L’INCHIESTA: Tutti gli uomini della Fondazione Leonardo Sistemi d’Arma, Intelligence & C.
di Antonio Mazzeo - I manager di una delle maggiori produttrici al mondo di armi e sistemi bellici, ex ministri, politici di destra e di centrosinistra, esponenti di punta delle forze armate e dei servizi segreti, accademici e finanche qualche giornalista e conduttore tv. La riedizione italiana di un modello di successo made in Israele, uno degli stati più armati e militarizzati: la condivisione della visione geostrategica e industriale-produttiva da parte delle forze politiche, degli apparati militari e d’intelligence, delle industrie belliche, dei centri di ricerca scientifica e del sistema universitario e scolastico.
Non c’è dubbio: la mission, gli obiettivi, le attività e la composizione stessa della neonata Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo S.p.A. (ex Finmeccanica) consolidano lo strapotere del complesso militare-industriale nella definizione dell’agenda di politica estera, difesa, gestione dell’economia e dell’ordine pubblico, cooperazione internazionale e della stessa ricerca scientifica in Italia. Non è certo casuale che per assumere la guida e la promozione dell’immagine di Leonardo Med-Or, l’ex ministro dell’interno Marco Minniti, l’uomo che ha dato un determinante colpo di acceleratore alla militarizzazione dei confini e ai processi di guerra ai migranti e alle migrazioni, si sia dimesso da parlamentare del partito democratico, ruolo ricoperto ininterrottamente per vent’anni.
“La Fondazione nasce per iniziativa di Leonardo S.p.A. nella primavera del 2021 per promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (Med) e del Medio ed Estremo Oriente (Or)”, spiega l’ufficio stampa. “Leonardo Med-Or è nata per unire competenze e capacità dell’industria con il mondo accademico per lo sviluppo del partenariato geo-economico e socio-culturale. Nel suo lavoro coinvolge personalità e professionisti con una lunga esperienza, nazionale e internazionale, nel campo istituzionale, industriale, accademico”.
C’è poi l’ambizioso elenco militar-sicuritario delle attività in cantiere nella fondazione di casa Leonardo: programmi culturali e di formazione nei settori della safety e della security, dell’aerospazio e della difesa; partenariati con le istituzioni accademiche e di ricerca nazionali; iniziative di incontro e collaborazione tra università e centri di ricerca; azioni funzionali all’implementazione della sicurezza sanitaria post-pandemica nonché alla resilienza complessiva dei paesi coinvolti”.
A credere nelle capacità della Fondazione Med-Or di trasformarsi presto in uno dei più autorevoli think tank internazionali sono davvero tanti in Italia e all’estero. Prova generale della fiducia riscossa a livello globale, la cerimonia d’inaugurazione della sfarzosa sede romana della creatura di Leonardo S.p.A., celebrata il 20 luglio scorso. All’evento non hanno fatto mancare presenze, saluti e interventi, ministri e parlamentari della Repubblica, rappresentanti delle cancellerie estere, generali e ammiragli, i vertici dei servizi segreti, alti magistrati e rettori delle più prestigiose università italiane.
La lista resa pubblica dall’ufficio stampa della Fondazione è lunghissima: il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio; la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese; il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini; il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando; la Presidente della Commissione Difesa al Senato ed ex ministra, Roberta Pinotti; il Presidente della Commissione Affari esteri alla Camera, Piero Fassino (già ministro di Grazie a giustizia e del Commercio con l’estero); il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; l’ex Presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir), Raffaele Volpi (sottosegretario leghista alla Difesa nel primo governo Conte); l’ex sottosegretario forzista alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli (in quiescenza dal 5 novembre 2021); il direttore del quotidiano La Repubblica, Maurizio Molinari (già alla guida de La Stampa di Torino); l’ambasciatore del Regno di Giordania in Italia, Khouri Fayiz (ex Capo di gabinetto del ministero degli Esteri ad Amman).
