Amministrative 2022: Gino Sturniolo, ecco il programma elettorale
E’ Gino Sturniolo il primo candidato sindaco a presentare il programma politico per la conquista di Palazzo Zanca. Il candidato della sinistra messinese ha messo in rilievo, nel manifesto programmatico di circa trenta pagine, punti come il “no” al ponte sullo Stretto, tema rituale delle campagne elettorali sin dagli anni 2000, i beni comuni e i problemi finanziari degli enti locali.
Questi i punti principali:
1.1 NO AL PONTE SULLO STRETTO
Vogliamo infine una città più vivibile per lasciare ai nostri figli un mondo migliore: Il riscaldamento climatico, la diffusione delle plastiche, l’agonia dei nostri mari e delle nostre coste, la fragilità del nostro territorio dissestato, ci impongono un cambio di paradigma, di imboccare con forza la strada delle energie rinnovabili, del rispetto della natura, del risanamento ambientale, della conoscenza e dell’amore per la nostra terra e il nostro mare, dell’economia circolare.
Invece le classi dirigenti locali e nazionali come unica possibilità di crescita per il sud e la Sicilia tirano fuori ancora una volta dal cilindro la sbiadita chimera del Ponte sullo Stretto, sostenuto da tutte le coalizioni contro cui dovremo batterci.
La nostra idea di città è totalmente incompatibile con la realizzazione del ponte sullo stretto, che arrecherebbedevastazione ambientale, caos urbanistico, disgregazione sociale e territoriale, rischio d’infiltrazione mafiosa, oltre a essere un primario obiettivo di attacchi terroristici e militari. Ribadiamo che:
Sarebbe ora, invece, che i finanziamenti previsti (ne basterebbero una piccola parte) vengano investiti per potenziare l’attraversamento via mare, il sistema portuale e l’affaccio a mare, le opere viarie e urbanistiche collegate.
Da almeno trent’anni assistiamo a un processo per cui lo Stato riduce i trasferimenti agli Enti locali ma al tempo stesso assegna loro sempre più funzioni. Inoltre, l’impoverimento generale ha reso più difficile per gli enti locali da un lato soddisfare i bisogni crescenti della collettività, dall’altro tenere un livello adeguato di riscossione propria di tasse e tributi.
Nel meridione questi processi sono stati ancora più drammatici, perché si sono intrecciati con un nuovo incremento del divario in termini di PIL, già molto alto, tra centronord e sud d’Italia.
La Sicilia è una delle regioni che ha subito in maniera più accentuata i contraccolpi delle politiche liberiste, ed è infatti quella con il maggior numero di Comuni in dissesto o predissesto.
Ad aggravare la situazione e ridurre ulteriormente i già stretti margini di manovra degli enti locali, sono state introdotte modifiche normative, come il patto di stabilità e le altre misure connesse al federalismo fiscale, che hanno previsto pesanti sanzioni per chi sfora rispetto ai vincoli prestabiliti.
Lo Stato usa il bisogno di finanziamenti e lo strumento del debito nei confronti dei Comuni per costringerli all’adozione di determinate misure di politica economica e sociale, che siano in linea col credo neoliberista (privatizzazione obbligatoria dei servizi, deregulation nello sfruttamento del territorio con il via libera alla speculazione edilizia, svendita del patrimonio, riduzione del personale, esternalizzazioni, ecc.).
Moltissimi Comuni sono quindi finiti in dissesto o predissesto. Sebbene non ci sia alcun dubbio che spesso le amministrazioni locali siano state preda del malgoverno, allo stesso tempo non c’è alcun dubbio che esse siano vittime di una strategia scientifica di impoverimento e controllo degli enti locali. E’ un problema politico, non tecnico.
Occorre costruire una rete di Comuni per rivendicare dallo Stato centrale e dalla Regione più autonomia finanziaria e più trasferimenti, non in un’ottica assistenzialista ma come corrispettivo dei maggiori servizi da erogare per colmare i vuoti lasciati dall’intervento statale.
Chiediamo allo Stato di trasferire una quota maggiore di ricchezza agli enti locali, con maggiore attenzione a quelli situati nelle aree del meridione, economicamente più svantaggiate e penalizzate dalle politiche economiche fin qui perseguite.
2.1 IL BILANCIO
Il bilancio del Comune è un documento che ha un grande valore politico ed economico, perché descrive le risorse finanziarie che l’Ente ha a disposizione, indica da dove provengono e come l’Amministrazione comunale stabilisce di impiegarle per la comunità. La comunità tutta ha il diritto di conoscere missioni, programmi, titoli e capitoli di spesa e di intervenire per definirne gli scopi. Una partecipazione attiva e responsabile alla vita pubblica, infatti, inizia proprio dalla conoscenza del quadro d’insieme, dei vincoli e delle risorse in cui l’ente pubblico si deve muovere.
Il Comune di Messina, ormai, dal dicembre 2012 è all’interno della procedura prevista dal dispositivo giuridico del predissesto. Già alla fine del 2012 il Commissario Croce aveva avviato le procedure per l’adozione del Piano di Riequilibrio (strumento in quella fase da poco istituito dal Governo Monti). Da allora è stato un continuo riformulare e rimodulare il documento finanziario che sarebbe dovuto servire ad uscire dalle secche dell’indebitamento. Nei fatti a quasi 10 anni di distanza, come nel gioco dell’oca, siamo nuovamente al punto di partenza, con un Piano di Riequilibrio in attesa di giudizio, con una lunga lista di criticità evidenziate dalla Corte dei Conti e con una ulteriore possibilità di riformulare il Piano.
La crisi dei bilanci degli enti locali è stata così affrontata con strumenti normativi (predissesto, dissesto, piano di riequilibrio) che puntano alla copertura dei debiti fuori bilancio e al rientro dai disavanzi attraverso misure (innalzamento delle aliquote dei tributi, vendita del patrimonio pubblico, blocco delle assunzioni) che gravano sui servizi forniti ai cittadini e colpiscono in particolari gli strati popolari più deboli.
Nei fatti, però, a causa del generale impoverimento dei territori, queste misure rimangono per lo più inapplicabili o inefficaci. Per questa ragione molto spesso i Comuni passano di dissesto in dissesto e i Piani di Riequilibrio vengono sottoposti a continue rimodulazioni che non vengono a capo di nulla. Pensare di risanare i bilanci e, ad un tempo, migliorare servizi e condizioni di vita per le comunità locali risulta, dunque, percorso accidentato e, il più delle volte, impossibile.
La nuova amministrazione che vogliamo deve assumere l’azione amministrativa come un terreno di lotta che punti a coinvolgere comunità e amministrazioni affinché si allenti la morsa sugli enti locali e si consenta ad essi di potere ricominciare a gestire il territorio. Bisognerà, cioè, battersi affinché si riduca la pressione di tasse e tributi sui cittadini e affinché le amministrazioni possano tornare a disporre di dotazioni finanziarie adeguate ai compiti che sono loro assegnati. Serve una soluzione politica che offra ai Comuni siciliani una via d’uscita per tornare in regime ordinario. Il Comune di Messina dovrà farsi carico di trovare un’intesa con gli altri Comuni in difficoltà per aprire un tavolo negoziale con il Governo nazionale, che riveda le norme che oggi stritolano i nostri bilanci.
Dal punto di vista dell’azione gestionale dell’ente nei temi finanziari si lavorerà a potenziare la capacità di accedere ai fondi nazionali ed europei, a cominciare da quelli previsti dal PNRR, e a razionalizzare i rapporti tra i dipartimenti comunali e i diversi enti, valorizzando anche il mutualismo, il volontariato, l’associazionismo, tutte quelle energie che questa città può esprimere, da mettere in rete per fare sistema.
Decisiva sarà la predisposizione di dispositivi amministrativi che consentano di affrontare questo percorso assicurando la più ampia condivisione delle scelte:
2.2 I BENI COMUNI.
Pensiamo che sia necessaria una differente gestione del “Patrimonio comunale”, che vogliamo intendere come l’insieme dei beni comuni degli abitanti di Messina.
I beni comuni non sono solamente beni “contabili” appartenenti al Comune e destinati a un pubblico servizio o a una pubblica finalità. Sono beni materiali e immateriali autogovernatimediante i corpi di tutte e tutti quelli impegnati nella loro tutela e attuazione.
