Corse clandestine dei cavalli, Troiano (Lav): “Così la mafia mostra il suo potere, servono controlli fiscali”
"Se si vuole contrastare il fenomeno bisogna adottare le stesse tecniche investigative che si usano per contrastare la criminalità organizzata".
A dirlo all'Adnkronos è Ciro Troiano, criminologo e responsabile Osservatorio Zoomafia della Lav, dopo l'ennesimo blitz dei carabinieri che ha bloccato a Nicolosi, in provincia di Catania, una corsa clandestina di calessi trainati da cavalli. Nove in tutto le persone denunciate, ritenute responsabili, in concorso, di maltrattamento di animali, spettacoli o manifestazioni vietate, divieto di combattimento tra animali e interruzione di pubblico servizio. Per loro è scattata anche una sanzione per oltre 7mila euro complessivi. "Sono crimini seriali perpetrati sempre dalle stesse persone, quasi sempre negli stessi luoghi e con le stesse dinamiche", sottolinea Troiano per il quale serve "un radicale approfondimento" del fenomeno delle corse clandestine.
"Non basta solo bloccarle - spiega -, ma bisogna andare a fondo nelle indagini e scoprire quello che c'è dietro. E' evidente che abbiamo di fronte vere e proprie associazioni per delinquere. Non si tratta solo di una condotta illegale, in territori come quelli campani o siciliani, dove la presenza della criminalità organizzata è forte e pressante, sono la più evidente manifestazione della spregiudicatezza mafiosa".
A Palermo nei giorni scorsi è stato scoperto e bloccato l'ennesimo caso. Cavalli lanciati a tutta velocità contromano sulla bretella laterale dell'autostrada Palermo-Catania, all'altezza dell'agglomerato industriale di Termini Imerese. "I ragazzi in sella a uno scooter che seguivano la corsa - ricorda il criminologo - indossavano una maglietta con il nome di un noto esponente della Camorra. Il messaggio che si vuole veicolare è chiaro: 'Qui comandiamo noi'. Un messaggio che diffuso anche sui social, dove le immagini delle corse clandestine vengono postate per sottolineare il senso di impunità".
Secondo il Rapporto Zoomafia 2021 della Lav, lo scorso anno sono stati 17 gli interventi delle forze dell’ordine, 12 le corse clandestine scoperte, 130 le persone denunciate e 32 i cavalli sequestrati. "In 24 anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2021 compreso, sono state denunciate 4169 persone, sequestrati 1384 cavalli e bloccate o denunciate 149 corse e gare clandestine", spiega Troiano. Un fenomeno che va indagato a fondo. "Non c'è solo l'aspetto, gravissimo, dei cavalli maltrattati, costretti a correre in situazioni innaturali e in alcuni casi dopati - avverte il responsabile Osservatorio Zoomafia della Lav -. E' una plateale manifestazione del potere della criminalità che si appropria di pezzi del territorio. Eventi criminali che coinvolgono decine di persone e che pongono in essere un vero e proprio rito collettivo di esaltazione dell’illegalità che trova ampia risonanza sui social. Contrastare questo delitto, oltre a salvare animali, si trasforma in antimafia sociale e riconsegna del territorio alla legalità".
D'altra parte le inchieste degli ultimi anni hanno confermato l’interesse dei boss per le corse clandestine di cavalli, "come il clan Giostra di Messina, i Santapaola di Catania, i Marotta della Campania", avverte Troiano. Per un contrasto efficace servono "controlli di natura fiscale", sulla compravendita dei cavalli 'dismessi' dall’ippica ufficiale; "l’inasprimento delle attuali sanzioni penali e il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti l’ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine, associazione per delinquere e reati di mafia. Se si vuole contrastare il fenomeno bisogna adottare le stesse tecniche investigative che si usano per contrastare la criminalità organizzata", conclude Troiano.
Proprio ieri la pubblicazione della relazione semestrale della Dia ha messo in evidenza come le corse clandestine dei cavali siano uno degli interessi delle cosche mafiose a Messina, in particolare quella del clan clan Galli-Tibia radicato a Giostra. A Messina, l’ultimo processo che aveva al centro un’organizzazione criminale che gestiva corse clandestine di cavalli e una lunga serie di traffici di droga, scaturito proprio da una indagine della Dia, si è concluso dopo nove anni con le prescrizioni.