Inviavano bombe in Arabia Saudita per la guerra in Yemen: ora chiesti rinvio a giudizio per abusi edilizi
Di Antonio Mazzeo - Attività di scavo e sbancamenti abusivi per decine di migliaia di metri cubi e in violazione alle norme di controllo sui livelli di contaminazione delle sostanze inquinanti; assenza delle necessarie relazioni geotecniche e delle verifiche per il controllo degli incendi; autorizzazioni irregolari per realizzare nuove costruzioni in assenza di adeguata progettazione; trattamento inidoneo delle terre di scavo.
Sono solo alcuni dei “presunti” comportamenti illeciti che il Pubblico ministero del Tribunale di Cagliari, la dottoressa Rossella Spano, ritiene siano stati commessi dai dirigenti dell’azienda RWM Italia SpA e da alcuni funzionari dei comuni di Domusnovas e Iglesias, in Sardegna, dove hanno sede gli stabilimenti in cui sono state prodotte le bombe impiegate dall’aeronautica saudita nei sanguinosi raid in Yemen.
Come riferito in una nota a firma di numerose associazioni e organizzazioni sindacali di base (Italia Nostra Sardegna, Movimento Nonviolento, USB Cagliari, Cagliari Social Forum, Confederazione Sindacale Sarda, Assotziu Consumadoris Sardigna, Associazione Centro Sperimentale Autosviluppo, Comitato Riconversione RWM), giovedì 24 marzo è stato richiesto dalla Procura di Cagliari il rinvio a giudizio dell’amministratore delegato di RWM Italia, Fabio Sgarzi, del responsabile aziendale per la funzione Fabbricati Lavori e Impianti e di tre tecnici incaricati dall’azienda di redigere progetti e relazioni e di seguire le pratiche relative ai piani di ampliamento della fabbrica di esplosivi ed ordigni militari, negli anni 2017–2019.
E’ stato chiesto di processare pure i dirigenti responsabili degli uffici SUAPE (Sportello Unico Attività Produttive) ed altri due funzionari dei comuni di Domusnovas e Iglesias che hanno seguito i piani di ampliamento dello stabilimento di RWM Italia. A tutti gli indagati viene contestato il reato di falso: ai dirigenti dell’azienda per aver presentato progetti e richieste di autorizzazioni “omissive e irregolari”, mentre ai funzionari comunali per “averle accettate e dichiarate complete ed adeguate”.
Secondo le associazioni ambientaliste e sindacali sarde che si costituiranno parte civile all’udienza preliminare fissata per il 29 giugno 2022, gli inquirenti hanno elencato ben 30 violazioni, tutte relative a interventi richiesti, approvati e infine realizzati nel contesto dei piani di ampliamento dell’industria di armi. “I documenti procedimentali mancano ad esempio dei calcoli per le strutture in cemento armato e della relazione geologica – scrivono le organizzazioni -. Sono state inoltre autorizzate variazioni di destinazione d’uso di fabbricati, destinati a diventare depositi, anche di materiali pericolosi, con procedure semplificate e irregolari, senza le necessarie autorizzazioni dei Vigili del Fuoco e l’adeguamento della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e della successiva AUA (Autorizzazione Unica Ambientale, nda)”.
L’inchiesta dei magistrati cagliaritani è stata avviata a seguito di una serie di esposti presentati da associazioni, comitati e da singoli cittadini, tra il 2018 e il 2019, nei quali si denunciava che i lavori di ampliamento stessero procedendo in violazione di numerose norme urbanistiche, ambientali e di tutela della salute e della sicurezza della popolazione.
In particolare i “presunti” illeciti riguardano le autorizzazioni relative alla realizzazione di un nuovo poligono per test esplosivi (denominato “Campo Prove R140”) e dei nuovi reparti “R200” ed “R210” per la fabbricazione degli esplosivi PBX-colabili e il caricamento dei rispettivi ordigni, nonché all’ampliamento dei locali di RWM Italia adibiti a uffici e sosta degli operai, del piazzale d’ingresso dello stabilimento e alla ristrutturazione dei reparti “R4a”, “R39b”, “D39a”, “D39c”, “D39e”,“D39f”,“D39g”, “R4b”, etc.