Sempre secondo l’ufficio stampa di Leonardo Med-Or alla cerimonia erano presenti anche il neopresidente del Copasir, il sen. Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), già viceministro delle Attività produttive, dello Sviluppo economico e del Commercio con l’estero; il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, l’on. Erasmo Palazzotto (Pd, ex Sinistra italiana); la direttrice generale del DIS - Dipartimento Informazioni per la Sicurezza, l’organismo della Presidenza del Consiglio che sovrintende ai servizi segreti, Elisabetta Belloni (già segretaria generale del ministero degli Esteri); il direttore dell’AISI (il servizio di sicurezza interna), il generale dell’Arma dei carabinieri Mario Parente; il direttore dell’AISE (il servizio di sicurezza esterna), il generale dell’Esercito Giovanni Caravelli; il Capo della Polizia e direttore generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Lamberto Giannini; il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, gen. Teo Luzi; il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. Pietro Serino; il Capo di Stato Maggiore della Marina militare, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (dal 6 novembre Capo di Stato Maggiore della Difesa); il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi; il Procuratore della Repubblica di Roma, Michele Prestipino. In “rappresentanza del mondo accademico italiano” erano presenti infine i rettori dell’Università degli Studi “Sapienza” di Roma, Antonella Polimeni; della Libera Università LUISS “Guido Carli” di Roma, Andrea Prencipe; dell’Orientale di Napoli, Roberto Tottoli; della Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Franco Anelli.
Di rilievo il riconoscimento internazionale all’evento di lancio della Fondazione di Leonardo, Marco Minniti & C., con i videomessaggi di saluto e auguri inviati dall’ex Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, il greco Dimitris Avramopoulos (in carica dal 2014 al 2019, gli anni in cui l’Ue ha sperperato miliardi di euro per potenziare il controllo esterno delle frontiere e i respingimenti manu militari dei flussi migratori); dal vice Primo ministro, nonché titolare del dicastero degli Esteri dell’Emirato del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani; dal ministro dell’Istruzione del Regno dell’Arabia Saudita, Hamad bin Mohammed Al Sheikh; dal ministro degli Esteri del Regno del Bahrain, Abdullatif bin Rashid Al Zayani; dal vicepresidente del Libyan Presidential Council, il Consiglio presidenziale dello stato libico, Abdullah al Lafi; dal ministro degli Affari esteri della Repubblica Federale di Somalia, Mohamed Abdirizak.
A felicitarsi per l’avvio delle attività della Fondazione anche il potente uomo d’affari israeliano David Meidan, “operativo nell’esportazione di alta tecnologia all’avanguardia prodotta in Israele”, così come è stato presentato all’evento romano. Prima di dedicarsi all’export militare, David Meian ha lavorato dal 1977 al 2011 con il Mossad, l’agenzia d’intelligence e spionaggio d’Israele, e con la super segreta Unit 8200, l’unità dell’esercito che opera in stretto contatto con gli enti spionistici statunitensi come la NSA - National Security Agency. “Uno dei suoi ruoli principali è stato stabilire relazioni non ufficiali con i paesi del Medio Oriente che non hanno relazioni diplomatiche con Israele”, hanno spiegato gli animatori di Leonardo Med-Or. Qualche tempo fa David Meidan è stato inviato in Turchia dalle autorità di Tel Aviv per rafforzare le relazioni diplomatiche con il presidente Erdogan. In passato era stato pure coordinatore speciale per i prigionieri di guerra e i dispersi in azione per conto del primo ministro Nemjamin Netanyahu.
Progetti e consiglieri strategici della Fondazione di Minniti & C.
Dalla maxi-cerimonia del 20 luglio ad oggi, non si può certo dire che la Fondazione sia stata con le mani in mano: sono stati implementati infatti due progetti di cooperazione internazionale, il primo con il Regno del Marocco (borse di studio a favore di studenti universitari in collaborazione con il Mohammed Polytechnic University di Rabat e la LUISS di Roma); il secondo con la Repubblica del Niger (la donazione di cinquanta concentratori di ossigeno per le strutture sanitarie impegnate nell’assistenza ai malati di Covid-19). Il Presidente Marco Minniti, in occasione di una visita alla sede romana di MBDA Italia S.p.A., azienda leader nella progettazione e realizzazione di sistemi missilistici avanzati, ha sottoscritto con il managing director di MBDA, Lorenzo Mariani, un protocollo di intesa per la “promozione di attività di collaborazione, a partire soprattutto dall’alta formazione”. Nello specifico Minniti e Mariani si sono impegnati a istituire stage presso le sedi e gli stabilimenti di MBDA in Italia “con giovani provenienti dai paesi partner di Med-Or”. La Fondazione ha annunciato che accordi simili saranno firmati a breve con altre aziende del gruppo Leonardo e del settore industriale-militare nazionale.
