Concorso ‘truccato’ per un posto da ricercatore a Messina, archiviazione per tre professori. Erano accusati di falsificazione di verbali e abuso d’ufficio
Nel settembre 2023, la procura di Messina, rappresentata dal Sostituto Procuratore Rosanna Casabona, notificava un invito a comparire a tre accademici di fama internazionale: Michele Caraglia, Professore Ordinario presso l'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", Giuseppe Legname, Professore di Biochimica presso l'Università degli Studi di Trieste, e Giovanni Li Volti, Professore Ordinario di Biochimica all'Università di Catania.
Gli accademici erano indagati nell'ambito di una inchiesta, scaturita dalla denuncia della dottoressa Santa Cirmi, candidata non vincitrice al concorso universitario bandito dall'Università di Messina per un posto di ricercatore. Le accuse iniziali: falsificazione e abuso d'ufficio. La denuncia presentata dalla dottoressa Cirmi ipotizzava che il concorso fosse stato gestito in maniera illecita. Secondo l'accusa, i membri della commissione esaminatrice avrebbero falsificato i verbali delle prove concorsuali, simulando un confronto scientifico tra i candidati. In realtà, sarebbe stata già decisa la vittoria della dottoressa Roberta Fusco, allieva dell'ex Rettore dell'Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea.
La vicenda giudiziaria la racconta, in un articolo di Ernesto Di Girolamo, il quotidiano Caserta News.
L'indagine si concentrava sull'accusa di falso ideologico aggravato dal fatto che il verbale costituisse un atto fidefacente. Inoltre, si ipotizzava il concorso in abuso d’ufficio, dato che l'operazione avrebbe danneggiato la dottoressa Cirmi, classificatasi seconda. I professori indagati si avvalevano inizialmente della facoltà di non rispondere, presentando una memoria difensiva preliminare e riservandosi di intervenire una volta ottenuto accesso agli atti dell'indagine.
Successivamente, l'avvocato Roberto Imperatore, difensore del professor Caraglia, richiedeva un interrogatorio durante il quale venivano presentate prove documentali, scientifiche e un parere giusamministrativo che dimostravano la regolarità del concorso in tutte le sue fasi, dal bando alla proclamazione della vincitrice. La difesa sosteneva che gli elementi investigativi - incluse intercettazioni, documenti, e video - potevano essere letti in chiave logica ben diversa da quella prospettata in tesi d'accusa e tale da ritenere pienamente razionale la spiegazione alternativa offerta dagli indagati. Una memoria difensiva ribadiva che le prove in atti non consentivano di configurare una responsabilità penale e chiedeva l’archiviazione del procedimento.
La decisione del gip: archiviazione del caso dopo una revisione degli atti, il pubblico ministero ha formulato richiesta di archiviazione, ritenendo che non esistessero elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, Eugenio Fiorentino, ha accolto la richiesta, sottolineando come: “Gli elementi acquisiti nei confronti degli odierni indagati non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna a loro carico, né si ravvisano ulteriori attività idonee all'accertamento dei fatti”.
Oltre all'avvocato Imperatore, nel collegio difensivo erano impegnati gli avvocati Dario Lander, per il professor Legname, e Giorgio Antosci, per il professor Li Volti. La difesa ha dimostrato, attraverso un’analisi dettagliata, che il concorso era stato condotto secondo le normative vigenti, smontando le accuse di irregolarità.