Siracusa-Gela, tangenti al Cas: chiesti 7 anni per Nino Gazzara
Nove richieste di condanna. Alcune parecchio pesanti. Nel giorno dell’accusa al processo sulla corruzione al Consorzio autostrade siciliane che coinvolge nove imputati tra imprenditori, funzionari dell’ente e professionisti. Al centro della vicenda il pagamento di presunte tangenti “occulte” e varie irregolarità nella gara d’appalto per l’affidamento dei lavori di tre lotti dell’autostrada Siracusa-Gela, tra il 2014 e il 2015. È stata la sostituta della Dda Rosanna Casabona a completare la requisitoria davanti ai giudici della sezione penale del tribunale di Messina.
Nove, rispetto agli undici indagati iniziali, gli imputati coinvolti. Sono il noto imprenditore Duccio Astaldi, ex presidente di Condotte d’Acqua Spa, l’ex parlamentare Nino Gazzara, già vice presidente e commissario del Cas, i componenti della sub commissione nominata per esaminare la congruità delle offerte della gara, ovvero Pietro Mandanici, Antonino Recupero, Gaspare Sceusa, Sebastiano Sudano e Corrado Magro, poi Maurizio Trainiti, all’epoca direttore generale pro tempore del Cas, e infine Antonino D’Andrea, già presidente del consiglio di amministrazione di Cosige Scarl.
Ecco il quadro delle condanne richieste dalla pm Casabona: 2 anni di reclusione e 500 euro di multa per Pietro Mandanici, Sebastiano Sudano, Antonino Recupero e Camrelo Magro; 3 anni e 1000 euro di multa per Gaspare Sceusa; 2 anni per Maurizio Trainiti; 7 anni per Nino Gazzara, Antonio D’Andrea e Duccio Astaldi. Il magistrato ha chiesto anche la trasmissione degli atti al suo ufficio nei confronti di un teste, Giuseppe Irace, per valutare un’ipotesi di falsa testimonianza in relazione alla deposizione che ha reso in corso di processo, il 9 maggio di quest’anno.
Il quadro dei reati contestati a vario titolo in questa vicenda dalla procura peloritana è molteplice. Si va dalla turbata libertà degli incanti all’abuso d’ufficio, passando poi per alcuni presunti casi di corruzione. Secondo l’accusa tra l’altro la Pachira Partners srl, la società milanese che affidò una consulenza di circa 30mila euro, poi pagata, all’ex vice presidente del Cas Gazzara, avrebbe versato in realtà la classica “tangente occulta”. L’allora vice presidente del Cas secondo l’accusa si sarebbe prodigato per favorire una gestione favorevole all’appaltatore, attraverso una serie di interventi.
Una delle vicende emerse era poi quella del cosiddetto “addendum contrattuale”, una clausola che prevedeva la possibilità di posticipare i termini di consegna del lotto primario e di ultimazione dell’opera. Dopo l’avvio delle indagini di Squadra Mobile e della sezione di Pg della polizia furono svolti altri accertamenti, dai quali emerse anche l’affidamento di consulenze legali ed amministrative alla Pachira Partners Srl per un milione e 650mila euro. Secondo l’accusa era stato costituito un fondo per il pagamento di denaro o altro «finalizzato al controllo o alla gestione dell’appalto nella sua fase esecutiva».
L’inchiesta nacque da una segnalazione del Tar di Catania, chiamato a decidere sui ricorsi delle imprese escluse dalla gara. Ai giudici amministrativi qualcosa nell’assegnazione dell’appalto non tornava. La Procura accertò che le opere erano state aggiudicate al raggruppamento temporaneo di imprese Condotte per l’Acqua Spa-Cosige Spa. Secondo i magistrati, la commissione aggiudicatrice avrebbe turbato la libertà degli incanti fissando svariate sedute “specchio”, con il finto intento di ottenere chiarimenti sull’analisi di spesa dell’offerta presentata dai concorrenti, e richiedendo integrazioni per mostrare solo formalmente un particolare approfondimento degli elementi forniti dai partecipanti alla gara. Attività di mera facciata per coprire la scelta, già fatta, dell’aggiudicatario. Fonte: Nuccio Anselmo – Gazzetta del sud