Infine è stata promossa una sezione on line che raccoglie analisi e articoli su questioni internazionali e di politica estera. Tra le firme più autorevoli quella del sociologo Guido Bolaffi, esperto di immigrazione internazionale ed editorialista di Repubblica, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, nonché conduttore di diverse trasmissioni radiotelevisive Rai. Già direttore dell’ufficio studi della CGIL nazionale e poi segretario CGIL della Campania, dal 1993 al 2001 Bolaffi ha ricoperto l’incarico di Capo dipartimento del Ministero per gli Affari sociali e di presidente del Comitato per i minori stranieri non accompagnati e del Gruppo interministeriale preposto all’elaborazione della legge sull’immigrazione Turco-Napolitano, approvata nel 1998 (premier Romano Prodi). Con il ribaltone del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, il sociologo fu nominato nel 2001 Capo dipartimento del Ministero della Politiche sociali e, ad interim, del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
Ma chi sono gli uomini e le donne chiamati a guidare l’istituzione candidata ad assumere un peso sempre maggiore nelle scelte di politica di sicurezza, interna ed esterna? Innanzitutto l’ex Pci, poi Pds, Ds e oggi Pd, Marco Minniti, figlio di un ex generale dell’Aeronautica militare e nipote di Tito Minniti, l’aviatore ed eroe della guerra di Etiopia ucciso a Bolali il 26 dicembre 1935 e alla cui memoria è intitolato l’aeroporto di Reggio Calabria. Dopo aver ricoperto l’incarico di coordinatore del Pds e dei subentrati Democratici della Sinistra, nell’ottobre del 1998 Marco Minniti fu chiamato a ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (premier l’amico Massimo D’Alema), con delega ai servizi per le informazioni e la sicurezza. Con il governo guidato da Giuliano Amato (aprile 2000-giugno 2001), Minniti ricoprì il ruolo di sottosegretario alla Difesa (ministro il futuro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella).
Intanto, nel novembre 2009, congiuntamente al Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga (già ministro dell’Interno negli anni della guerra di Stato al terrorismo rosso e cultore delle relazioni con organizzazioni e servizi segreti in ambito nazionale e NATO), Marco Minniti diede vita alla Fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), centro studi sui temi d’intelligence che “si pone l’obiettivo di analizzare i principali aspetti connessi alla sicurezza nazionale e internazionale, all’evoluzione dei modelli di difesa militare, ai principali fenomeni criminali e del terrorismo in Italia e all’estero, alla sicurezza informatica e tecnologica dello Stato e dei cittadini”, come si legge nell’atto istitutivo.
Con il ritorno di Silvio Berlusconi alla guida di Palazzo Chigi, Minniti assunse il ruolo di capogruppo Ds in Commissione Difesa e componente della delegazione italiana all’Assemblea dei parlamentari presso il Comando generale della NATO. A Bruxelles il politico calabrese fece da relatore del gruppo di lavoro sull’Europa sud-orientale e la partnership Ue-NATO, perorando l’ingresso nell’Alleanza di Albania, Croazia e Macedonia.Con il secondo governo di centrosinistra a guida Prodi (2006), Marco Minniti ricoprì ancora una volta l’incarico di viceministro dell’Interno (ministro Giuliano Amato) dedicandosi in particolare alle prime “emergenze” sbarchi di migranti in sud Italia. Rieletto alla Camera dei deputati nel 2013, Minniti fu nominato sottosegretario della Presidenza del Consiglio da Enrico Letta, con delega ai servizi segreti, incarico confermatogli dal successore Matteo Renzi. Dimessosi da presidente esecutivo della Fondazione ICSA, Minniti fu chiamato dal presidente del consiglio Gentiloni a guidare il ministero dell’Interno. Il prestigioso incarico durò dal 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018, un periodo di appena un anno e mezzo ma comunque densissimo di impegni e missioni internazionali soprattutto sul fronte anti-immigrazione.