I beni comuni - sia un teatro, un orto, il paesaggio o uno spazio- costituiscono la base della ricchezza collettiva presente e per le generazioni a venire, sono quindi beni da curare in partecipe condivisione. Il loro uso è finalizzato ad un arricchimento per la comunità intera.
In un Comune segnato da molteplici livelli di fragilità pensiamo che sia indispensabile la messa in sicurezza e salvaguardia del territorio, la tutela del paesaggio, del patrimonio storico e architettonico, unite ad una programmazione, pianificazione e gestione partecipate e trasparenti fondate su obiettivi di interesse collettivo.
Davanti alle speculazioni private e ai deficit di sostenibilità e trasparenza delle politiche amministrative è necessario favorire forme di agire collettivo, che diffondano potere, anziché concentrarlo nelle mani di pochi, mettendo in campo strumenti concreti orientati ai principi di democrazia partecipata.
La loro gestione deve essere partecipata dalla comunitàattraverso processi decisionali dal basso che li restituiscano alla collettività. Per questo pensiamo sia fondamentale:
Inoltre pensiamo sia opportuno:
1. Re-istituire il laboratorio per i Beni Comuni e le Istituzioni Partecipate
2. Riprendere il percorso di approvazione del Regolamento comunale dei Beni Comuni ed Usi Civici della Città di Messina, mai approvato;
3. Lanciare il progetto “Messina Città dei Commons”: incentivare la fruizione musica dal vivo sotto licenza Creative Commons sganciandosi dalle logiche proprietarie della SIAE, affiancare ai CAG (Centri di Aggregazione Giovanile) di quartiere degli spazi per la sperimentazione di arti (musica, teatro, letteratura, street-art) e tecnologia incentivando la cultura del Copyleft (permesso d’autore in contrasto col diritto di autore) e delle licenze Creative Commons;
4. Realizzare un portale per presentare i Beni Comuni della città e divulgarne l’utilizzo partecipato.
3. DEMOCRAZIA È PARTECIPAZIONE
Quello che poniamo è un tema legato alla questione della democrazia. Noi rilanciamo l’idea che essa non voglia dire solo libertà di espressione, garanzia dei diritti, equilibrio e bilanciamento dei poteri, diritto di voto, tutte cose importanti e da salvaguardare, ma debba essere innanzitutto partecipazione.
Le decisioni del governo sembrano inappellabili, necessarie perché lo vuole l’Europa, come se l’Europa non fosse la risultante delle volontà dei singoli Stati che la compongono, e questa garantisce l’osservanza di ciò che vogliono i “Mercati”.
Il cittadino non sa più chi decide davvero cosa, chi è responsabile di cosa. Abbiamo dimenticato che al centro va collocata la vita umana. È l’economia che deve essere funzionale al nostro benessere, non le nostre vite che devono immolarsi sull’altare di astratte formule finanziarie.
Ridare voce ai territori, porre le decisioni fondamentali sotto il controllo delle popolazioni che vi abitano, potenziare gli strumenti di partecipazione e di controllo, è la nostra scelta di campo, una scelta in cui si coniugano le parole democrazia, autonomia, solidarietà, partecipazione, sostenibilità ambientale e sociale delle scelte fatte.
Favorire la partecipazione dei cittadini vuol dire coinvolgerli direttamente nelle scelte che li riguardano, costruire con loro una relazione stabile, caratterizzata da una comunicazione continua, dalla condivisione di visione e obiettivi, dalla comprensione dei meccanismi che stanno dietro la vita quotidiana della collettività.
In questa prospettiva, la trasparenza dell’azione amministrativa diventa uno strumento fondamentale e imprescindibile per favorire la partecipazione dei cittadini e per sviluppare la loro fiducia nei confronti delle istituzioni locali.
Uno dei progetti che cercheremo di mettere in pratica sarà quello di un grande ammodernamento infrastrutturale della macchina informatica della amministrazione comunale, passando per l’utilizzo di software liberi e open. Questo garantirebbe due grossi vantaggi:
Questo comporterebbe scelte orientate non solo al risparmio, ma anche allo scambio, all’efficientamento, alla produzione di soluzioni che non mirino al profitto di pochi ma all’efficienza per tutti. Questa opzione, quindi, consentirebbe sia un vantaggio pressoché immediato, sia uno di prospettiva, con il quale immaginare una città diversa che si dota anche di strumenti apparentemente solo “tecnici” che, invece, possono contribuire a disegnarne una visione più complessivamente partecipativa.
le tecnologie libere e open si sono sempre più imposte, in larga misura sono già utilizzate, proprio mentre scriviamo, in Schleswig-Holstein, ovvero un intero stato tedesco, con tre milioni di abitanti, si sta passando alla capillare migrazione verso sistemi operativi e software completamente liberi con un piano triennale che dovrebbe portare al 2025 a non avere più alcun software proprietario in tutte le aree della pubblica amministrazione.
Ecco cosa vogliamo per Messina, una modernità vera, pratica, tangibile, aperta, economicamente conveniente, libera. Contro tutti i proclami di modernismo che passano avveniristiche cattedrali nel deserto che non porterebbero che distruzione del territorio e definitiva perdita di risorse, noi vogliamo portare a compimento scelte che consegnino una città a misura di tutti e tutte, che parlino di libertà sin dall’ingresso in un qualunque ufficio comunale.
3.1 DECENTRAMENTO, VILLAGGI, QUARTIERI
Negli ultimi 40 anni i quartieri “periferici” messinesi, che sono tali in senso sociale e non solo geografico, si sono configurati come luoghi separati dal resto della città. Questi quartieri sono vere e proprie “città nella città”. Ma sono anche città senza “funzioni”, a parte naturalmente quella contenitiva. Sono cioè aree sprovviste di servizi, da quelli pubblici ai negozi, e che espongono dunque la popolazione agli svantaggi derivanti dalla distanza. Svantaggi che si accrescono o riducono con l’età delle persone e col possesso o meno di mezzi privati di trasporto. Ciò che genera un sovrappiù di effetti di matrice ambientale sul resto della città in termini di traffico stradale, parcheggi, inquinamento e incidenti.
Messina ha inoltre numerosi villaggi collinari e marittimi, da sud a nord della città, con una propria storia e identità, che hanno problematiche e risorse peculiari rispetto al resto della città, e che spesso si sono sentiti trascurati dal governo cittadino.
I Quartieri, oggi Circoscrizioni, sono nati con l’idea di avvicinare le istituzioni locali ai cittadini, la prima linea capace di dare risposte immediate alle esigenze della popolazione.
L'assenza di un vero decentramento amministrativo è stata la causa principale della richiesta di referendum per la secessione di alcuni villaggi, pronti a unirsi in un nuovo comune "Montemare", ma è un disagio che riguarda l'intero territorio cittadino.
Questo sentimento di abbandono e frustrazione per l’assenza di servizi essenziali, avvertito da tantissimi nostri concittadini, è stato aggravato dalla scelta di ridurre il numero delle circoscrizioni a sei nel lontano 2005, procedendo a una suddivisione del territorio e della popolazione non del tutto congrua e talvolta non chiara.
Sebbene sia estremamente difficile procedere a un completo decentramento, trasformando le Circoscrizioni in vere municipalità, tuttavia si può fare molto: bisogna integrare le dotazioni organiche dei quartieri con figure tecniche che risultano carenti; ampliare i servizi di base; potenziare le dotazioni infrastrutturali e tecnologiche; fare opera di sensibilizzazione perché venga riconosciuto il ruolo politico dei consiglieri per quello che riguarda intanto le funzioni consultive e propositive; avviare un trasferimento di funzioni delegate alle diverse circoscrizioni. Bisogna:
I nostri villaggi custodiscono tesori d’arte di cui, come istituzioni e liberi cittadini, dobbiamo prenderci cura per valorizzarli e farli conoscere attraverso un percorso storico-culturale, così da attivare un circuito virtuoso di attrazione turistica.
Dobbiamo valorizzare il rapporto cultura-città-periferie, costituendo eventualmente idonee strutture politiche e amministrative, allo scopo di riconoscere a ogni quartiere e villaggio le proprie specificità e i punti di forza per arrivare al superamento (culturale ed urbano) del concetto di "Periferia",rendendo Messina una città "Policentrica'', mediante la valorizzazione di ogni luogo del territorio.
