14 Gennaio 2025 Giudiziaria

L’arresto di Salvatore Virgillito, presidente dell’ordine dei commercialisti di Catania: L’amministrazione giudiziaria “testa di legno” del sodalizio

Di Edg - È stato arrestato il presidente dell'ordine dei commercialisti di Catania Salvatore Virgillito. E’ uno dei quindici fermati nell’operazione antimafia scattata nel Messinese che ha coinvolto oltre centocinquanta agenti provenienti da tutta la Sicilia e dalla Calabria. Malgrado i sequestri e gli arresti la famiglia Ofria Bellinvia del cosiddetto "clan dei barcellonesi" continuava infatti a gestire le aziende già confiscate con la complicità dell'amministratore giudiziario catanese nominato dal tribunale. I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, violazione della pubblica custodia di cose e sottrazione di cose sottoposte a sequestro.

UN NUOVO COLLABORATORE DI GIUSTIZIA.

Determinanti un nuovo collaboratore di giustizia di Barcellona Pozzo di Gotto e le intercettazioni telefoniche che hanno consentito al Servizio centrale operativo di Roma e alla questura di Messina di verificare che malgrado gli arresti e i sequestri la famiglia mafiosa barcellonese degli Ofria continuava a gestire le aziende confiscate. Quattordici degli arrestati sono ora reclusi in carcere, a uno sono stati concessi i domiciliari. Sequestrate armi e droga durante il blitz.

Al centro dell'inchiesta la rivendita di automobili usate e di pezzi di ricambio storicamente in mano agli Ofria. Malgrado la nomina dell'amministratore giudiziario, gli investigatori hanno scoperto che era la famiglia a gestire l'azienda: dal personale agli incassi delle compravendite, la maggior parte delle quali erano in nero. I ricavi finivano nella cassa comune della mafia barcellonese e servivano a sostentare i carcerati e le loro famiglie. Ricavi che venivano custoditi e raccolti in un borsello nero a cui hanno fatto riferimento negli anni molti collaboratori di giustizia. Il nuovo pentito che ha confermato le accuse è un ex dipendente delle aziende confiscate: anche lui impiegato in nero.

Secondo il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e i sostituti Antonella Fradà, Fabrizio Monaco e Francesco Massara la famiglia mafiosa teneva totalmente in mano l'impresa con la complicità dell'amministratore giudiziario nominato dopo il sequestro del 2011. E quando uno dei dipendenti è stato accusato di un furto in azienda sono stati proprio loro ad attivarsi in prima persona costringendolo a dimettersi e imponendo alle altre società della zona di non assumerlo. Anche a quelle che lo avrebbero voluto prendere. La custodia cautelare è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Messina Salvatore Pugliese su richiesta della Direzione Distrettuale antimafia.

Virgillito, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Catania dal 2022, in particolare, avrebbe permesso al capo clan barcellonese Domenico Ofria, nonostante i diversi provvedimenti di sequestro e confisca, di avere una posizione dominante nella gestione dell’attività imprenditoriale sottrattagli, per effetto dell’intervento di decisioni giudiziarie, divenute definitive; e ciò pur a fronte di una amministrazione giudiziaria formalmente insediata da più di 13 anni per la gestione dell’impresa.

"Le indagini condotte hanno messo in evidenza come un'azienda confiscata a un’organizzazione operante appunto nel Barcellonese sia stata gestita senza soluzione di continuità dalla stessa organizzazione a cui era stata sottratta", sottolinea il procuratore capo di Messina Antonio D'Amato. "Le indagini – dice il questore Annino Gargano - hanno dimostrato come queste organizzazioni che oggi andiamo a contrastare efficacemente sul territorio abbiano alzato l'asticella del posizionamento mafioso nel territorio in cui gestivano le proprie attività”.

IL RUOLO DELL'AMMINISTRATORE GIUDIZIARIO SALVATORE VIRGILLITO.

L'avvocato Virgillito ha avuto affidata la gestione dell'impresa Carmela Bellinvia, impresa sottoposta prima a sequestro e poi a due provvedimenti di confisca, per un periodo di oltre tredici anni (dal 2011).

Dal 12 dicembre 2023 vengono attivate le prime riprese video e successivamente, nell'aprile 2024, vengono attivate le più intense attività di intercettazioni nei confronti dell'amministratore.

A gennaio di un anno fa Virgillito viene intercettato mentre riceve una busta da un dipendente della ditta, Salvo Paolo, e quando saluta e colloquia con Domenico Ofria.

Virgillito non mostra nessuna sorpresa nel vedere Ofria all'interno dell'impresa confiscata. Ma l'amministratore viene registrato anche in incontri con Giuseppe Ofria e la moglie di Salvatore Ofria, Luisella Alesci, "che non ha alcun titolo per essere nei locali dell'impresa confiscata".

Virgillito non denuncia mai queste presenze "illegittime", "ed è consapevole di quella illegittima presenza che proprio i provvedimenti di confisca erano destinati a neutralizzare".

I componenti della famiglia Ofria avevano piena disponibilità dei locali degli uffici amministrativi secondo gli investigatori.

L'amministratore viene intercettato numerose volte mentre accede nella sede dell'impresa confiscata intrattenendosi una volta con Giuseppe Ofria, un'altra con il dipendente Salvo Paolo o Domenico Ofria.

Gli investigatori notano la prudenza di Virgillito e degli altri nell'usare il telefono cellulare, forse per timore di essere intercettati.