“Il quadro che emerge dal lavoro della Procura è desolante – commentano le associazioni che hanno presentato gli esposti -. Finalmente l’inchiesta inizia a gettare un po’ di luce su una situazione scandalosa e inaccettabile e demolisce completamente la narrazione di un’azienda che opera nel rispetto delle leggi e del territorio e della sicurezza delle proprie maestranze.
Al di là dei reati contestati ai vertici di RWM e ai funzionari comunali, va sollevato il tema delle responsabilità politiche degli amministratori comunali e regionali: essi e gli stessi sindacati confederali non potevano non sapere, anche perché da anni informiamo, documentiamo e contestiamo le discutibili modalità di gestione delle pratiche autorizzative rilasciate per l’ampliamento della fabbrica delle bombe della RWM”.
Considerato che Italia Nostra Sardegna, USB Cagliari, Cagliari Social Forum, il Comitato Riconversione RWM e altre organizzazioni sarde hanno presentato in Procura altri esposti su ulteriori presunti illeciti commessi nel periodo compreso tra il 2019 e il febbraio 2022, è prevedibile che la Procura di Cagliari stia lavorando ad altri filoni d’indagine e i cui sviluppi potrebbero essere noti a breve.
Nel novembre dello scorso anno era stata la Sezione Quarta del Consiglio di Stato (presidente Roberto Giovagnoli, consigliere estensore Silvia Martino) a dichiarare illegittime le autorizzazioni per l’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas di RWM Italia. La sentenza ha accolto il ricorso proposto da Italia Nostra Sardegna, Assotziu Consumadoris Sardigna e USB (rappresentati e difesi dall’avv. Andrea Pubusa) e annullato il Provvedimento Unico del 9 novembre 2018 del Comune di Iglesias e la delibera della Giunta Regionale della Sardegna del 15 gennaio 2019.
I due atti amministrativi avevano consentito all’azienda di avviare un programma infrastrutturale con investimenti per oltre 35 milioni di euro con la realizzazione di nuovi edifici e impianti e del “Campo Prove R140”, il poligono per prove esplosive all’aperto in località San Marco, nel Comune di Iglesias.
RWM Italia SpA è interamente controllata dal colosso tedesco Rheinmetall AG, uno dei maggiori produttori d’armi a livello internazionale. L’azienda italiana ha due stabilimenti, uno a Domusnovas-Iglesias e uno a Ghedi (Brescia), dove si trova anche la sede principale. In Sardegna, in particolare, vengono prodotte le famigerate Mk81, Mk82, Mk83 ed MK84 impiegate dalle forze saudite in Yemen e le devastanti bombe d’aereo di penetrazione BLU 109, BLU 130, BLU 133 e Paveway IV.
Nei giorni scorsi proprio i tedeschi di Rheinmetall hanno reso noto l’intenzione di voler rilevare in Italia la storica azienda produttrice di cannoni, blindati e carri armati OTO Melara, con quartier generale a Roma e stabilimenti a La Spezia e Brescia, di proprietà dell’holding industriale-militare Leonardo SpA (già Finmeccanica).
“Rheinmetall starebbe pensando di comprare da Leonardo il 49 per cento di OTO Melara e di Wass (sempre un’azienda che produce armi) con opzione per un ulteriore 2 per cento”, riporta Avionews. “I tedeschi guardano alle potenzialità dello stabilimento anche con l’obiettivo di creare un ponte con l’Italia, oltre che godere dei prodotti esclusivi dell’azienda (come ad esempio il proiettile di artiglieria a lungo raggio Vulcano, un armamento sviluppato inizialmente per le navi ed oggi utilizzato anche dall’artiglieria terrestre)”.
Le forze armate italiane hanno già acquistato proiettili Vulcano per un valore di 139,05 milioni di euro e – sempre secondo Avionews – la prossima commessa potrebbe arrivare proprio dalla Germania.