Questo tema pervade tutto il nostro programma: la concezione della città, della mobilità, dell’urbanistica, dei servizi sociali e amministrativi, del diritto alla casa, ecc. è sempre finalizzata al superamento del concetto di periferia come luogo di marginalità.
Noi pensiamo che si debba tornare a coinvolgere quartieri e villaggi nelle scelte di governo della città. Perché questo avvenga è necessario ricostruire una rete di spazi dove la decisione si possa formare, dove i cittadini possano tornare ad incontrarsi, svolgere attività culturali, manifestare le proprie idee, i propri progetti, confrontarli. Il nostro slogan sarà DECIDE LA CITTA’. Immaginiamo di mettere in rete tutte le realtà associative che già svolgono la loro attività in quartieri e villaggi e di creare dei punti di aggregazione dove questi non ci sono già. L’obiettivo è dare vita a spazi sociali che consentano a tutti di confrontarsi, di dire la propria, di potere esprimere il proprio punto di vista anche sugli aspetti legati agli investimenti pubblici affinché il Bilancio partecipativo, a volte agitato come una bandierina da mostrare nei giorni di festa, diventi democrazia reale, democrazia dal basso. Questa iniziativa verrà avviata fin dai primi giorni dell’insediamento e prenderà il nome di Rete dei Luoghi dell’Autogoverno e assumerà il ruolo di carattere distintivo della nostra pratica democratica.
Stato e Regione Siciliana invece di fare propaganda con lo spauracchio di grandi opere inutili devono investire sulla grande bellezza dello Stretto, del sistema collinare, dei nostri boschi, della storia e della cultura che abitano a queste latitudini, ma anche di quelle strutture di prossimità davvero utili per l’economia e per la qualità della vita: strade, ferrovie, scuole, ospedali, la valorizzazione delle nostre colline, il risanamento delle periferie degradate, la prevenzione del rischio sismico, la manutenzione del territorio e dei centri abitati, ecc. Come Amministrazione ci impegniamo ad attenzionare le seguenti tematiche e a realizzare gli interventi conseguenti:
4.1 IL PAESAGGIO
Riconsiderare la centralità dei territori si traduce nella interpretazione dello spazio, la sua vivibilità e la conseguente applicazione di una intensa azione politico amministrativa, l'ambiente in cui esaltare e rendere identificabili caratteristiche e peculiarità.
Lo stretto di Messina, inteso in modo ampio come l'area maremontana racchiusa nel comune della falce, è il luogo dell'identità, del riconoscersi, il luogo per molti dove proiettarsi come comunità. Una porzione territoriale siciliana ben individuabile sotto il profilo geografico e morfologico, dove il rapporto mare colli è inscindibile.
Esso è parte della centralità mediterranea, una centralità che ha vissuto alterne vicende storiche e subito catastrofi naturali epocali, attraversato momenti di caduta e rinascita; il rimescolare delle vicende, tragiche e non, ha reso questo luogo, questi paesaggi distinguibili e riconoscibili.
Lo stretto, I suoi colli I suoi panorami basterebbero da soli ad indirizzare coloro che ci vivono e coloro che amministrano la cosa pubblica ad assumersi la responsabilità di preservare, valorizzare, esaltarne la bellezza, eppure tanti cittadini ed altrettanti amministratori, sino ad adesso, hanno voltato le spalle a tutto questo, trascurando quello che hanno a portata di mano, relegando nell'oblio il luogo dei sentimenti. Ma è certo che tutto ciò ha da sempre appassionato tanti altri che non riescono a restare insensibili alla bellezza, alla complessità di paesaggi unici e questo farà sì che donne e uomini che abitano, vivono sulle sponde dello stretto o sulle pendici dei suoi colli prenderanno in carico la responsabilità di consegnare alle future generazioni un luogo bello, attraente e vivibile.
Dal dopo guerra sino ai nostri giorni si è verificato una sorta di corto circuito in cui abitanti e spazio hanno rotto il patto della naturalità e della vivibilità, molti luoghi sono sfregiati e mortificati da speculazioni edilizie su larga scala, alcuni ambienti sono irriconoscibili e l' insensibilità di molti e di coloro che avrebbero dovuto gestire la cosa pubblica ha contribuito a trasfigurare in parte l'ambiente circostante, forse non irrimediabilmente.
Ma da adesso s'impone una inversione in direzione del recupero del paesaggio inteso come luogo di interrelazione tra umani e luogo naturale. Vivere i luoghi non può prescindere dall'azione amministrativa, cioè da scelte che vadano inequivocabilmente nella direzione della considerazione degli spazi, della loro natura e del rapporto tra essi e l'agire umano. Messina è un luogo da maneggiare con cura, dove il ponte sullo stretto ed altre mega strutture dal forte impatto territoriale non hanno posto, è necessario ripartire dai paesaggi e dalla codificazione di essi in senso sostenibile, un luogo dove stringere un nuovo patto tra abitanti e territorio. La difesa dei territori è un atto democratico in cui si applica una politica comunitaria, inclusiva, intergenerazionale in cui tutti si possono identificare.
4.2 Il Territorio a rischio idrogeologico e il “Piano Colline”..
Secondo Giuseppe Giaimi, ex capo dell’Ispettorato Forestale di Messina, il grave pericolo di esondazioni che corre Messina in caso di piogge critiche, che sono purtroppo sempre più violente, come ci ricordano le continue bombe d’acqua di questi anni, non bastano a far scattare l’allarme rosso. A Messina il pericolo è reso reale e assai probabile a causa di due condizioni specifiche:
la vicinanza dei Monti Peloritani protesi sulla città, e i numerosi corsi d’acqua che l’attraversano, che sono stati gradualmente coperti a partire dagli anni ’30 del secolo scorso.
Gli imbocchi dei torrenti costruiti a monte all’atto della copertura sono insufficienti, basterebbe un tronco d’albero o un qualsiasi oggetto ingombrante per ostruire del tutto tale passaggio,e un’onda di piena di una certa consistenza arrecherebbe conseguenze catastrofiche.
Ma a preoccupare ancora di più sono le vallate a rischio idrogeologico, come la vallata di Santo Stefano, indicizzata al massimo rischio sulla scala di pericolo, R4. La mancanza di una vera via di fuga, valutiamo difatti insoddisfacente quella proposta dall’amministrazione uscente, comporta il rischio di una catastrofe simile a quella di Giampilieri del 2009.
Ma i torrenti sono anche vittime di una violenza perpetua delle matrici ambientali, vedi il torrente Pace. In piena ZPS si va delineando l’allargamento di un progetto dell’area di trattamento della differenziata nonostante le criticità segnalate.
Montagne sventrate, fabbriche di catrame, un continuo andirivieni di mezzi pesanti in quella che dovrebbe essere una delle zone più protette della nostra città.
Già all’indomani della tragica alluvione del settembre 1998 che colpì l’Annunziata uccidendo quattro persone, il Prof. Salvatore Tignino aveva sottolineato la necessità di affiancare al PRG un “Piano Colline” che deve recepire lo studio agro-forestale e quello geologico della Regione, e prevedere l’attuazione di misure atte a salvaguardare il territorio collinare retrostante la città.
Riportiamo di seguito i contenuti essenziali della sua proposta, che riteniamo sostanzialmente ancora attuale perché corretta e mai realizzata.
Il “Piano Colline” deve contenere norme generali che abbiano lo scopo di programmare la difesa del suolo, la regolazione delle acque. Deve contenere altresì una seria programmazione della diffusione del verde, sono infatti le piante la componente fondamentale per la salvaguardia del suolo e la regimentazione delle acque.
Vi sono numerosi interventi minimi, affermava Tignino, che si possono realizzare con spese limitate:
Urge un piano d’azione teso a riqualificare il territorio, di valutazione del reale rischio idrogeologico concertato con Regione e protezione civile.
Urge lo spostamento in un’area industrializzata dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Pace e il ripristino dei luoghi.
4.3 Il Piano Forestale e il rischio incendi.
Ci avviciniamo all’estate, e già in molte parti d’Italia sono cominciati i roghi che distruggono così tanta parte del nostro patrimonio boschivo. La Sicilia e in essa la nostra provincia pagano ogni anno un prezzo altissimo al fuoco, quasi sempre appiccato da piromani, spesso mossi da interessi speculativi.
