Pizzo e droga a Barcellona, 9 condanne in appello. Assolti da tutte le accuse l’albanese Ndoj, Nucera, Sgroi e Catalfamo
È un verdetto d’appello che ha riservato più d’una “sorpresa” rispetto alla sentenza di primo grado, quello emesso nel tardo pomeriggio di ieri dal collegio presieduto dal giudice Bruno Sagone, per i riti ordinari della maxi inchiesta “Dinastia”. Si tratta del procedimento scaturito dall’operazione antimafia portata a termine all’alba del 28 febbraio 2020 dai carabinieri del Ros e delle Compagnie di Barcellona e Milazzo, ed estesa anche a Terme Vigliatore e alle isole Eolie. Le accuse variavano dal concorso in associazione mafiosa per alcuni al favoreggiamento per reati di mafia, e per altri ancora invece l’accusa era quella di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Per sintetizzare potremmo dire che si tratta in definitiva di nove condanne e cinque assoluzioni rispetto ai quattordici imputati coinvolti, ma si tratta di un vero e proprio incastro complesso.
Gli imputati. Erano coinvolti Francesco Turiano inteso “Nino testa”, Francesco Duilio Doddo inteso “Ciccio”, l’albanese Edmund Ndoj, Filippo Torre inteso “u cinisi”, Salvatore Torre, Antonino Iacono, Simone Mirabito, Vincenzo Nucera, Alessio Catalfamo, Andrea Sgroi, Antonino Chiofalo inteso “u sceccu”, Marco Formica, Tindaro Giardina e Luciano Fugazzotto (per Chiofalo, Formica e Fugazzotto, assolti in primo grado, c’era agli atti l’appello del pm che ne chiedeva invece la condanna).
La sentenza d’appello. Ndoj (“non aver commesso il fatto”), Nucera (“perché il fatto non sussiste”), Sgroi (“non aver commesso il fatto” e “particolare tenuità del fatto”) e Catalfamo (“non aver commesso il fatto”), che avevano subito pesanti condanne in primo grado, sono stati assolti da tutte le accuse (per Nucera e Sgroi l’aveva chiesto anche il sostituto Pg Salamone in appello). È stata poi confermata in toto l’assoluzione del primo grado decisa per Marco Formica. I giudici hanno poi dichiarato inammissibile l’appello presentato da Tindaro Giardina, ed hanno dichiarato immediatamente esecutiva la precedente sentenza con la condanna a 10 anni decisa in primo grado. In tre hanno registrato riduzioni di pena rispetto al primo grado. Si tratta di Antonino Iacono (pena d’appello 6 anni e 6 mesi più 28mila euro di multa), Francesco Duilio Doddo (pena d’appello 16 anni e 8 mesi), e Simone Mirabito (pena d’appello 19 anni e 4 mesi, in primo grado era stato condannato a 30 anni). Posizione completamente ribaltata in appello rispetto al primo grado, invece, per Antonino Chiofalo e Luciano Fugazzotto, all’epoca assolti. Il primo è stato condannato a 4 anni e 20mila euro di multa, il secondo a 12 anni. La conferma integrale della condanna di primo grado hanno poi registrato Filippo Torre, Salvatore Torre e Francesco Turiano.
La sentenza di primo grado. Il 22 dicembre del 2022 furono i giudici del tribunale di Barcellona a decidere. Furono dodici le condanne: Alessio Catalfamo, 17 anni e 6 mesi; Duilio Francesco Doddo, 22 anni; Tindaro Giardina, 10 anni; Antonino Iacono, 8 anni e 6 mesi; Simone Mirabito, 30 anni (la pena più alta); l’albanese Edmond Ndoj, 12 anni; Vincenzo Nucera, 4 anni; Vincenzo Rosano, 6 anni e 8 mesi; Andrea Sgroi, un anno e 6 mesi; Filippo Torre, 16 anni e 8 mesi; Salvatore Torre, 6 anni; Francesco Turiano, 16 anni e 8 mesi. In sette furono assolti dalle varie accuse contestate con le formule “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non sussiste”. Si trattò di Antonino Chiofalo, Mauro Di Bella, Marco Formica, Luciano Fugazzotto, Sebastiano Salicola, Giuseppe Torre e Roberto Torre.
L’indagine. L’operazione “Dinastia” ha fatto luce anche su numerose estorsioni attuate da anni a commercianti e imprese del territorio barcellonese. Al centro anche un florido traffico di cocaina, hashish e marijuana, nell’area tirrenica e alle Eolie. Uno smercio in grande stile che avveniva anche utilizzando i social network e un codice per evitare di finire intercettati. La denominazione “Dinastia” è stata originata della cospicua presenza tra le nuove leve della criminalità organizzata dei “rampolli” delle più note famiglie mafiose di Barcellona Pozzo di Gotto. L’operazione è l’inchiesta della Dda di Messina, gestita dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dai sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Francesco Massara, tra vecchie e nuove leve della criminalità organizzata, con alcuni “rampolli” delle più note famiglie mafiose di Barcellona. Basata su quattro diverse ordinanze, fu portata a termine nel febbraio 2020 dai carabinieri del Ros e delle Compagnie di Barcellona e Milazzo, con l’esecuzione di 58 misure cautelari e 72 indagati complessivi.
Gli avvocati.Parecchi i difensori impegnati in questo maxi procedimento: Fabrizio Formica, Salvatore Silvestro, Giuseppe Coppolino, Dorella Aliquò, Massimo Alosi, Diego Lanza, Giuseppe Ciminata, Rosario Venuto, Antonio Centorrino, Antonio Spiccia, Rocco Bruzzese, Carlo Autru Ryolo e Giuseppe Tortora.
Coppolino: «Ndoj era innocente». L’avvocato Coppolino ieri ha espresso «soddisfazione per l’esito del giudizio che sancisce la totale estraneità del proprio assistito Ndoj Edmond dalle pesanti contestazioni di associazione finalizzata al narcotraffico. La difesa ha sempre sostenuto, nel corso di questi anni, che il signor Ndoj non avesse mai avuto nessun contatto con alcuno dei sodali. La corte d’appello, con l’odierna assoluzione, ha accolto le tesi sostenute dalla difesa».