LA RIFLESSIONE: Solo il disarmismo può creare giustizia sociale e salvare la pace
di Citto Saija - Le guerre hanno sempre impoverito i poveri e arricchito i ricchi. Hanno portato corruzione ed epidemie. Pensiamo all’epidemia di spagnola dopo la prima guerra mondiale.
Gli oligarchi hanno continuato ad arricchirsi e le fabbriche di armi vanno a tutto vapore.
I fabbricanti di armi, anche quelli di Stato, non vedono l’ora che scoppi una guerra per poter lucrare denaro con i loro strumenti di sterminio.
Le industrie di armamenti bellici proliferano e mancano i soldi per costruire, anche da parte degli Stati e non solo dei privati, industrie alimentari e farmaceutiche per sfamare e curare milioni di poveri nel nostro pianeta.
Quando gli americani, con il consenso dei politicanti italiani, hanno piazzato i missili cruise a Comiso, noi pacifisti siamo scesi in piazza e abbiamo lottato e possiamo dire che abbiamo anche vinto. Molti pacifisti (come oggi a San Pietroburgo) sono stati manganellati dalla polizia e anche incarcerati. Abbiamo acquistato con i nostri soldi un terreno accanto alla base di Comiso per assediare con una vigna gli strumenti di morte.
Io stesso ho potuto vedere con i miei occhi la mia amica e compagna parlamentare comunista Luciana Castellina colpita dall’acqua degli idranti polizieschi e malmenata con i manganelli e sono riuscito a trascinarla, inzuppata d’acqua, all’interno di un vigneto. Il deputato di Democrazia proletaria Edo Ronchi è stato anche malmenato dalla polizia.
Abbiamo lottato con la nonviolenza ed abbiamo vinto. Oggi i missili non sono più a Comiso.
Ma ancora non è stata vinta la lotta pacifista più importante. A Sigonella ospitiamo le armi di sterminio americane e da Sigonella partoni droni e aerei cosiddetti intelligenti della Nato.
La Nato non è certo uno strumento di pace e riguarda il riarmo e non il disarmo. E’ uno strumento vecchio quanto Matusalemme, risalente al periodo della guerra fredda che si vuole ricreare.
Dopo la caduta del muro di Berlino la Nato era in sonno ed ora viene risvegliata mentre generaloni e ammiragli in servizio o in pensione sbavano perché si ricomincia a parlare di Nato. Naturalmente, i Paesi esportatori di armi, come l’Italia, si preparano a sfornare micidiali e sofisticati strumenti per le guerre del ventunesimo secolo.
In quegli anni vi erano tanti comitati per la pace. Ma, proprio nella nostra città di Messina abbiamo visto più lontano. Non ci siamo limitati a costruire un semplice comitato per la pace che pure è cosa preziosa, ma abbiamo costruito con la partecipazione di tantissimi giovani il “Comitato per la pace e il disarmo unilaterale”.
Il termine “disarmo unilaterale” non significa una generica pace che può restare parola astratta.
Il disarmo unilaterale diventa per gli esseri umani una filosofia di vita. Ha un valore ontologico perché riguarda il nostro essere in quanto tale. Può trasformare non solo le persone ma l’intera attività politica.
Disarmarsi unilateralmente riguarda non solo i rapporti interpersonali ma anche i rapporti politici tra gli Stati.
Mi sento quindi di affermare che solo una rivoluzione disarmista unilaterale è il presupposto per costruire la pace ma anche la giustizia sociale nonché la libertà, l’uguaglianza e la fraternità tra i popoli.
Qui a Messina abbiamo imparato, leggendo e studiando “La rivoluzione disarmista” dello scrittore Carlo Cassola (l’autore dimenticato dei romanzi “Il taglio del bosco” del 1959 e “La ragazza di Bube” del 1960) la filosofia del disarmo unilaterale. Cassola ha anche creato in Italia la Lega per il disarmo unilaterale.
La scelta messinese (eravamo in Italia l’unico Comitato per la pace e il disarmo unilaterale), è diventata linea politica ufficiale del piccolo partito di Democrazia proletaria per scelta congressuale.
Antonio Mazzeo ed io, quali rappresentanti del Comitato, abbiamo portato la linea del disarmo unilaterale in tutte le convenzioni pacifiste contro le armi nucleari che ogni anno, negli anni ’80, si sono svolte nelle capitali e in altre città europee.
Sto parlando di centinaia di persone (non solo dell’Europa) che si sono incontrate per costruire la pace da Berlino (allora isolata) a Perugia, a Parigi, Bruxelles, Victoria nei paesi baschi, Helsinki, Tallin in Estonia (allora faceva parte dell’Unione sovietica), Copenaghen, Amsterdam, Lund in Svezia, Manchester e infine Mosca nel 1991.
Mi trovavo in treno, di ritorno dalla convenzione di Mosca, nell’agosto del 1991, quando Michail Sergejevic Gorbacev, che aveva tentato di rifondare il comunismo sovietico, è stato defenestrato con un colpo di Stato. Erano i tempi in cui un giovane Putin svolgeva il suo mestiere di spione nel KGB.
Ed allora il piccolo gruppo di parlamentari di Democrazia proletaria portò anche in Parlamento (ovviamente non ascoltato) la linea politica del disarmo unilaterale.
Nelle elezioni politiche anticipate del 26 giugno 1983 (IX legislatura), nella circoscrizione per la Camera dei deputati per la Sicilia orientale, mi sento ancora onorato di essere stato il secondo capolista per Democrazia proletaria. Il capolista era proprio il teorico del disarmo unilaterale (come indipendente) Carlo Cassola.
Noi di Democrazia proletaria non avevamo alcuna possibilità di elezione nel collegio della Sicilia orientale (per la nostra consistenza e per i meccanismi della legge elettorale) e Cassola non fu eletto. Poi conquistammo un seggio nella Sicilia occidentale nelle elezioni del 1987.
Ma la presenza di Cassola nel 1983, come capolista, è stata una grande testimonianza del pacifismo militante.
Oggi, l’ultima decisione del governo tedesco (inquietante) e del governo italiano di inviare armi da guerra in Ucraina è un fatto di assoluta gravità.
Per quanto riguarda l’Italia ci troviamo di fronte ad una evidente violazione dell’art.11 della Costituzione in quanto inviare armi ad un Paese belligerante che è in guerra con un altro Paese (la Russia), significa entrare in guerra, sia pure per delega, scegliendo uno dei due belligeranti. Come recita la Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’Italia non è stata attaccata da nessuno e non può di fatto entrare in guerra inviando armi all’Ucraina.
Quella del governo Draghi è un’azione di guerra e calpesta la Carta costituzionale e non può essere approvata dal Parlamento.
Concludo ricordando al ministro Giggino che la politica richiede coerenza e lungimiranza. Il Movimento cinquestelle delle origini era giustamente per lo scioglimento della Nato. Oggi, nel mondo globalizzato, dovrebbe predominare una linea di politica estera pacifica e multilaterale e l’atlantismo, recuperato dalle sentine della storia, è solo qualcosa di arcaico e ammuffito. Il Movimento 5 stelle aveva visto giusto perché forse aveva buoni occhiali che certamente sono stati persi per strada.