo tutta la popolazione dell’area dello Stretto di Messina, l’associazionismo ambientalista, comitati e movimenti a difesa dei territori e dei beni comuni, tutte/i/u a livello locale, nazionale ed internazionale per intraprendere con noi la lotta contro il ponte e salvaguardare e difendere la bellezza, l’integrità, l’identità dei nostri territori.
Noi abitanti dei territori dello Stretto di Messina,
riconoscendo e volendo contrastare un modello di sviluppo inumano e quindi inaccettabile, sentiamo necessario un agire conflittuale verso ciò che ci schiaccia e produce disastri sociali, climatici, umanitari. Dichiariamo perciò che non ci fermeremo fintanto chè il ponte non sarà cancellato dall’orizzonte futuro del nostro territorio.