Accanto a Marco Minniti in Fondazione Leonardo Med-Or, in qualità di direttore generale, siede l’avvocata Letizia Colucci, presidentessa del Consiglio di amministrazione dell’azienda missilistica MBDA Italia, e membro del Cda di altri importanti gruppo aerospaziali e di telecomunicazione militare/civile controllati (in parte) da Leonardo, come AVIO S.p.A, e-GEOS e Telespazio Iberica. Prima di essere nominata a capo di MBDA, Letizia Colucci ha svolto incarichi nel settore legale presso Alenia Spazio (oggi Thales Alenia Space Italia) e Alenia Difesa, ed è stata inoltre condirettore di Selex Sistemi Integrati e segretaria generale di Telespazio, altre importanti aziende del comparto militare-industriale di Finmeccanica-Leonardo.
Del comitato strategico della Fondazione, insieme a Minniti e Colucci fa parte il presidente di Leonardo S.p.A., Luciano Carta, subentrato il 20 maggio 2020 alla guida dell’holding industriale a Giovanni Di Gennaro (quest’ultimo originario di Reggio Calabria ed ex capo della Polizia di Stato, ex direttore del DIS – Dipartimento delle Informazioni di Sicurezza ed ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio con delega alle attività sicuritarie, governo Monti). Già comandante delle compagnie “Cagliari” e “Genova” della Guardia di finanza, Luciano Carta ha poi condotto il Comando provinciale di Livorno e il Comando regionale Emilia-Romagna a Bologna. Dal gennaio 1994 al luglio 2002 è stato Capo ufficio stampa del Comando Generale GdF e ha assunto l’incarico di direttore responsabile della Rivista della Guardia di Finanza e del periodico Il finanziere.
Nella XIV Legislatura (2001-2006) Luciano Carta ha fatto da consulente della Commissione Parlamentare antimafia, presidente l’on. Luciano Violante. Promosso generale, Carta è stato nominato prima comandante della Scuola di Polizia Tributaria di Ostia, successivamente Comandante Interregionale per l’Italia Nord Occidentale (Milano) e nel 2015 capo dei Reparti Speciali della Guardia di Finanza. Nell’aprile del 2015 il ministero dell’Economia lo aveva candidato alla nomina a capo di Stato maggiore GdF, ma il Consiglio dei ministri (premier Matteo Renzi) gli preferì il generale Giorgio Toschi. Nel dicembre 2016 il generale Carta fu comunque promosso a vicedirettore dell’AISE e il 21 novembre 2018 (presidente del Consiglio Giuseppe Conte) fu nominato direttore della stessa Agenzia dei servizi segreti per l’estero. Grande Ufficiale al merito Melitense del Sovrano Ordine di Malta, Luciano Carta è anche membro del consiglio di amministrazione dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), riconosciuto e affermato think tank il cui presidente è l’ambasciatore Giampiero Massolo, pure presidente di Fincantieri S.p.A..
Non poteva ovviamente mancare nel comitato strategico di Fondazione Med-Or, Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo S.p.A. dal maggio 2017, presidente onorario di AIAD - Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (dal luglio 2017), nonché presidente dell’ASD - Associazione europea delle industrie dell’Aerospazio e della Difesa (dal settembre 2020).