La legge regionale 16/96, più volte modificata da diverse normative, tra cui in particolare la L.R. 13/99 e la 14/06, prevede che “La Regione valorizza le risorse ambientali per lo sviluppo sostenibile del territorio ed il miglioramento della qualità della vita della popolazione, […] la prevenzione delle cause di dissesto idrogeologico, la tutela degli ambienti naturali, del paesaggio e degli ecosistemi, la ricostituzione e il miglioramento della copertura vegetale dei terreni marginali [...];
2. La Regione persegue la difesa dagli incendi del patrimonio forestale regionale, dei terreni agricoli, del paesaggio e degli ambienti naturali.”.
Bisogna pretendere la redazione di piani regionali per la prevenzione e la difesa dei boschi dagli incendi che prevedanotra l’altro: il potenziamento e l’estensione dei centri operativi, la realizzazione diffusa di serbatoi d’acqua, fasce tagliafuoco, l’attuazione di opere selvicolturali...
Il fuoco desertifica il terreno distruggendo la vegetazione, e il terreno a questo punto non è più in grado di trattenere né assorbire le acque piovane le quali, presentandosi in forma di “bombe d’acqua” a causa dei cambiamenti climatici, provocano le alluvioni.
Bisogna fermare questa spirale viziosa, bloccando le mire speculative spesso a base degli incendi, in primo luogo rendendo operativo il catasto degli incendi, la cui normativa pone precisi vincoli temporali alla possibilità di realizzare determinati generi di attività nelle aree interessate dagli incendi. Per l’apposizione dei suddetti vincoli la legge stabilisce che i Comuni provvedano al censimento, tramite apposito catasto, dei soprassuoli già percorsi dal fuoco.
Accanto al contrasto della speculazione edilizia bisogna anche porre in atto le necessarie misure per prevenire i danni provocatidai pascoli abusivi o comunque quelle pratiche legate all’agro-pastorizia che un tempo potevano avere una loro logica ma oggi, impattando un territorio molto più fragile, possono provocare danni ingenti.
Infine va ricordato che il Comune è il soggetto forse principale del sistema di protezione civile, basato in larga misura su strutture del volontariato, e deve incrementare i propri investimenti in risorse umane, tecniche e nella formazione degli addetti.
4.4 La tutela delle spiagge.
4.5 Recupero dei terreni incolti e cura degli animali.
Si può coniugare il tema della manutenzione del territorio con quello della creazione di nuove/antiche opportunità di lavoro. Ci impegniamo ad aprire bandi di affidamento di terreni incolti e in disuso da più di 10 anni, recuperare ruderi da vendere a un prezzo simbolico a giovani e disoccupati per promuovere lo sviluppo agroalimentare. Verranno forniti semi e incentivata la coltivazione di piante tradizionalmente coltivate sul territorio. Con particolare attenzione allo sviluppo di colture ad alto valore di consumo, quali ulivi e vitigni.
È realizzabile un progetto caratterizzato in particolare dall’idea di “frutteto diffuso”, che si propone di contribuire al recupero delle terre incolte attraverso i seguenti interventi:
Occorre individuare terreni con caratteristiche adatte a vitigni e affidarle a Cooperative agricole anche con canoni simbolici, se hanno un proprietario il Comune può contribuire all'affitto dei terreni.
Sfruttare terreni già esistenti con agrumeti e frutteti abbandonati a se stessi, rendendoli produttivi. Una soluzione che servirà anche a bonificare e riqualificare i vari terreni e favorire e creare Biologico a Kilometro zero. Tutto questo potrebbe dar luogo a piccole aziende e ottenere anche i marchi DOC. DOP. IGP.
Per i nostri amici animali prevediamo:
5. LA TRANSIZIONE ECOLOGICA
La tutela dell'Ambiente e della salute dei cittadini rappresenta un punto fondamentale del nostro programma amministrativo che opta per abbassare la circolazione dei mezzi ad alto tasso di inquinamento, proveniente dai loro gas di scarico durante i transiti nelle strade cittadine.
Sviluppo sostenibile significa mantenere una condotta responsabile che si traduce nel rispetto di un sistema di regole condiviso, che orienta il cittadino verso comportamenti critici e razionali su molti aspetti del quotidiano, tra cui l’abbattimento dello smog, delle polveri sottili prodotte in gran parte dai mezzi in circolazione.
5.1 Energia Rinnovabile e Mobilità Urbana.
L'Amministrazione comunale dovrà mettere in campo tutte le iniziative per contrastare il fenomeno degli sforamenti dei livelli delle polveri sottili.
Proponiamo la costituzione di un "Osservatorio permanente della Sostenibilità Ambientale" attraverso cui rendere conto alla popolazione dello stato di salute ambientale del territorio, dimostrando l’abbassamento dello smog e delle polveri sottili prodotte dai mezzi di trasporto pubblico e dalle auto municipalizzate. Esso sarà effettuato attraverso l'impiego di ausili elettronici di rilevamento dell’inquinamento atmosferico e interventi sul territorio della Polizia Municipale.
Il Comune di Messina è sviluppato lungo tutta una lingua di terra che comprende 54 chilometri di costa che va da Giampilieri Marina fino ad arrivare a Ortoliuzzo. Metteremo in campo una nuova visione per un superamento (culturale ed urbano) del concetto di "Periferia", rendendo Messina una città "Policentrica'', mediante una valorizzazione del trasporto,inserendo piccoli mezzi innovativi a trazione elettrica (una sorta di enjoy, il car sharing di alcune grandi città, ma a gestione comunale).
Per il raggiungimento del posto di lavoro, è in programma un'alternativa ecosostenibile ed efficiente: utilizzando fondi europei si mirerà a creare una capillare rete di trasporti pubblici, basata su mezzi elettrici che verranno ricaricati sfruttando le energie rinnovabili; inoltre verrà incentivato un uso massiccio della bicicletta a pedalata assistita per i piccoli chilometraggi e l'illuminazione pubblica sarà con tecnologie a basso consumo ed alto rendimento. Saranno sostituite tutte le lampadine dell'illuminazione pubblica con tecnologie a basso consumo o con sfruttamento di energie rinnovabili. Per ripristinare il dissesto del manto stradale già asfaltato saranno impiegati prodotti con materiali riciclati. Un importante progetto è l’istallazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici dell’ATM per ricaricare gli automezzi a trazione elettrica con il semplice impiego delle energie rinnovabili; inoltre verrà acquistato un parco biciclette elettriche comunali contrassegnate ATM; queste verranno ubicate in postazioni predefinite dove l’utente potrà utilizzarle per i piccoli chilometraggi o semplicemente all’uscita dal bus e pedalando fino a destinazione.
Con interventi mirati a favorire l’eco-sostenibilità, l’azienda ATM potrà rilevare una riduzione ulteriore dei consumi energetici andando anche a favore del patrimonio pubblico, riuscendo a potenziare il parco macchine con più bus elettrici, con un portafoglio derivato dai risparmi.
Verrà creata un’app dove poter mettere a disposizione di tutti i cittadini la possibilità di avere la tabella degli orari, delle fermate e vedere la posizione dell’autobus in tempo reale per capire se è in arrivo o se è ancora distante dalla fermata.
Immettere in rete le rilevazioni dei consumi energetici dell'ATM (ma anche illuminazione pubblica, Municipio, ecc.) e realizzare un cruscotto di monitoraggio in tempo reale.
5.2 Mobilità dei trasporti pubblici
Messina soffre da sempre della piaga della congestione stradale. Il nostro progetto è quello di fluidificare il transito nelle strade cittadine incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici ecosostenibili, potenziando il trasporto pubblico, innovando l'attuale parco dei mezzi esistenti, favorendo quelli a emissioni ridotte, in ottemperanza alle Direttive europee e ai conseguenti incentivi offerti.
Una rimodulazione intelligente della rete di piste ciclabili, che saranno percorse anche dalle biciclette comunali (piste dotate di illuminazione eco sostenibile ad energia rinnovabile), sarà un provvedimento indispensabile per ridimensionare il flusso di mobilità e di traffico cittadino, incentivando l'utilizzo di mezzi a bassissimo impatto ambientale.
Sarà previsto un protocollo d’intesa tra il Comune, l’ATM e i comuni limitrofi, che prevederà un piano di mobilità sostenibile con particolare attenzione a promuovere l'uso della bicicletta, assieme all’uso dei mezzi pubblici e del treno.
