Palmira Mancuso (+EU/PD) sul caso Castellino: “Solidale con Gallo, non può dire no a chi lo ha fatto eleggere”
“La prenotazione della sala stampa alla Camera per “restituire” un favore all’avvocato Taormina, difensore dell’ex leader di Forza Nuova e del leader di Sicilia Vera, è l’ennesima prova di quanto il sistema De Luca si regga sulla inconsistenza politica dei suoi eletti. Francesco Gallo è l’esempio di come non esista autonomia di pensiero tra i deluchiani, eterodiretti, incapaci di dire “no” anche dinanzi a richieste non condivise. Esprimo dunque umana solidarietà al deputato, ex assessore del Comune di Messina, che forse ha creduto di poter fare politica in Parlamento senza dover dare conto a chi lo ha fatto eleggere. Fa quasi tenerezza leggere le giustificazioni rilasciate al “Fatto Quotidiano” in cui spiega di aver fatto entrare l’imputato per l’assalto della Cgil a Montecitorio, per “rispettare l’impegno preso con Taormina” nonostante non abbia “fatto salti di gioia”, assumendosi la responsabilità di far presentare il loro movimento non in una sala stampa qualsiasi ma dentro il Palazzo che rappresenta il cuore della democrazia”.
Così in una nota Palmira Mancuso, della direzione nazionale di Più Europa, intervenendo sulla vicenda che ha scatenato polemiche stante il permesso ottenuto grazie al deputato “cateniano” che ha firmato la richiesta di ospitare alla Camera un conclamato neofascista, sorvegliato speciale.
“Posto che sarebbe inutile chiedere a Gallo di esprimere la propria distanza dall’estrema destra rappresentata da Castellino, chiediamo allora al suo “padrone politico” di prendere le distanze e spiegare i termini del rapporto con Italia Libera e perchè si è prestato alla richiesta dell’avvocato Taormina. De Luca ha lasciato la papata bollente nelle mani di Gallo, oggi suo malgrado al centro del dibattito politico".
“Mi auguro - conclude la dirigente – che tra gli esponenti del partito di De Luca qualcuno possa proferire parola: ma uno scatto d’orgoglio politico ed autonomia di pensiero sarebbe inconciliabile col progetto sottoscritto prima dell’elezione a tutti i livelli. L’auspicio di avere una classe dirigente “messinese” seppur in salsa deluchiana è insomma, solo esercizio di retorica”.