25 Gennaio 2025 Giudiziaria

“Volevano sabotare l’inchiesta Agostino”: ma a processo finisce l’avvocato Fabio Repici, avvocato dell’uomo assassinato

Di Giuseppe Pipitone - Ha accusato la Procura di Caltanissetta di voler sabotare il processo per l’omicidio di Nino Agostino. Una critica dura, ma che è stata messa nero su bianco dal difensore della famiglia del poliziotto assassinato. Per quella contestazione, però, l’avvocato Fabio Repici sarà processato con l’accusa di aver calunniato tre magistrati, all’epoca in servizio a Caltanissetta: Gabriele Paci, Stefano Luciani e Lia Sava.

La Procura di Catania, competente per i procedimenti che coinvolgono toghe nissene, aveva chiesto l’archiviazione. Ma il giudice Luca Lorenzetti l’ha respinta, ordinando l’imputazione coatta: “Gli elementi acquisiti – sostiene – consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. In realtà, a carico di Repici, il gip cita solo la nota scritta dallo stesso avvocato nel settembre del 2022. Davanti alla Corte d’Assise di Palermo si stava celebrando il processo al boss Gaetano Scotto, che sarà poi condannato all’ergastolo per l’omicidio Agostino. In quel delitto, commesso nel 1989 e rimasto per più di trent’anni senza colpevoli, era coinvolto pure Giovanni Aiello, il misterioso ex poliziotto noto come “Faccia da mostro”. Deceduto nell’agosto 2017, sette mesi dopo la Procura di Caltanissetta ha chiesto e ottenuto di archiviare le accuse a suo carico.

Passano più di quattro anni e quella richiesta, ormai datata, viene prodotta al processo di Palermo. Una mossa che per Repici è “una sorta di sabotaggio processuale”. L’avvocato contestava ai pm nisseni di non aver chiesto solo l’archiviazione per morte del reo, ma di aver prodotto un atto lungo ben 284 pagine con “decine di mistificazioni, omissioni, imprecisioni”, per “annichilire tutte le fonti indiziarie prese in esame”. Secondo Repici, la Procura non considerava credibili dichiarazioni di pentiti “di comprovata attendibilità” come Francesco Onorato, ma anche di Vincenzo Agostino (padre del poliziotto ucciso) e persino di Giovanni Falcone. Elementi che nel frattempo erano stati considerati attendibili nella condanna di primo grado emessa nel 2021 per Nino Madonia, l’altro boss accusato dell’omicidio insieme a Scotto. Per questo motivo il legale definiva quella richiesta d’archiviazione come un “manifesto negazionista di ogni ipotesi di legami” fra Aiello e la mafia, “all’interno di un più generale manifesto negazionista di qualunque apporto esterno a Cosa Nostra” nelle stragi del 1992.

L’avvocato aveva inviato la sua nota a Sava, nominata intanto procuratrice generale a Palermo, girandola pure alla Procura generale della Cassazione e a quella nazionale antimafia. Via Giulia l’ha inoltrata a sua volta a Caltanissetta per le valutazioni di competenza.
Da qui nasce l’indagine dei pm di Catania che, dopo aver interrogato Repici, avrebbero voluto archiviare. Il 29 ottobre scorso, però, il gip ha deciso che l’avvocato della famiglia Agostino deve essere processato per calunnia. Tutto questo alla vigilia di una data importante: il 30 gennaio la Cassazione emetterà la sentenza su Madonia. In caso di conferma, sarà la prima condanna definitiva per un delitto che, senza l’instancabile richiesta di giustizia della famiglia, rischiava di rimanere senza verità. Fonte: Il fatto quotidiano