Sempre con l’ATM verrà studiata la realizzazione di una postazione pilota per il servizio di Bike-sharing per il mantenimento continuo della autonomia delle batterie delle biciclette elettriche, tramite un hub creato solo per la gestione delle batterie e un furgone con personale, assunto regolarmente con contratto, che si occuperà della manutenzione e sostituzione degli accumulatori a tutte le biciclette comunali sparse per la città.
6. BENI CULTURALI, PAESAGGISTICI E PROMOZIONE TURISTICA
Avvertiamo l’esigenza di rilanciare la città da un punto di vista delle attività culturali, del turismo e dello sport, attraverso l’implementazione di una serie di azioni che includono:
Per quel che riguarda la questione Beni Culturali, è bene rammentare che Messina dispone di un ricchissimo patrimonio archeologico, architettonico, monumentale e paesaggistico, ad oggi, però, solo una piccolissima parte di esso risulta pienamente fruibile dai cittadini e valorizzato. Da un punto di vista concettuale, l’intento è quello di avviare un’azione sistematica di valorizzazione che consiste nel restituire a tali risorse il valore storico e culturale che meritano e nell’innescare intorno ad esse un meccanismo economico che ne consenta la sostenibilità a lungo termine. In tal senso, punteremo alla promozione di interventi che soddisfino le esigenze della cittadinanza ma anche del flusso turistico ordinario e crocieristico.
Il passo preliminare a questa operazione deve consistere nel censimento e mappatura digitale di tutti i luoghi di interesse storico che insistono sul territorio comunale e nell’area urbana. Tali dati serviranno ad implementare un’applicazione e un sito web che serva a promuovere l’asset culturale cittadino (anche attraverso canali social).
Per quel che riguarda il patrimonio architettonico, un’attenzione particolare meriterebbero, in questa azione, i numerosi edifici storici ubicati nel centro storico: il forte San Salvatore, localizzato nella zona falcata, le mura di Carlo V, i forti (Gonzaga, Ogliastri, San Jachiddu, Vivonne etc.) e la chiesa della Badiazza. Ricordiamo inoltre la necessità del recupero di Villa De Gregorio con la magnolia di Giostra e dei resti del convento di S. Maria di Gesù superiore a Ritiro.
Per quel che riguarda quello archeologico, disponiamo di tutta una serie di siti riportati alla luce nel corso di scavi di emergenza, che risultano inglobati all’interno di edifici attuali (es. tomba a camera di età greca sotto le scalinate Caserma Zuccarello, area di Palazzo Colapesce e presso la Banca Credito peloritano, corso Cavour) e che sono inaccessibili; mentre i pochi siti visibili a cielo aperto versano il più delle volte in uno stato di incuria determinato dall’assenza di attività di manutenzione: un esempio eclatante sono gli scavi della chiesa medievale di S. Giacomo, alle spalle della Cattedrale e l’area archeologica situata nel cortile interno di Palazzo Zanca, che dispone di un importante antiquarium.
Oltre ai luoghi culturali potenzialmente visibili, esiste anche un gran numero di siti che giacciono sepolti nel sottosuolo o che sono stati andati distrutti nel corso dei secoli. Un’ulteriore azione complementare potrebbe consistere nel recuperare e valorizzare questi “luoghi della memoria”, mettendo dei pannelli con rimandi multimediali, nei punti in cui questi si trovavano.
Per ciascuno di questi siti, prima della riapertura al pubblico, potrebbero essere installati dei pannelli esplicativi integrati da QR code, dove, anche da un semplice smartphone si possa accedere a tutte le informazioni, fotografie e ad una visita virtuale dei siti.
L’idea è inoltre quella di creare un percorso guidato (con cartelli e linee o altri indicatori di direzione) volto ad aiutare i turisti a raggiungere i vari luoghi di interesse della città.
Per realizzare tali obiettivi si rende comunque necessario un dialogo con la Soprintendenza, cui spettano gli oneri della tutela.Il problema della gestione dei siti da mantenere aperti, potrebbe essere risolto mediante l’affidamento a cooperative/associazioni culturali attraverso manifestazioni di interesse. Il supporto economico per programmi di questo genere potrebbe provenire da specifici fondi europei legati allo sviluppo culturale o da quelli stanziati nell’ambito del PNRR.
Un’altra questione che si pone è quella della possibilità di sfruttare, da parte del Comune, delle agevolazioni per la riqualificazione del patrimonio architettonico comunale (bonus 110%).
Un focus particolare meritano i resti del forte “Vivonne”, ubicato all’estremità orientale della spianata dei Cappuccini all’interno dell’attuale parco Aldo Moro.
Si tratta di una grande area verde (14.000 m2), ceduta gratuitamente nel 1949 all’INGV da parte del Comune per la realizzazione di un centro di eccellenza che non ha, di fatto, mai visto la luce. A seguito di un accordo siglato tra lo stesso ente e l’ex sindaco Accorinti, parte dell’area, tra cui la zona dove su cui ricadono dei “ruderi a valenza architettonica”, viene restituita in comodato d’uso gratuito per 29 anni ai fini di crearne un parco urbano fruibile dalla cittadinanza (mai realizzato per mancanza di fondi). Successivamente, viene inserita all’interno del programma finanziato “ForestaMe” da parte dell’amministrazione De Luca, che ha previsto di restituirla alla città entro l’estate 2022. Di fatto, ancora oggi, l’area risulta in pessimo stato e chiusa al pubblico.
I ruderi attualmente visibili nella parte localizzata più a valle si riferiscono ad un fortino a pianta quadrangolare (14x18 m circa) la cui realizzazione è da inquadrarsi nell’ambito della rivolta antispagnola scoppiata a Messina tra il 1674 e il 1678.
La proposta è quella di inserire i resti del fortino all’interno del piano di riqualificazione delle aree culturali della città, dotandolo di un percorso di fruizione corredato di illuminazione notturna e pannelli informativi visibili anche dalla strada. La realizzazione di tale punto è però fortemente connessa con la messa in sicurezza e l’apertura al pubblico dell’intero parco.
7. ARTE E CULTURA
La cultura, e la possibilità di fruire di essa, dev’essere considerata come un servizio pubblico che il Comune deve promuovere e tutelare. Molti quartieri cittadini, molte periferie della città sono spesso aree dormitorio sprovviste di tutto. Ed è soprattuttoin queste aree che l’arte può e deve manifestarsi nella sua azione emancipatrice.
In tal senso è indispensabile agire sul piano della salvaguardia delle piccole realtà già esistenti, fatte di teatri, sale cinematografiche indipendenti e associazioni, allo stesso tempo lavorare per istituire un sistema pubblico di Presidi Culturali Territoriali gestiti dalle professionalità locali.
L’azione su questo fronte deve includere la concessione di luoghi di aggregazione in cui possano essere svolte attività ricreative e culturali autonome, sporadiche e spontanee.
Inoltre è necessario coinvolgere la cittadinanza, il tessuto associativo, il mondo universitario e l’imprenditoria locale per la realizzazione di progetti di promozione delle attività culturali e la programmazione di un cartellone artistico su base stagionale.Questo deve includere non soltanto piccole manifestazioni da svolgersi presso i principali luoghi di aggregazione (piazze cittadine, PalaCultura etc.), ma anche grandi eventi (es. i concerti al San Filippo).
7.1 Lo Stato dell’Arte
E’ inutile sottolineare quanto, più che mai in questi anni, gli effetti del covid abbiano agito da mannaia attraverso un’ indifferenza e uno scandaloso silenzio sulle sorti di tale categoria.
Troppo spesso il lavoro di chi opera in questi settori legati al teatro e all’arte in generale viene considerato vacuo orpello sul vestito della domenica delle istituzioni, quando non è funzionale al mero profitto nella mentalità neoliberista in cui tutto ha un valore economico.
Occorre riconsiderare questo lavoro indispensabile ad una società che si vuole dire civile, occorre dare dignità ai lavoratori e alle lavoratrici che si occupano di arte, immaginando un’operazione capillare e osmotica tra gli artisti e tutti gli ambiti sociali.
Tanti sono i professionisti del settore artistico che hanno scelto di lavorare sul territorio, creando realtà culturali di grande spessore.
