I nuovi assetti del Comune di Messina non convincono i sindacati
Cambiano gli assetti interni a Palazzo Zanca, cambia l'organizzazione di uffici e dipartimenti, e sono cambiamenti in cui, secondo i sindacati, si alternano luci e ombre. Il primo passo era stato compiuto a fine 2024, l’aggiornamento risale a tre giorni fa, quando la giunta ha rettificato alcuni punti. La nuova geografia burocratica del Comune che ne viene fuori è questa: 3 macroaree (amministrativa, contabile e tecnica), 10 dipartimenti e 74 Servizi. Una procedura che ha visto anche l'obbligatorio confronto con i sindacati, «confronto consumatosi frettolosamente in tre riunioni – evidenziano però i rappresentanti di Fp Cgil, Uil Fpl, Csa e Silpol – nelle quali le organizzazioni sindacali hanno rappresentato perplessità ed avanzato proposte tese a modificarne taluni aspetti che apparivano come reali incongruenze organizzative nell’intento di migliorare, rendere più efficiente ed economizzare la macchina burocratica ed in definitiva per erogare migliori servizi ai cittadini. Ritualmente, come si è verificato fino ad oggi su tante tematiche, l’Amministrazione si è limitata ad ottemperare all’obbligo normativo-contrattuale e dei suggerimenti e delle proposte avanzate non si è tenuto conto». Ma, si sottolinea nella nota diffusa dai sindacati, non si è tenuto conto nemmeno delle osservazioni dei dirigenti, «addirittura non interpellati durante la fase istruttoria». Da qui il disappunto, che poi viene spiegato entrando nel merito delle singole questioni.
Primo punto: più volte, in passato, i sindacati avevano contestato la riduzione «cruenta» del numero dei dirigenti, addirittura a cinque, e l'assunzione, oggi, di un dirigente tecnico a tempo determinato «conferma le posizione storiche espresse dal sindacato». In totale, l'organigramma attualmente prevede 10 figure dirigenziali, ma solo 5 sono effettivi, mentre gli altri sono assunti, appunto, “a tempo”. Per i sindacati è la prova che «la dotazione era stata ridotta artatamente per potere giustificare la scelta di lasciare a casa alcuni dirigenti non graditi, motivandola su ragioni di economicità». In ogni caso, «non sarebbe stato più utile un dirigente amministrativo? E perché a ruotare sono sempre gli stessi?». Critiche anche sull'assegnazione dei dipendenti ai vari uffici: «Tecnici a funzioni amministrative, altri per cui è stata di fatto disconosciuta l'esperienza pluriennale, collocati talvolta in posizioni inesistenti anche logisticamente, tanto da configurarsi come veri e propri spostamenti punitivi». Anche la strategia delle assunzioni, secondo i sindacati, «è stata finalizzata ad acquisire funzionari ed istruttori, mentre non si sono tenuti in nessuna considerazione altri profili professionali. L’immissione dei nuovi dipendenti non è stata compiutamente gestita in un’ottica di integrazione con la “vecchia burocrazia”».
E poi altre tematiche, più volte messe sul tavolo ma ancora «ferme al palo», come il lavoro agile, il regolamento degli incentivi per i tecnici e quello sui tributi, i congedi parentali, la reperibilità, i buoni pasti e i servizi ai privati della polizia municipale, «così come si registra il mancato impegno del sindaco sulle progressioni verticali, col rischio di superare il limite del 2025 previsto nel contratto nazionale». Un procedimento che «consentirebbe di riqualificare il personale interno all’Ente e superare le carenze in determinati profili», ma rispetto al quale non si registrano passi avanti. Il messaggio di fondo di Fp Cgil, Uil Fpl, Csa e Silpol è uno: «Andrebbero abiurate le forme di autoritarismo, ben diverso dall’autorevolezza, ed attivate quelle dell’ascolto e del confronto».