Stuprata a 12 anni da due 15enni: la scena ripresa in un video inviato agli amici in chat
I violentatori avevano il volto rassicurante degli amici. I compagni di gioco e di confidenze adolescenziali si sarebbero trasformati in orchi. Due ragazzini di 15 anni sono stati arrestati dai carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Avrebbero tentato di stuprare una dodicenne. Gli sono stati concessi gli arresti domiciliari in comunità.
L’orrore inizia un pomeriggio del 7 dicembre scorso. I tre amici sono insieme, come spesso accade, in uno dei quartiere del Comune più popoloso, dopo Messina, della città metropolitana. Appartengono a famiglie di estrazione umile, ma il contesto in cui vivono non è degradato. Chiacchierano, ridono, scherzano. A un certo punto uno dei quindicenni chiede alla ragazzina se ha voglia di accompagnarlo. Deve andare da un’amica comune. Lei si fida, non avrebbe motivo di non farlo. Salutano l’altro amico e si avviano in sella al motorino.
All’inizio sembra tutto normale, poi il percorso si fa anomalo. Le stradine diventano periferiche e isolate. Non hanno un’amica che vive da quelle parti. Il quindicenne ferma all’improvviso la marcia in una zona di campagna, le prime case sono ormai distanti. È qui che lo attende l’altro amico che ha solo fatto finta di salutare per tornare a casa. Arriva pure lui in sella allo scooter. Si erano messi d’accordo prima. Avevano un piano per attirare in trappola la vittima. Saltano addosso alla ragazzina, che cade per terra. Tentano di strapparle i vestiti per abusare di lei. Le tappano la bocca per zittire le urla di dolore e paura. Vogliono immortalare quanto sta accadendo, farlo diventare un trofeo di cui vantarsi con gli amici. E così filmano la scena con il telefonino. Il video sarà condiviso e commentato con altri amici. La dodicenne riesce a divincolarsi dalla morsa e a scappare. Lancia l’allarme, chiama degli amici che accorrono in suo aiuto.
I due quindicenni si sono dileguati. Si rifanno vivi dopo pochi giorni. Avvicinano la ragazzina: provano a convincerla che era tutto uno scherzo, poi usano toni minacciosi per convincerla a non raccontare il loro segreto. Il tentativo di silenziarla funziona solo per qualche giorno, fino a quando la dodicenne non comincia a manifestare segni di disagio. Ha smesso di sorridere e perso la voglia di uscire. È giù di tono, silenziosa. I genitori capiscono che qualcosa non va. Cercano di convincere la figlia a fidarsi di loro. La ragazzina all’inizio mostra resistenza. Non ha voglia di parlare. Il peso che porta dentro è troppo grande. Papà e mamma non possono immaginare ciò che la figlia alla fine trova il coraggio di raccontare. Ripercorre il suo incubo. Il motorino, la stradina isolata, il tentativo di strapparle i vestiti, la mano degli amici che le tappano la bocca, la fuga. I genitori non esitano neppure un istante. Corrono dai carabinieri della compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto per presentare una denuncia.
LE INDAGINI.
Iniziano le indagini, servono riscontri al racconto della vittima. I carabinieri, coordinati dalla Procura dei minori di Messina, sentono gli amici a cui la dodicenne ha chiesto aiuto il giorno che hanno tentato di violentarla. Ricostruiscono il contesto in cui i due quindicenni si sono trasformarsi in orchi che volevano abusare sessualmente di una compagna di giochi. Il racconto della dodicenne viene considerato genuino e credibile. I pm ritengono di avere ricostruito un gravissimo quadro indiziario e chiedono l’arresto dei due quindicenni. Il gip Rosa Calabrò accoglie la ricostruzione dell’accusa, ma per garantire le esigenze cautelari - dal rischio di reiterazione di reato all’inquinamento probatorio - considera sufficiente la misura cautelare dei domiciliari. I due coetanei sono ora rinchiusi in due diverse comunità alloggio per minori della Sicilia orientale. Sono accusati di violenza sessuale e diffusione di materiale pedopornografico.