Attrici e attori, registi, saltimbanchi e maestranze, danzatrici e danzatori, coreografe e coreografi, musicisti e musiciste, compositori e compositrici, drammaturghi e drammaturghe, videoartist, light designer, pedagoghi e pedagoghe, critici e storici dell’arte che hanno scelto di lavorare sul territorio e per il territorio, mettendo a disposizione la loro esperienza e la loro professionalità, facendo formazione alle nuove generazioni, dando vita ad eventi artistici ( festivals, rassegne, residenze, concerti, laboratori permanenti, conferenze ecc.) che hanno dato a Messina una credibilità artistica ad oggi riconosciuta sul territorio nazionale e internazionale.
Tutto questo è avvenuto nella quasi costante e totale indifferenza delle istituzioni (fatto salvo qualche sporadico illuminato momento di ascolto) e nella totale assenza di un Ente Teatro che finge di disconoscere l’elevato valore culturale di quanto tessuto da questi professionisti in anni di silenzioso, faticoso, meticoloso lavoro in questa città.
Messina, il suo bagaglio artistico e il suo anelito al bello chiede di essere guardata, riconosciuta e valorizzata. Bisogna ascoltare e trovare un’interlocuzione attenta con i giovani che ci guardano muti, che urlando raccontano la loro eccedenza dando disperatamente voce ai loro legittimi bisogni. E’ nostro dovere dire loro che questo mondo, questa citta può farsi, malgrado tutto, fucina di bellezza.
7.1.1 I Luoghi e i Non Luoghi
7.1.2 I Bisogni
Le compagnie teatrali, gli artisti e le artiste, i collettivi hanno bisogno dell’assegnazione di spazi dove poter lavorare.
8. I GIOVANI
Nella nostra città troppi bambine e bambini, ragazze e ragazzi, vivono in condizioni di difficoltà economica, o sperimentano forme di disagio ed emarginazione legate all’assenza di servizi, all'isolamento dovuto al tipo di abitazione e alla mancanza di luoghi di incontro e socializzazione.
La pandemia ha rappresentato un ulteriore ostacolo e ha fatto sorgere nuove fragilità e amplificato le vulnerabilità pregresse. per questo sogniamo una città dove i più piccoli abbiamo spazi e tempi per una libera circolazione e per il gioco, servizi sanitari ed educativi, un ambiente sano, opportunità culturali e di espressione fondamentali per la formazione e la partecipazione di tutte e tutti.Più spazi dedicati agli adolescenti e ai ragazzi per fornire luoghi di aggregazione in cui possano organizzare in modo autonomo attività ricreative e culturali.
In questi anni non c’è stato dialogo con il mondo giovanile. Da oggi bisogna costituire la Consulta dei Giovani come organo consultivo del Consiglio Comunale.
Ci impegniamo a facilitare l’organizzazione di eventi pubblici, stipulando convenzioni dirette con i service audio di Messina e mettendo a disposizione arredi e attrezzature per spettacoli in linea con le normative di sicurezza vigenti.
Risposte al mondo dei ragazzi possono nascere creando una sinergia sempre più forte con l’Università, nella logica di condividere progetti e spazi cittadini che possano anche diventare spazi di studio e incontro per gli studenti universitari.
Spazi di aggregazione distribuiti nella città e nelle aree verdi potranno essere realizzate anche tramite nuovo arredo urbano, come panchine e palestre a cielo aperto.
Potenziare i cinema e i teatri come luoghi di eventi rivolti ai giovani, alle famiglie, alle scuole e come spazio a disposizione per iniziative culturali auto gestite dalle associazioni giovanili
9. SPORT
Vogliamo rinforzare le sinergie con le associazioni sportive per promuovere la cultura dell’attività sportiva come stile di vita sano per tutti i cittadini, e per consentire ai cittadini di ogni età e in particolare a tutti i giovani e bambini di fare sport.
Questo può avvenire anche tramite la collaborazione con il Centro Universitario Sportivo e con tutte le associazioni sportive del territorio, per la realizzazione e la gestione di nuovi impianti sportivi e per l’ampliamento dell’offerta sia per lo sport ricreativo, sia per quello agonistico, per gli studenti e per i cittadini. Sarà importante creare una regia forte a livello cittadino che metta in rete tutti gli spazi sportivi disponibili, compresi quelli delle scuole, in modo da garantire un’ampia offerta sportiva distribuita su tutti i quartieri.
Altro punto importante sarà la realizzazione di percorsi di running nei quartieri cittadini e la dotazione di infrastrutture (bagni, WIFI, ecc..) nei percorsi più frequentati dei parchi cittadini.
Ciò può concretizzarsi nella realizzazione di aree attrezzate ad accesso libero per attività sportive, sul modello delle palestre all’aperto presenti ormai in molti comuni. Tali aree potrebbero essere dislocate in molti punti della città (lungomare Ringo, piazzole adibite a parcheggio poste lungo la pista ciclabile, Passeggiata a mare, villa Dante, zona falcata, Contesse etc.). Potrebbero essere intercettate aree abbandonate o dismesse da riqualificare per questa funzione. Tale azione deve inoltre prevedere un’opera di manutenzione, cura e riqualificazione degli impianti sportivi comunali (piscina, l’Ex-Gil etc.)
10. LE SCUOLE
È necessario rafforzare il servizio di asili nido, insufficiente in termini quantitativi rispetto alle richieste delle famiglie: aumentare i posti disponibili nei servizi del Comune; ripensare alla collaborazione con gli asili nido privati convenzionati, a patto che ci sia convergenza di obiettivi e metodi educativi con il servizio pedagogico comunale.
L’amministrazione comunale svolge un ruolo fondamentale di coordinamento territoriale degli Istituti Comprensivi nell’ambito dell’edilizia scolastica, della progettualità e dell’assistenza alla disabilità. Occorre quindi prestare la massima attenzione al patrimonio edilizio, reperendo le necessarie risorse per la messa in sicurezza, la manutenzione ordinaria e straordinaria, e procedendo all’efficientamento energetico.
Puntare ad avere sul nostro territorio comunale sedi scolastiche moderne con strutture (sportive e/o polifunzionali) disponibili anche per i cittadini in orario extrascolastico.
Gli edifici scolastici devono infatti sempre più diventare luoghi di aggregazione e patrimonio disponibile per la comunità. In collaborazione con gli Istituti comprensivi e gli enti e le associazioni di volta in volta interessate verranno portate avanti e supportate iniziative di tipo ludico, educativo e sportivo aperte alla città.
Grande attenzione verrà posta all’assistenza alla disabilità a scuola, tema sul quale bisogna realizzare una forte sinergia tra Amministrazione Comunale e Istituti comprensivi.
Verranno inoltre potenziati i percorsi di mediazione culturale a scuola, che svolgono un ruolo fondamentale per l’integrazione.
Partnership con le istituzioni di prossimità territoriale (le circoscrizioni) al fine di organizzare dei percorsi turistici per sponsorizzare i forti umbertini e altri siti artistici di grande pregio.
11. DIRITTO ALLA CASA, DIRITTO ALLA CITTÀ.
Messina è una città dominata dalla rendita fondiaria, plasticamente rappresentata dai 30.000 alloggi vuoti. Le case sfitte e le palazzine che hanno aggredito le colline della città sono il simbolo della crisi delle politiche sociali e dell'edilizia residenziale pubblica.
La lettura delle linee guida per il PRG della città rende evidente il ruolo gregario degli apparati pubblici in questo violento processo di espropriazione del territorio e della ricchezza sociale, in cui è stata volutamente gonfiata la prospettiva demografica (ipotizzando 500.000 abitanti) per fare spazio alla costruzione di oltre 20.000 vani tra il 2000 e il 2010.
Il ciclo costituito da abusi e sanatorie è stato finalizzato al consenso, allo scambio politico-clientelare e, infine, a far “cassa”. È una dialettica che ha coinvolto le burocrazie (specie quelle di livello locale: ossia gli uffici tecnici, urbanistici etc.), e che ha prodotto dei costi elevati in termini ambientali e di sicurezza divenuti particolarmente evidenti negli ultimi decenni.
La questione urbana è inscindibile dalla questione sociale:masse di salariati, di disoccupati e di giovani vengono totalmente esclusi dal diritto alla casa mentre vedono sorgere accanto a loro migliaia di manufatti. Si è consolidato in tal modo il processo per cui una vasta manodopera ha costruito in gran numero case a cui non ha potuto accedere, mentre i figli della classe media, provvisti di risorse culturali ed economiche di origine familiare, sono emigrati investendole altrove, lasciando vuote e invendute le nuove case.
