L’AFFONDO: Busacca, il sequestro dei beni e il ‘caso Ignatianum’. Padre Felice Scalia: una storia sbagliata
Di Edg - Beni mobili e immobili per il valore di 100 milioni di euro. A tanto ammonta il patrimonio posto sotto sequestro dal Tribunale di Messina nella titolarità di Giuseppe Busacca, padre-padrone dell’impero delle cooperative sociali e di assistenza dell’intera provincia peloritana. Una di esse, in particolare, la Soc. Cooperativa Sant’Ignazio ha un nome e un indirizzo pesante: gestisce infatti il prestigioso Istituto scolastico “Ignatianum”, fucina di intere generazioni delle classi dirigenti della città di Messina. Il valore della “coop” stimato dai giudici è di 688.550 euro, ma enorme è certamente la rilevanza storico-educativa dell’istituzione gestita.
Ma come hanno fatto Busacca & Soci a mettere le mani sull’Ignatianum? Ed è stato un processo indolore la sua perdita per la Compagnia religiosa dei Gesuiti? Ne abbiamo parlato con padre Felice Scalia (foto), gesuita dal 1947. Laureato in filosofia, teologia e scienze dell’educazione, ha insegnato alla facoltà teologica dell’Italia Meridionale e poi all’Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose di Messina. E’stato Rettore all’Ignatianum dal 1976 al 1979 e primo presidente della cooperativa Collegio Sant’Ignazio che avrebbe dovuto guidare il delicato passaggio tra la vecchia e la nuova gestione.
Padre Felice Scalia, quale è stata la sua reazione subito dopo aver appreso del provvedimento di sequestro dei beni di Giuseppe Busacca, a capo di diverse imprese e presidente della potente cooperativa sociale Genesi e della coop che gestisce le attività educative-scolastiche all’Ignatianum di Messina?
Dire che la notizia sui provvedimenti a carico di Giuseppe Busacca mi abbia meravigliato, sarebbe una bugia. E tale sarebbe anche se, per un senso di rivalsa verso chi non ha voluto ascoltare nessuno prima di imbarcarsi su questa barca, dicessi che ne sono lieto. Sono cose che addolorano, anche se la legge ci dice di considerare innocente chiunque, fino al giudizio definitivo. Cose che potevano non accadere.
Lei, tuttavia, aveva avuto modo di conoscere in prima persona il Busacca.
Sono stato Rettore all’Ignatianum dal ’76 al ’79. Poi per circa 25 anni fuori Messina. Al mio ritorno trovo un Collegio S. Ignazio in crisi numerica di alunni e per risolvere il problema dall’Alto della Provincia Sicula della Compagnia di Gesù, si decide di passare la mano ad una cooperativa di professori e personale delle stesso collegio. Per il trapasso quanto più possibile indolore, decidono (sempre in “Alto”) che il primo Presidente della instauranda Cooperativa, per il primo anno fosse un gesuita, e in concreto la mia persona. Ho modo così di conoscere pregi e difetti della neonata Cooperativa, il cui nome legale è “Cooperativa Collegio S. Ignazio” (e non come oggi truffaldinamente si dice e scrive “Collegio S. Ignazio”). Questa prima Cooperativa fallisce e si passa alla seconda che è l’attuale. Ovviamente per chi abita a Messina da tempo e conosce la fama del Busacca nel campo cooperativistico, fu una sgradevole sorpresa. Anche per me che ero riuscito ad avere informazioni in merito. Ricordo di essere stato molto colpito quando su internet lessi una mirabolante e falsa dichiarazione del Busacca al giudice: “Io agisco per conto e in nome della Compagnia di Gesù”.
Ma in tutti questi anni non c’è stato alcun intervento in merito della Curia Arcivescovile e dei vertici della Chiesa peloritana?
In tutta questa faccenda la Curia Arcivescovile non può non entrarci perché lo stabile che i gesuiti avevano in “comodato d’uso” perpetuo avrebbe dovuto essere consegnato vuoto. I gesuiti, non avendo più una loro scuola (come dichiarato dagli stessi ogni volta che il giudice del lavoro doveva legiferare sul licenziamento di quasi tutti i professori e di tutti i dipendenti), avrebbero dovuto da tempo prendere accordi con la Curia sul futuro di un collegio che, ovviamente, non si poteva chiudere dall’oggi al domani. Ne nasce uno spiacevole contenzioso (di cui so poco), ma che induce la Curia ad accettare il già fatto, gestione Busacca compresa. Non ritengo però che la Curia fosse a conoscenza di tutta l’equivocabile e poco chiara faccenda.
C’è poi la questione relativa al passaggio della gestione delle attività educative-scolastiche al Collegio Sant’Ignazio e soprattutto le conseguenze di tipo occupazionale sul personale che era stato impiegato sino all’arrivo di Busacca.
Sono venuto a conoscenza non solo della sorte dei nostri collaboratori (professori e no), arbitrariamente licenziati ed abbandonati dalla Compagnia che nel passaggio alla Cooperativa - credo - avrebbe dovuto tutelarli, ma anche delle condizioni retributive messe in atto dalla gestione. Lavoro gratis estivo, minacce (“Al di fuori di quel cancello c’è la fame”), contratti al limite della legalità e forse della decenza imprenditoriale.
La cosa che più mi impressionò fu la chiara richiesta del Busacca ad avere nello stabile alcuni gesuiti che non facessero nulla ma tessero lì, forse per rassicurare che i Gesuiti erano con lui, non solo per le Messe d’occasione, ma di fatto. Dunque prova – per lui – che agiva non solo in accordo con la Compagnia di Gesù, ma in nome e per conto di essa. Per questo motivo non ho mai voluto abitare all’Ignatianum e nessun Superiore mi ha destinato li, lasciandomi alla mia destinazione ufficiale dei colli sopra Ganzirri.
Ma qual è la sua valutazione complessiva? E’ stata del tutto negativa la gestione Busacca?
Tutto negativo? Ovviamente no. Dico solo che il numero degli alunni non è un criterio di valutazione. La stragrande maggioranza di essi è, se non da “Nido”, certo di scuola materna e primaria. Sparuto e finanziariamente in rosso il numero di scuola media inferiore e superiore. Le accuse del magistrato che “il prestigioso collegio S. Ignazio” fosse una scusa per ottenere proventi statali, getta un po’ di probabile luce sulla faccenda. Cosa questo stato di cose abbia qualcosa da fare con la cosiddetta “rete” ignaziana educativa, non lo chieda a me. Comunque giungono giudizi positivi sulla qualità del servizio scolastico prestato. Ciò che fa supporre un buona qualità del corpo docente.
Alla luce delle risultanze dell’inchiesta giudiziaria e del sequestro dei beni nella titolarità di Giuseppe Busacca, è possibile ipotizzare un futuro per l’Ignatianum?
No davvero. Vedo un groviglio di nodi molto difficili (e costosi) da sciogliere. Una triste storia in cui a perderci sarà Messina (sempre e per sempre condannata a cattiva imprenditoria?), la Compagnia di Gesù, la stessa comunità ecclesiale. Non tiriamo la conclusione che ancora una volta chiesa e mondo della finanza (malavitosa e no) siano alleati. Tanto meno quella che la chiesa, per sopravvivere, ha bisogno di andare a braccetto col mondo reale che è quello che è. Dico solo che – Parola di Gesù – “i figli della tenebre sono più furbi dei figli della luce”. E aggiungo – parola mia – che a volte è difficile sapere a quale categoria apparteniamo.