Indagati i tre commissari straordinari (anche un messinese) che hanno amministrato il comune di Manduria dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiosa
Tre commissari straordinari che hanno amministrato il comune di Manduria dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiosa, la commissaria prefettizia che li aveva preceduti per pochi mesi, un ingegnere comunale e l’allora comandante della polizia municipale, sono indagati dalla Procura della Repubblica di Taranto che gli addebita, a vario titolo, i reati di truffa, peculato, abuso d’ufficio in concorso.
Il periodo preso in esame dal pubblico ministero Maria Grazia Anastasia che li indaga, è quello che va da settembre de 2017 al mese di gennaio del 2019.
In pratica dai primi mesi di amministrazione commissariale seguita alla caduta della maggioranza del sindaco Roberto Massafra per le dimissioni in massa dei consiglieri di minoranza e alcuni dissidenti della stessa coalizione del sindaco e i tre anni successivi in cui la città Messapica è stata amministrata dagli incaricati del Ministero dell’Interno mandati a Manduria per ristabilire la legalità nell’ente sospettata di essere infiltrata dalla criminalità organizzata.
I nomi. Vincenzo Dinoi, 60 anni, manduriano, all’epoca dirigente incaricato del comune di Manduria e comandante di ruolo del Corpo di polizia municipale; i tre commissari ministeriali, Vittorio Saladino di Belmonte Calabro, di 71 anni, prefetto in pensione; Luigi Scipioni, 65enne di Messina, vice prefetto in servizio; Luigi Cagnazzo, 63 anni di Lecce, funzionario della prefettura salentina. L’ex ingegnere comunale incaricato, Emanuele Orlando, 63 anni tarantino. Infine la commissaria prefettizia, Francesca Adelaide Garufi, 71 anni, romana.
Secondo l’accusa, il commissario Saladino e il comandante della polizia locale, Dinoi, devono rispondere di peculato e truffa. In concorso tra loro, «in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso», avrebbero utilizzato l’auto di servizio in uso al Corpo di polizia municipale pe fini privati. Dalle indagini sarebbero emersi almeno 64 viaggi da Manduria all’aeroporto di Brindisi per accompagnare o prendere il prefetto in pensione durante le sue trasferte. Stessa contestazione viene riconosciuta alla commissaria prefettizia, Garufi, sulla quale peserebbero 45 viaggi alla stazione ferroviaria di Brindisi. Nelle carte dell’inchiesta anche presunti favoritismi e sospetti abusi fatti dai commissari per agevolare i due dirigenti incaricati, Orlando e Dinoi. Quest’ultimo, in particolare, per aver ricevuto nomine apicali non avendo i titoli richiesti.
Gli indagati ora avranno venti giorni di tempo per decidere se presentare proprie memorie oppure chiedere di essere interrogati. Dopo toccherà al piemme chiedere per loro il rinvio a giudizio su cui dovrà decidere un giudice delle indagini preliminari. Si apre così un’altra amara pagina nella storia delle amministrazioni comunali di Manduria ancora auna volta sotto i riflettori della magistratura per la presunta malagestione della cosa pubblica.