E’ GUERRA IN CONFCOMMERCIO MESSINA: OTTO CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA RIMETTONO IL MANDATO E CHIEDONO IL COMMISSARIAMENTO
Tornano a fare sentire la loro voce gli otto consiglieri di maggioranza di Confcommercio Messina. Questa volta però per rimettere il proprio mandato nelle mani dei vertici nazionali ai quali, tramite il loro legale, hanno fatto istanza di commissariamento degli organi provinciali di Messina ai sensi dell’art. 21 dello statuto confederale. I Consiglieri Corrado Andre’, Giuseppe Barbera Campagna, Francesco Crescenti, Pasquale Currò, Salvatore Sciliberto, Paolo Tomasello, Domenico Venuto e Luigi Vezzosi in una nota rivendicano la piena libertà nel prendere una decisione che non prevede ripensamenti. "Noi non siamo legati alla poltrona e agiamo nell’esclusivo interesse di Confcommercio Messina, della città di Messina e delle loro Istituzioni e per tale ragioni rimettiamo il nostro mandato nella mani della Confederazione nazionale, confidando che sia la scelta giusta e necessaria per il bene della città e certi che la Confederazione, ormai a conoscenza di tutto, agisca in tempi stretti e faccia la sua parte in ossequio alle norme dello statuto nazionale".
Gli otto consiglieri sottolineano il fatto di essere maggioranza, "rappresentiamo, e lo ribadiamo ancora una volta, la maggioranza del Consiglio Generale e quindi degli associati, poiché gli altri consiglieri rimasti versano in situazioni documentate di conflitto di interesse, compreso il presidente Picciotto, e perciò decaduti di diritto".
"OPACITA' NELLA GESTIONE DELL'ASSOCIAZIONE".
I consiglieri dimissionari confermano poi nella nota le pesanti accuse nei confronti di quella che definiscono una 'gestione poco trasparente'. "Confermiamo pubblicamente quanto rappresentato, nella nostra missiva indirizzata ai vertici del sistema regionale e nazionale di Confcommercio, ossia “le forti criticità della gestione dell’Associazione di Messina, atteso che le opacità presenti rendono difficile il rapporto della stessa Confcommercio con il territorio e con il sistema delle imprese. Una gestione poco trasparente, che lascia da oltre un anno cadere nel vuoto ogni legittima richiesta di documenti, chiarimenti e di regolare confronto con tutte le parti e impedisce a Confcommercio Messina di essere il punto di riferimento dei settori imprenditoriali della Provincia e rappresentare un interlocutore serio e credibile delle stesse Istituzioni Pubbliche".
LE ACCUSE DEGLI OTTO CONSIGLIERI.
Gli otto consiglieri elencano nel comunicato stampa tutte le mancanze e le criticità della 'gestione Picciotto'. "Oltre alla mancata presentazione dei rendiconti consuntivi e preventivi da oltre 3 anni, denunciamo la mancata ricostituzione degli organi di maggiore garanzia per gli associati, il Collegio dei Sindaci Revisori e il Collegio dei Probiviri, la presenza del direttore di Enna che ha assunto le funzioni di quello di Messina senza un regolare Consiglio all’uopo convocato (condizione necessaria, a norma di statuto, per la nomina del direttore), la ormai accertata impossibilità del Consiglio Generale a svolgere i compiti e le funzioni attribuite dallo statuto ha irrimediabilmente compromesso il normale funzionamento dell’associazione. Le recenti segnalazioni da parte di utenti e soci che, nel rivolgersi all’associazione hanno inoltre riscontrato anomalie organizzative nella gestione amministrativa contabile di quelle esigue attività che ancora la struttura di Messina sta continuando a svolgere in maniera del tutto eterodiretta, ci hanno convinti a fare un passo indietro. Infatti, questa eterodirezione, fulcro dell’attuale gestione e attuata con il consenso del presidente Picciotto insieme ai “suoi picciottiani” sta, ogni giorno che passa, prendendo sempre di più i connotati di una svendita (manca solo il sigillo di un notaio) di Confcommercio Messina a personaggi esterni, che come risvolto avrà una pesante perdita che la città di Messina dovrà subire. Stiamo, infatti - continuano i consiglieri - assistendo, grazie a questa pseudo direzione esterna, alla delegittimazione e alla estromissione delle categorie professionali legittimamente costituite e attive da anni in Confcommercio Messina, allo sfaldamento di ogni regola morale, alla palese e continua incoerenza e contraddizione tra il dire e il fare, tra l’essere e l’apparire di questi incauti soggetti che oggi comodamente occupano arbitrariamente stanze e ruoli in Confcommercio Messina".
“Insomma, sussistono tutte le condizioni per il commissariamento dell’associazione di Messina e l’avvio di una nuova sua fase”.
"Non ci chiediamo più - concludono gli otto consiglieri dimissionari - perché Confcommercio Messina sia stata consegnata ad Enna, perché Picciotto abbia deciso di agevolare la fusione di Messina ad Enna, perché il Presidente di Messina insieme a quello di Enna ambiscono alla fusione delle Camere di commercio delle due città e agiscono affinchè questo accada, non chiediamo più di ripristinare trasparenza e legalità a chi di trasparenza e legalità si è solo saputo riempire la bocca e riempire pagine di giornali, continuando su questa strada ancora fino a qualche giorno fa, ma vogliamo dare a Confcommercio Messina l’opportunità di riprendere un nuovo corso, e di riprenderlo con e per i messinesi, senza alcun altro scopo che quello di far crescere il nostro territorio e le nostre imprese. Lo dobbiamo ai tanti imprenditori onesti del nostro territorio, ai tanti che in queste ultime settimane ci hanno manifestato la loro stima e apprezzamento per la battaglia che stiamo combattendo, che vogliono insieme a noi rifondare Confcommercio Messina e con i quali abbiamo già posto le basi per un nuovo percorso associativo basato su rispetto reciproco, democrazia e condivisione. Ecco le ragioni che ci hanno costretto a rimettere il nostro mandato nelle mani del Presidente nazionale e di chi ne fa le veci, chiedendo il commissariamento degli organi dell’associazione provinciale di Messina e l’intervento anche degli organi regionali di Confcommercio. Auspichiamo, pertanto, che i vertici della Confederazione e di Confcommercio Sicilia non rimangano sordi al nostro appello perché la nostra non è una battaglia personale ma una battaglia che mira alla rinascita di Confcommercio Messina con solide fondamenta di legalità, condizione imprescindibile per ridare credibilità all’intero sistema associativo e diventare motore di sviluppo e crescita socioeconomica e culturale della nostro territorio".