
I disordini durante la manifestazione No Ponte, Rifondazione Comunista: “L’eccessiva presenza della polizia ha creato disagio e paura”
Secondo Rifondazione Comunista la miccia che ha fatto scoppiare i disordini durante il corte No Ponte del 1 marzo è stata la decisione di deviare il corteo. Così scrivono in una nota Nicola Candido Tania Poguisch e Antonio Currò, del Circolo P. Impastato. I tre puntano il dito contro "l'uso eccessivo della forza da parte della polizia si tratta - scrivono - di metodi ampiamente collaudati durante i cortei e le manifestazioni dal G8 di Genova in poi". E la presenza dei mezzi delle forze dell'ordine avrebbe creato disagio e paura a chi era presente in zona. "Alcuni tratti dove sarebbe passato il corteo erano stati militarizzati come se si auspicassero degli scontri da guerriglia urbana, creando disagio e paura a chiunque vi transitasse. Molte famiglie con bambini hanno abbandonato la manifestazione sentendosi letteralmente circondate dalle autoblindo della polizia".
Poliziotto ferito durante la manifestazione, buttato a terra e colpito
Rifondazione Comunista riflette poi sulle scritte che hanno deturpato alcuni edifici e perfino una chiesa. Scritte contenenti messaggi in cui si augurava la morte di carabinieri e si contestava la Chiesa. "Non ci convince il metodo comunicativo delle scritte con le bombolette spray, ma ci sembra assurdo ritenere alcuni spruzzi di vernice delle ferite insanabili inferte alla città".
La nota
"Il primo marzo a Messina, un corteo che era iniziato in modo colorato e gioioso si è trasformato in un momento di tensione e violenza ingiustificata. Coloro che erano presenti hanno potuto osservare l'uso eccessivo della forza da parte della polizia; si tratta di metodi ampiamente collaudati durante i cortei e le manifestazioni dal G8 di Genova in poi. Nel pomeriggio di sabato, alcuni tratti dove sarebbe passato il corteo erano stati militarizzati come se si auspicassero degli scontri da guerriglia urbana, creando disagio e paura a chiunque vi transitasse. Molte famiglie con bambini hanno abbandonato la manifestazione sentendosi letteralmente circondate dalle autoblindo della polizia. Chi si trovava in zone adiacenti non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo realmente. La deviazione improvvisa del corteo, a 200 metri dal punto di arrivo, è stata la miccia di innesco delle schermaglie tra le FF.OO e i manifestanti.
Ci ha colpito però non solo la tempestività e il sincronismo con cui sono state diffuse note stampa indignate di soggetti interni al movimento Noponte, ma anche l’utilizzo intransigente dell’ideologia del decoro urbano e della decenza per stigmatizzare in queste ore gli autori delle scritte sui muri. Non ci convince il metodo comunicativo delle scritte con le bombolette spray, ma ci sembra assurdo ritenere alcuni spruzzi di vernice delle ferite insanabili inferte alla città. Al contrario a Messina sarà l’eventuale apertura dei cantieri a mettere a dura prova la vivibilità dei cittadini, sfregiando la città, in quel caso sì, irrimediabilmente; i plastici o i rendering esibiti dai “pontisti”, che ritraggano la grande opera attorniata da suggestivi prati verdi e alberi dalle curate chiome geometriche, sembrano più una presa in giro che una reale prospettiva. Crediamo fermamente che si debba agire con prudenza prima di emettere condanne morali con comunicati o post sui social allo scopo di etichettare manifestanti “buoni” e manifestanti “cattivi”. Non sarà facile per gli abitanti dello Stretto gestire nel futuro prossimo uno scossone che metterà in ginocchio un territorio già martoriato. Per questo crediamo che le diverse anime del movimento possano e debbano discutere e dibattere, anche con passione, sulle pratiche di lotta e sulla loro efficacia. Tali discussioni, tuttavia, devono avvenire all'interno del movimento e nei luoghi deputati.
Questo rappresenta per noi un nodo politico ineludibile. Non possiamo cedere a narrazioni eterodirette o a interpretazioni semplicistiche degli eventi, né permettere che comunicati stampa criminalizzino una parte del Movimento.
Il Partito della Rifondazione Comunista, dagli anni Novanta, ha cercato di costruire, attraverso convegni, seminari, confronti e cortei, una pratica di condivisione e di lotta dentro e per il Movimento NO PONTE, senza riserve. Inoltre, la nota stampa della Lega, che propone di vietare “sic et simpliciter” i cortei NO PONTE, è un segno di debolezza su un tema così sentito dai cittadini, ma anticipa il cosiddetto “DDL Sicurezza”, il quale, con una torsione autoritaria in stile fascista, potrebbe negare autorizzazioni per manifestazioni di interesse strategico e nazionale. Per questi motivi, è fondamentale scendere in piazza oggi più che mai e interconnettere tutte le vertenze e le forme di resistenza presenti sul territorio per bloccare la costruzione del ponte. Ormai è chiaro: dall’esito di questo scontro tra due concetti diametralmente opposti di progresso, dipende la riscrittura geografica, economica e sociale di una città. Non sarà la repressione a minare la consapevolezza di migliaia di persone né a soffocarne la voglia di lottare per immaginare un altro territorio possibile".