La speculazione edilizia, creata dal rapporto malato tra il potere politico/amministrativo e quello economico, ha determinato la cosiddetta città diffusa che ha saturato i pochi vuoti urbani rimasti. Osserviamo le seguenti contraddizioni:
Il diritto alla città che noi rivendichiamo consiste nell’intraprendere un percorso teso a ridurre le diseguaglianze sociali e i loro effetti, recuperare, riqualificare e rendere pienamente vivibili i quartieri e i villaggi, configurati oggi come luoghi separati dal resto della città, costituire un città policentrica in cui tutti abbiano la possibilità di accesso al verde, ai servizi, alle attività commerciali
Oggi denunciamo un’operazione politica il cui vero scopo non è “assegnare case” ma il tentativo di costituire surrettiziamente un blocco sociale clientelare a sostegno dell’Amministrazione uscente. Tale operazione non è destinata a invertire la rotta rispetto ai processi sopra indicati ma, al contrario, a consolidarli.
Oggi la sfida della precarietà del lavoro, del reddito e della casa richiede nuove risorse nell’edilizia popolare pubblica e la salvaguardia delle grandi fasce di popolazione colpite dalla crisi, attraverso una rigenerazione urbana che metta al centro i bisogni e non la rendita:
La nostra idea in campo urbanistico e abitativo consiste innanzitutto nel recupero dell'esistente, perché ci sono tante aree da recuperare e restituire al cittadino.
E’ possibile un grande piano di lavori nell’edilizia che non assuma i caratteri della cementificazione degli spazi pubblici in funzione della rendita privata ma sia di immediato interesse collettivo: prevenzione del rischio sismico; recupero del dissesto idrogeologico e messa in sicurezza del territorio; recupero, manutenzione e fruizione degli edifici pubblici abbandonati; interventi non invasivi di difesa, manutenzione e ripascimento delle coste; moltiplicazione dei luoghi di aggregazione, degli spazi verdi attrezzati e non, dei luoghi ove praticare sport a costo zero...
La nostra azione amministrativa si realizza attraverso questi progetti :
12. LAVORO
Viviamo in un contesto di altissima percentuale di disoccupazione, soprattutto femminile e giovanile. Tutti i settori economici, compresi quelli pubblici, sono fortemente interessati dal fenomeno del precariato. Il ricorso al lavoro nero, specie in edilizia e nella piccola distribuzione al dettaglio è molto intenso. Assistiamo in tutto il meridione a una ripresa dei tassi migratori e Messina non fa eccezione. L’elevata percentuale di disoccupazione, precarietà e la diffusione del lavoro nero, determina una società con forti disuguaglianze nella distribuzione del reddito, incide negativamente sul livello dei servizi, demotiva gli studenti impegnati in percorsi formativi che percepiscono sganciati da reali sbocchi occupazionali.
Le città, e quindi i Comuni, sono un importante elemento di creazione di offerta di lavoro e hanno numerose competenze che incidono sullo sviluppo produttivo e quindi sui livelli occupazionali. Pensiamo a quelle in materia urbanistica, di lavori pubblici, edilizia scolastica, servizi sociali, igiene ambientale, al turismo e alla cultura, alle specifiche attribuzioni in materia di attività produttiva e in particolare al commercio.
Il Comune è anche un importante datore di lavoro, sia direttamente, sia attraverso le partecipate e i servizi in convenzione. Nel corso degli anni l’amministrazione che ha dato le dimissioni nello scorso febbraio e quella precedente hanno a più riprese raccontato che le misure a sostegno del riequilibrio finanziario del Comune di Messina avessero a che fare con i processi di razionalizzazione e riorganizzazione della macchina amministrativa. La verità è che i debiti che nei decenni le amministrazioni di centrodestra e centrosinistra hanno accumulato li stanno pagando prevalentemente i lavoratori.
Negli ultimi 10 anni il Comune di Messina ha perso circa 700 dipendenti e con una pianta organica di oltre 2000 lavoratori si trova oggi ad averne poco più di 1100. E’ questo l’unico vero risultato dei Piani di Riequilibrio che si sono succeduti. Nel 2013, infatti, si spendevano per il personale 71 milioni di euro. Il rendiconto 2020 riporta una spesa di 43 milioni circa. Il personale, insomma, è stato falcidiato dalle politiche di risanamento finanziario delle passate amministrazioni.
D’altronde è stato lo stesso De Luca a vantarsi, nella iniziativa dell’estate scorsa a Villa Dante nel corso della quale aveva presentato la sua Relazione sul terzo anno di sindacatura, del risparmio ottenuto attraverso la riduzione di 600 unità di personale impiegate a Palazzo Zanca. “Anche perché per pagare i debiti da qualche parte io i soldi li devo prendere”, aveva infatti concluso in quella occasione.
Tutto ciò ha, evidentemente, recrudescenze negative sui servizi (che sono ovviamente meno efficienti a causa della riduzione del personale), i consumi (causati dalla riduzione dell’occupazione) e la riscossione dei tributi (poiché si riduce il numero dei contribuenti, già pochi, in grado, anche se con difficoltà visto gli stipendi modesti, di pagare i tributi locali).
Tra le nostre priorità c’è l’inversione del processo di desertificazione del Comune. Bisogna che abbia fine la colpevolizzazione dei lavoratori. Bisogna valorizzare le competenze acquisite negli anni e bisogna tornare ad assumere. Senza lavoratori non si possono erogare servizi. Senza servizi i cittadini pagano a vuoto i tributi ed è l’economia cittadina nel suo complesso a risentirne.
La nostra attività nei si indirizzerà sulle seguenti linee guida:
Proponiamo di aprire uno sportello del Comune, sia fisico che virtuale attraverso un’app, che possa raccogliere le segnalazioni di abusi. Quindi di rendere operativo un protocollo già esistente con l’Ispettorato del Lavoro, per verificare le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro.
Bisogna porsi l’obiettivo dell’internalizzazione dei servizi e della stabilizzazione del personale assunto direttamente o meno dal Comune. Le aziende partecipate e la pubblica amministrazione devono lavorare con contratti dignitosi, senza subappalti e agenzie interinali.
Attivare servizi turistici patrocinati dal Comune in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina, con l’intento di creare posti di lavoro nella progettazione di una piattaforma online che incentivi il turismo tramite appositi pacchetti viaggio che coinvolgano attività alberghiere e di fornitura di servizi alle persone, tenute ad assumere-neo laureati e diplomati del settore.
In collaborazione con l’Università di Messina e di Reggio Calabria e gli istituti tecnico industriali, promuovere l’apertura di un polo di ricerca e sviluppo tecnologico dello Stretto che assuma neo-laureati, con il fine di costruire progetti atti a migliorare lo sviluppo post-industriale e l’efficientamento energetico dell’area.
Inoltre bisogna dare risposte ai tanti disoccupati di questa città: si tratta di costruire un serio ufficio progettazione per accedere a fondi regionali, ministeriali ed europei, per assumere stabilmente persone che possano essere impiegate nel ciclo dei rifiuti, nello spazzamento delle strade, nel verde pubblico, nei servizi sociali.
A tale scopo occorre infine costituire un Ufficio con propri fondi che si incarichi di raccordare e coordinare tutta l’attività comunale in relazione alle questioni economiche e occupazionali del Comune e che abbia anche potere d’intervento nelle questioni lavorative interne all’Ente e alle società ad esso collegate.
13. SERVIZI SOCIALI
Le persone e i loro bisogni sono al centro della nostra azione amministrativa.
Garantire il benessere delle persone significa capacità d’ascolto, offerta di servizi di qualità, coinvolgimento attivo nei percorsi di inclusione sociale. La nostra idea è quella di una città inclusiva, di un luogo accogliente capace di leggere i bisogni di ogni individuo e di costruire risposte personalizzate, attraverso un approccio improntato all’autonomia e non all’assistenzialismo, favorendo percorsi adeguati a questo obiettivo. Costruire una comunità solidale ed accogliente vuol dire mettere al centro il tema dei diritti e favorire la partecipazione di tutti; vuol dire restituire tempo alle famiglie con servizi di cura, anche con il contributo del volontariato. Alcune azioni possibili:
Articoleremo la nostra azione nelle seguenti 5 macroaree:
13.1 Servizi sociosanitari
Per quanto riguarda il primo punto si propone di istituire dei poli sociosanitari dislocati nei vari quartieri; composti da:
13.2 Servizi socioculturali
. Creazione di mense popolari periferiche, al fine di coprire il fabbisogno di tutta la cittadinanza sempre più vessata, economicamente parlando.