L’esordio professionale di Alessandro Profumo risale al 1977, quando fu assunto dal Banco Lariano di Como (al tempo sotto il controllo dell’Istituto bancario San Paolo di Torino). Dieci anni dopo entrò in McKinsey & Company, dove si occupò di progetti strategici e organizzativi per diverse aziende finanziarie. Lasciato nel 1991 il settore della consulenza aziendale, Profumo divenne direttore centrale del gruppo assicurativo RAS - Riunione Adriatica di Sicurtà e nel 1994 direttore generale di Credito Italiano (oggi UniCredit). Di quest’ultimo istituto Profumo fu nominato nel 1997 amministratore delegato, carica rivestita sino al settembre 2010. Nel febbraio 2012 l’odierno Ad di Leonardo fu chiamato dal Commissario europeo per il Mercato Interno e i Servizi a far parte del pool di esperti che dovevano valutare il funzionamento del settore bancario nell’Unione Europea e individuare possibili misure di riforme strutturali. Dal 2011 al 2017 Alessandro Profumo è stato pure membro del Cda del colosso energetico ENI; dal 2012 al 2015 presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena e successivamente consigliere e presidente di Equita SIM. Nel suo curriculum, Profumo vanta pure una presenza nel comitato esecutivo di Mediobanca e nel consiglio dell’Università “Luigi Bocconi” di Milano. Attualmente è consigliere della Fondazione IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) e della Fondazione Together To Go Onlus di Milano che offre percorsi di riabilitazione ai minori affetti da patologie neurologiche; membro dell’European Round Table for Industrialists (ERT) e del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Banca Impresa; presidente di parte italiana dell’Italy-Japan Business Group.
Quinto e ultimo componente del comitato strategico è l’ingegnere aeronautico Lucio Valerio Cioffi, direttore generale di Leonardo S.p.A. dal settembre 2020. Già tecnico responsabile del Flight control systems design and testing dei caccia-addestratori avanzati M-346 e vicepresidente di Aermacchi S.p.A. (gruppo Finmeccanica-Leonardo), l’ingegnere Cioffi è stato pure capo dell’ufficio tecnico e responsabile engineering e industrializzazione della società aerospaziale Alenia e dal 2018 al 2020 responsabile della divisione velivoli di Leonardo.
Agenti, manager, giornalisti e politici pro-USA e Israele
Vediamo invece chi sono i componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione Leonardo Med-Or insieme al presidente Marco Minniti. Innanzitutto Enrico Savio, Chief Strategy & Market Intelligence Officer del gruppo Leonardo dal luglio 2019. Diplomatosi presso l’Istituto Superiore di Polizia, dal 1990 al 1996 Savio ha ricoperto vari incarichi nei servizi antiterrorismo della Polizia di Stato e successivamente è passato alla direzione centrale della Polizia criminale (ufficio di coordinamento delle attività internazionali). Dopo un soggiorno negli Stati uniti d’America dove ha frequentato l’Accademia dell’FBI, nel maggio 2002 Enrico Savio si è “sospeso” dalla Polizia di Stato per intraprendere esperienze manageriali in società private dei settori della difesa e della sicurezza. Rientrato negli organici della Polizia, nel 2008 è stato promosso a Capo di Gabinetto del DIS - Dipartimento Informazioni per la Sicurezza (l’organismo che sovrintende ai servizi segreti AISE e AISI). Del DIS Enrico Savio è divenuto vicedirettore generale nel dicembre 2016 (contestuale la nomina del gen. Luciano Carta all’AISE), incarico ricoperto sino all’ingresso in Leonardo.
Nel Cda ci sono poi altri dirigenti e manager dell’holding militare-industriale italiana: la responsabile dell’ufficio finanziario Alessandra Genco (già vicepresidente della divisione Investment Banking del colosso finanziario statunitense Goldman Sachs); la responsabile dell’ufficio organizzazione e trasformazione di Leonardo, Simonetta Iarlori (già ricercatrice in IBM e in Pirelli Lab, poi alle dipendenze del Gruppo UniCredit e di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A.); il direttore Relazioni istituzionali Italia di Leonardo, Filippo Maria Grasso (pure membro della direzione Relazioni esterne e responsabile della gestione delle politiche di sicurezza del gruppo Pirelli S.p.A. ed ex presidente del Cda di Chemchina, società di China National Rubber&Tyre Corporation). Docente di Tecniche di relazioni internazionali istituzionali in diverse università e business school italiane (tra esse anche la Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Filippo Maria Grasso è anche membro del Comitato esecutivo dell’Istituto Affari Internazionali (IAI).
