Riciclaggio, l’allarme del pm De Lucia: ”La moneta virtuale è ultima frontiera”
"La moneta virtuale è l'ultima frontiera del riciclaggio". Ad affermarlo è il procuratore di Messina Maurizio de Lucia intervenendo al convegno dal titolo "Il riciclaggio dei proventi della mafia" che si è svolto al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. "Sui bit coin e sulle altre monete virtuali, perciò, va esercitata una vigilanza continua", ha proseguito. Nel corso del suo intervento, inoltre, il capo della Dda della Città dello Stretto ha sottolineato che "le mafie hanno un'enorme massa di denaro che deve essere riciclata e il riciclaggio è un 'servizio' che si paga ma è lo stesso servizio che paga la borghesia per ripulire i frutti dell'evasione fiscale". "Il riciclaggio pertanto - ha concluso - è il terreno sul quale si incontrano mafia e borghesia".
Al convegno è intervenuto anche Maurizio Vallone, direttore nazionale della Dia.
"Non possiamo consentire - ha affermato ai giornalisti a margine dell'evento - che le mafie continuino ad investire, e ad accaparrarsi imprese lecite, e tentino di acquisire appalti nell'ambito del recovery fund. Per questo dobbiamo essere vigili e attenti a fianco delle prefetture in una lotta di prevenzione contro le organizzazioni mafiose, siamo perfettamente in grado e abbiamo una legislazione forte che ci consente di contrastare con efficacia questo fenomeno".
Vincenzo Molinese capo primo reparto della Dia intervenendo ha aggiunto: "Ci occupano del contrasto alle infiltrazioni mafiose dei pubblici appalti perché il fenomeno del riciclaggio, è la necessità da parte dei mafiosi, di nascondere la provenienza illecita delle loro ricchezze e farle proliferare".
Al convegno, moderato dal giornalista di Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo, sono intervenuti anche il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il capo dell'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia Claudio Clemente, il generale Alessandro Barbera, comandante del servizio centrale investigazioni criminalità organizzata della Guardia di Finanza.
Rispondendo ad un domanda su infiltrazioni mafiose rispetto ai fondi del Recovery Fund Morra ha dichiarato che a suo modo di vedere "il decreto legge emanato a fine ottobre e convertito a fine dicembre in parlamento, vada verso la direzione di permettere ancora più facilmente all'economia di origine criminale di poter infiltrarsi l'economia legale".
"Faccio riferimento esplicito, e lo dico in chiave polemica - ha proseguito Morra - a quanto è stato modificato in materia di interdettive antimafia perché l'introduzione del contraddittorio preventivo e anche dell'istituto dell'agevolazione occasionale, permetteranno ad aziende ed imprese di matrice mafiosa di avere ancor meno difficoltà ad infiltrare l'economia legale. Mi piacerebbe che lo Stato facesse veramente un'azione di contrasto seria e rigorosa". "Negli ultimi 4 anni dal 2017 al 2021 le interdittive antimafia erano aumentate mi pare del 120 percento, con un tasso di soccombenza in occasione di contenzioso bassissimo per le prefetture che avevano comminato interdittive - ha osservato - Piuttosto che mettere a sistema e fare in modo che non dipendesse dalla sensibilità della singola prefettura ma fosse una politica armonica e complessiva di contrasto all'economia criminale, abbiamo fatto un passo indietro permettendo ad aziende che in precedenza venivano punite e allontanate dalla gestione di denaro pubblico, di poter tornare alla carica proprio con l'arrivo dei soldi dall'Europa. Tutto questo mi lascia molto perplesso".