13.3 Disabilità e terza età
Creazione di uno sportello Informahandicap, nelle varie sedi circoscrizionali, che essendo gestito da personale con disabilità o handicap, avrà maggiori competenze per informare sulle differenti problematicità da loro riscontrate.
-abbattimento delle barriere architettoniche nelle scuole, negli uffici pubblici e privati e creazione di pedane in ogni spiaggia cittadina.
13.4 Elementi di politica sociale
13.5 Sostegno contro le discriminazioni di Genere
Donne, migranti, sex workers, badanti sono spesso vittime di forme di discriminazione legate al genere ma anche alla classe e alla provenienza geografica.
Pensiamo allora che il primo passo sia permettere a tutti quei soggetti tradizionalmente estromessi dalla visibilità e dalla parola di acquisire voce nello spazio cittadino.
Per questo ipotizziamo alcuni ambiti di intervento:
13.6 Messina una città Blu.
Un nostro impegno sarà realizzare l’attuazione del programma Regionale unitario per l’autismo di cui al comma 8 dell’articolo 25 della legge regionale 22 dicembre 200 n. 19.
Un progetto di vita tramite la scuola, le didattiche inclusive, gli interventi basati sulle tecnologie mediatrici dell’apprendimento e della relazione, la musicoterapia, la ippoterapia, le sinergie dell’ente locale e le associazioni del territorio, per fornire ai bambini, ai ragazzi e agli adulti con il disturbo dello spettro autistico prospettive di ricerca e di azione, finalizzate alla creazione di un modello virtuoso di comunità educante nell’ottica della creazione di un sistema formativo integrato.
Spazi da ricercare tra i beni comunali per le attività extrascolastiche e giornate di autonomia messi a disposizione dal comune.
Vogliamo creare un “sistema” cioè prenderci cura dei bambini, degli adolescenti e degli adulti con il disturbo dello spettro autistico di tutte le età, che potranno essere accolti negli spazi diurni individuati. Tutti i soggetti coinvolti in questo progetto di vita offriranno un servizio di informazione e accoglienza per le famiglie, per un’azione di consulenza e accompagnamento dal punto di vista psicologico, educativo, didattico e riabilitativo, riguardo tutti gli aspetti legati alla presenza di un familiare con disabilità intellettiva e relazionale quale lo spettro autistico. Bisogna fare fronte ai bisogni delle persone con autismo e di conseguenza dei loro familiari, fornendo un sostegno diretto e continuativo, in grado di favorire la crescita personale dei soggetti autistici e rinforzare le famiglie di questi. Per massimizzare l’efficacia sociale e culturale dell’azione deve essere previsto il coinvolgimento di tutte le realtà di riferimento, dai semplici cittadini alle istituzioni scolastiche, sociali e sanitarie. Dare piena attuazione alla legge n.112/2016, il “Dopo di Noi”.
14. IDENTITÀ E ACCOGLIENZA
Avere consapevolezza della propria storia, delle proprie radici e tradizioni, rivendicare la capacità di scegliere della nostra vita in contrapposizione a poteri ottusi, lontani e votati a garantire il profitto di pochi a danno dei molti, non significa cedere al populismo sovranista, al razzismo.
Noi siamo a fianco di tutti i Sud del mondo, dove la parola “Sud” non rappresenta solo, anche se spesso è così, una collocazione geografica, ma unisce idealmente tutti i popoli che in qualche misura sono stati penalizzati dalla globalizzazione.
Milioni di migranti fuggono non solo dalle guerre e dalle dittature, ma anche da paesi dove per ragioni economiche, sociali o climatiche è diventato molto difficile vivere, e quasi sempre la responsabilità è dello sfruttamento coloniale e neocoloniale delle risorse, operato in primo luogo dai paesi occidentali.
Queste persone in cerca di una vita migliore, in fuga da guerre, dittature e povertà, per noi sono un’occasione di confronto e di conoscenza, una possibilità di allargare i nostri orizzonti culturali, in quell’ottica di scambio di esperienze, culture e civiltà che da sempre hanno fatto del Mediterraneo un mare speciale. Nel quale certo le occasioni di conflitto non sono mancate, ma le rispettive culture si sono reciprocamente arricchite, nell’incontro tra nord e sud del mondo, tra occidente e oriente.
La storia della Sicilia presenta pagine incancellabili di confronto e convivenza tra diversi popoli, culture, religioni, che hanno fatto grande la nostra isola, terra di accoglienza posta al centro del Mediterraneo. Per questo proponiamo le seguenti azioni:
14.1 Inclusione
La città che vogliamo non conosce stranieri, si adopera per l’inclusione sociale e lavorativa di donne e uomini migranti, rafforzando i servizi destinati all’integrazione e prevedendo spazi di partecipazione e accessibilità.
14.2 Rappresentanza, Cittadinanza, solidarietà
sono spesso il bersaglio più debole della violenza di genere, di cui sono vittime sia nei loro paesi d’origine sia nei paesi di arrivo. per questo pensiamo sia importante prevedere l’istituzione di un percorso di accoglienza e di supporto apposito, che possa far fronte alle specifiche esigenze delle donne migranti.
Creare una rete di accoglienza specifica, con la creazione di case rifugio adibite al percorso di supporto e integrazione delle donne migranti e dei minori.
15. LA PACE UN BENE FONDAMENTALE.
Non c’è possibilità di sviluppo e non c’è alcun futuro da progettare se non riusciamo a costruire un mondo di Pace. Da anni Papa Francesco denuncia che nel mondo vi sono decine di conflitti con migliaia di morti e immani tragedie, che è in corso da tempo una “terza guerra mondiale” mascherata.
Ora il conflitto è tornato in Europa, dopo le tragedie della due guerre mondiali e a trent’anni dalla guerra nella ex Jugoslavia.Siamo contro la guerra, senza se e senza ma. Condanniamo l’invasione russa dell’Ucraina ma anche l'espansionismo della NATO che ha deliberatamente prodotto un’escalation irresponsabile.
Questa guerra avrebbe potuto essere evitata se si fosse deciso di perseguire dal primo momento la strada del negoziato, con un protagonismo europeo.
Di fatto siamo di fronte a uno scontro tra potenze, NATO e Russia, di cui pagheranno le disastrose conseguenze economiche i popoli europei e i costi umani più pesanti Ucraini e Russi. In questo quadro tragico, UE e Italia hanno scelto di accodarsi agli USA e alla NATO invece di svolgere un ruolo di pace e mediazione. Abbiamo assistito a tre decenni di dominio mondiale unipolare da parte degli Stati Uniti d’America, che hanno scatenato una serie di guerre: Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, con pretesti molto discutibili e talvolta completamente inventati, come nel caso delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein... Guerre di aggressione che dovevano portare pace, prosperità e democrazia, invece hanno causato centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile, lasciando un mondo peggiore di prima e dimostrando la veridicità delle parole di Papa Giovanni Paolo II: non esiste la guerra giusta.Condanniamo la decisione del governo Draghi e del parlamento italiano di inviare armi, siamo contro l’aumento delle spese militari, contestiamo l’esenzione dal pagamento dell’Iva di aziende come Finmeccanica e Leonardo, produttrici di armi: tutte misure che hanno un costo enorme che pagheremo noi cittadini contribuenti.
Siamo ora dentro una spaventosa crisi umanitaria che colpisce il popolo Ucraino, siamo cobelligeranti in una guerra contro la seconda potenza nucleare del pianeta, stiamo pagando come Italia e come Europa, e sempre più pagheremo, il costo di sanzioni che colpiscono duramente il popolo Russo ma colpiscono anche i nostri popoli, lasciando gli USA come i soli attori ad avvantaggiarsi di tutto questo.
L’Europa e l’Italia in essa devono ritrovare un vero ruolo negoziale.
Dobbiamo riprendere la nostra vera indipendenza rifiutando la servitù semicoloniale delle basi militari Americane nella nostra isola e lottando per fare di Messina e della Sicilia una città e una regione di pace e denuclearizzate, riaffermando così il valore della Costituzione e in particolare dell’art. 11: L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.