Alla gestione amministrativa di Med-Or concorre pure l’ingegnere Paolo Bigi, amministratore delegato di Arkad, una delle principali società di ingegneria, costruzioni e servizi energetici dell’Arabia saudita, operante in Medio Oriente, Nord Africa ed Europa (in Congo, per conto di ENI, ha realizzato un impianto di generazione a turbina a gas finalizzato a fornire 320 MW di energia elettrica agli impianti della società italiana). In passato Paolo Biagi è stato vicepresidente di Tecnimont SpA e del gruppo industriale chimico austriaco Borealis AG, nonché membro del Cda di Techint Engineering & Construction SpA.
Dal 2017 al 2020 l’ingegnere è stato pure responsabile dell’ufficio per le operazioni internazionali del Saudi Binladin Group (SBG), mega-società di costruzioni mediorientale con sede legale a Gedda (Arabia Saudita), 5 miliardi di dollari di capitale e ingenti pacchetti azionari in diverse corporation statunitensi. Il Saudi Binladin Group fu fondato all’inizio degli anni trenta del secolo scorso dal cittadino yemenita Mohammed bin Laden (padre di 52 figli, fra i quali il noto Osama bin Laden), strettamente legato ad Abd al-Aziz Al Saud, il fondatore della petromonarchia saudita. Per conto della famiglia regnante, i bin Laden hanno curato la costruzione e l’amministrazione dei luoghi santi del mondo islamico come La Mecca e Medina, aderendo al “wahhabismo”, il movimento rigorista sunnita diffusosi in Medio oriente nel XVIII secolo e rilanciato dai Saud d’Arabia nel Novecento. Centrali d’intelligence internazionali e studiosi indipendenti ritengono che gli ingenti investimenti finanziari della monarchia saudita per esportare il pensiero wahhabita nel mondo islamico abbiano contribuito a dar vita e alimentare i movimenti radicali nell’area afghano-pakistana, in Caucaso ed Asia centrale e nel Sud-est asiatico. Per la cronaca, la Saudi Investment Company (SICO), società finanziaria creata nel maggio 1980 a Zurigo con lo scopo di amministrare una parte dei profitti del Saudi Binladin Group, è stata sospettata di aver contribuito finanziariamente alle operazioni coperte della CIA a sostegno delle forze di resistenza e dei mujahidin dell’allora giovane Osama bin Laden contro l’occupazione dell’Afghanistan da parte dell’Unione sovietica.
Nel Cda della Fondazione compaiono poi tre noti accademici: Francesca Maria Corrao, ordinaria di Lingua e cultura araba e direttrice del Master Mislam alla LUISS “Guido Carli”, nonché presidente del comitato scientifico della Fondazione Orestiadi di Gibellina della Regione Siciliana; Egidio Ivetic, professore associato presso il Dipartimento di Scienze storiche dell’Università di Padova, direttore dell’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano presso la Fondazione “Giorgio Cini” nonché membro del consiglio direttivo della Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna; Germano Dottori, già docente presso il dipartimento di Studi Politici della LUISS e dal 2011 presidente del Centro di Studi Strategici e di Politica Internazionale, ente no-profit della stessa Libera università di Roma. Dal 1996 il prof. Dottori è consulente parlamentare specializzato in politica estera, difesa e sicurezza interna e dal 2016 membro del consiglio scientifico della rivista Limes. Durante il primo governo Conte (2018-19), Germano Dottori è stato consigliere per gli Affari delegati del sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi.