Per i magistrati il proseguo delle attività di intercettazioni avrebbe evidenziato "in modo chiaro" la forza del legame e il ruolo concorsuale dell'amministratore nella gestione dell'impresa sostanzialmente in mano agli Ofria, ruolo "che dimostra essere finalizzato sempre a dare una forma di legittimità alla gestione invece sostanzialmente rimasta agli Ofria".

Una conversazione intercettata tra Virgillito e il dipendente Salvo Paolo, secondo il gip, dimostrerebbe inoltre come i due avrebbero concordato una versione di comodo da presentare agli agenti della polizia di Stato del commissariato di Barcellona per giustificare l'assenza di registri fondamentali per l'amministratore giudiziario per riuscire a tracciare e gestire l'attività della ditta Bellinvia. "Gli diciamo che non ci sono più quei registri".

La vicenda della perdita dei registri sui quali erano annotate le autovetture rottamate, "è una lapalissiana evidenza funzionale alla gestione illecita dei relativi rottami e alla vendita in nero di componenti di dette autovetture".

"Si tratta - scrive il gip Pugliese - di meccanismo essenziale posto in essere dall'amministratore per consentire, con quella denuncia, di coprire anche cosi l'attività continua di svuotamento delle casse dell'impresa confiscata, con proventi ingenti, quotidiani, da parte della famiglia di Salvatore Ofria, esponente di spicco della famiglia dei Barcellonesi".

Virgillito in una intercettazione salutava "con ossequio" Domenico Ofria, con scambio di battute dalle quali - per i magistrati - "traspare ancora una volta il comportamento servente e compiacente adottato dall'amministratore giudiziario verso la famiglia Ofria".

Per l'accusa l'amministratore giudiziario avrebbe svolto la sua attività formalmente al servizio dello Stato e formalmente finalizzata a sterilizzare l'impresa da ogni cointeressenza con la famiglia mafiosa cui è stata espropriata a seguito delle due confische intervenute ma "sostanzialmente per fare invece tutto il possibile e necessario, comprese le false dichiarazioni al commissariato, perché nulla cambiasse e affinché i familiari di Salvatore Ofria, in particolare la Alesci con i figli e il fratello del preposto, gestissero in assoluta autonomia l'attività dell'impresa con modalità tali da consentire una continua appropriazione di denaro, attraverso la simulazione della distruzione dei registri, attraverso la gestione diretta delle casse e degli uffici amministrativi in capo ai familiari di Ofria, che in quei locali neanche dovevano avvicinarsi, nonché attraverso le attività poste in essere al fine di assicurarsi che continuasse la carica di amministratore in capo al Virgillito...".

Per il gip Salvatore Pugliese, "si assiste ad una drammatica gestione 'diretta', assoluta e immediata da parte del nucleo familiare degli Ofria, oggi giorno presente negli uffici per impossessarsi dei proventi cosi sottratti allo Stato".

L'amministratore - sono queste le accuse principali dei magistrati della procura coordinati dal procuratore aggiunto Di Giorgio - non avrebbe, inoltre, segnalato la presenza quotidiana all'autorità giudiziaria degli Ofria, non avrebbe preteso la formazione dei registri, non avrebbe impedito ai familiari degli Ofria di lavorare all'interno dell'impresa confiscata, non avrebbe denunciato i lavoratori che non lavoravano, non avrebbe denunziato la sottrazione dei beni. "L'aver demandato la gestione sostanziale dell'impresa confiscata alla Alesci e a Ofria Domenico, moglie e fratello del preposto - scrive ill gip - ha concorso con efficenza causale indiscussa e dalla capacità eziologica formidabile, a tutti gli episodi di appropriazione mediata come sopra individuati e ricostruiti, così configurandosi il delitto di peculato con il concorso nel reato proprio dei concorrenti estranei che hanno con tutta evidenza approfittato e sfruttato della relazione di possesso derivante dalla confisca, dunque della funzione di servizio del pubblico avente l'amministratore giudiziario con l'impresa a lui affidata e poi da lui demandata agli stessi 'estranei'".

Virgillitto aveva assunto, tra l'altro, dall’1 gennaio al 13 marzo 2018 Nunzio di Salvo, figlio di uno dei boss storici della famiglia dei barcellonesi, ovvero Salvatore Di Salvo, detto Sam, ristretto al 41 bis dal 2011. “Va bene, noi siamo qui, tanto ormai, pronti a tutto”, sospira Luisetta Alesci, moglie di Salvatore Ofria, parlando con Virgillitto e col figlio Giuseppe. E l‘amministratore giudiziario del bene confiscato, allora si intrattiene in un’attenta spiegazione: “In pratica l’agenzia nazionale vengono alla carica per avere delle informazioni. Però come abbiamo sempre detto, fortunatamente, di questa azienda è stata diciamo sequestrata prima del codice antimafia. Quindi questa azienda, quando sarà… se… o viene restituita a chi gli spetta quindi a voi, oppure in teoria dovrebbe essere poi venduta…”. E poi Virgillitto continua: “Io mi auguro invece che c’è qualche novità che ancora a voi non è stata notificata”.

Dell'amministratore giudiziario Salvatore Virgillito il gip sottolinea infine "la centralità, indispensabilità e efficenza criminale dei contributi prestati, sul punto, oltre a tutto quanto già rilevato in relazione al sistema che ha garantito un flusso di contante continuo e costante nelle casse dell'associazione, nonché la dissimulazione per anni della reale gestione criminale rispetto alla apparente amministrazione da parte dello Stato, con volontà a lasciare ogni bene di pertinenza al complesso aziendale nella esclusiva disponibilità dell'associazione...".