Membro del consiglio di amministrazione e autore di alcuni interventi nella sezione news di Med-Or è lo scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco, già presidente del Teatro Stabile di Catania e attuale presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo. Di origini siciliane e nipote dell’ex parlamentare regionale, nazionale ed europeo dell’MSI - Movimento Sociale Italiano, Antonino Buttafuoco, Pietrangelo Buttafuoco è stato dirigente nazionale del Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile missina), componente del Comitato centrale dell’MSI e dal 1995 fino al 2003 membro dell’Assemblea nazionale di Alleanza Nazionale. Come giornalista Buttafuoco ha collaborato con la riviste di destra Proposta e le testate Il Secolo d’Italia, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano e Il Quotidiano del Sud. Oggi è direttore responsabile di CiviltàdelleMacchine.it, il quotidiano online della Fondazione Leonardo - Civiltà delle Macchine, istituita anch’essa da Leonardo S.p.A. nel 2018 per valorizzare il patrimonio archivistico e museale del gruppo, “favorire il dialogo con la società civile, la collaborazione con gli stakeholder, le comunità e i territori” e contribuire a “far percepire Leonardo quale pilastro nel Sistema Paese e asset nazionale dell’innovazione tecnologica”.
Il presidente della Fondazione sorella di Med-Or è l’ex magistrato Luciano Violante, parlamentare comunista dal 1979 al 2008, presidente della Commissione Antimafia dopo le efferate stragi del 1992, della Camera dei deputati dal 1996 al 2001 e odierno presidente di Italiadecide, associazione fondata nel 2008 da esponenti politici, intellettuali, imprenditori e gruppi industriali e finanziari (ENI, ENEL, Ferrovie dello Stato Italiane, ecc.) con l’intento di “promuovere una analisi dei problemi di fondo dell’Italia”, a partire dalle “difficoltà del sistema decisionale”. Di Fondazione Leonardo Civiltà delle Macchine è presidente onorario Luciano Carta, membro del comitato strategico della Fondazione di Minniti; nel suo Cda ci sono pure altri due rappresentanti di Med-Or, Lucio Valerio Cioffi e Alessandra Genco.
Nel Cda di Leonardo Med-Or c’è pure l’avvocato Alessandro Ruben, parlamentare dal 2008 al 2013 per il Popolo della Libertà (eletto in quota Alleanza Nazionale), componente prima della Commissione Affari esteri e poi della Commissione Difesa. Ruben ha pure ricoperto l’incarico di consigliere per gli Affari internazionali dell’allora ministro della difesa Ignazio La Russa (Alleanza Nazionale) e. contestualmente, di presidente del gruppo di collaborazione parlamentare Italia - Stati Uniti d’America e membro della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare della NATO. Dal maggio al novembre 2016 ha fatto invece da collaboratore del ministro dell’Interno Angelino Alfano per i rapporti internazionali e con le minoranze.
Alessandro Ruben è noto per essere il compagno-convivente della ministra per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna (Forza Italia, ex modella e show girl e poi ministra per le Pari opportunità con il terzo governo Berlusconi); ma anche per essere stato consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche e presidente della sezione italiana dell’Anti-Defamation League (2004-08). Da 2017 Ruben è membro onorario della Commissione nazionale della stessa organizzazione ebraica fondata negli Stati Uniti d’America con lo scopo di “combattere l’antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio”. In verità il campo d’azione dell’Anti-Defamation League è stato un più controverso in questi anni. Secondo Amnesty International l’organizzazione avrebbe contribuito dal 2002 a coprire le spese per la formazione e l’addestramento in Israele e nei Territori occupati della Palestina di ufficiali ed agenti di polizia di alcuni stati dell’Unione (Florida, New Jersey, Pennsylvania, California, Connecticut, Massachusetts, ecc..).
Dell’allora deputato Alessandro Ruben mantengono un vivo ricordo gli attivisti siciliani del Movimento di lotta contro l’installazione a Niscemi di uno dei terminali terrestri del MUOS, il più recente sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina USA. Il 16 febbraio 2011 Ruben prese parte alla commissione composta anche da tre colonnelli delle forze armate italiane e da due docenti universitari di Palermo che accompagnò a Niscemi l’allora governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, con lo scopo di convincere amministratori e consiglieri comunali sulla non pericolosità del MUOS e ottenere il sostegno popolare al progetto di Washington. Il tentativo si rivelò del tutto fallimentare: non ci fu alcun ripensamento da parte della popolazione e le proteste e le azioni dei No MUOS crebbero in numero ed intensità, sino a bloccare per mesi i lavori ai cantieri del centro satellitare.