Dopo il sì ambientale Salvini scippa al Sud altri tre miliardi per il Ponte. Siamo a 14,7 mld fino al 2032
Non sono passate nemmeno 24 ore dal via libera ambientale arrivato dal ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin, che il costo del Ponte sullo Stretto di Messina è già lievitato di 3 miliardi. Se non è un record, poco ci manca. Mercoledì sera, infatti, la Commissione per la Valutazione di impatto ambientale aveva dato parere positivo anche se con prescrizioni (che si annunciano pesanti), come diffuso da fonti dello stesso dicastero. Il parere ancora non è stato reso noto, ma ieri i leghisti hanno pensato bene di festeggiare rendendo noto un emendamento alla manovra – presentato dal capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari – che aumenta di 3 miliardi i finanziamenti per il ponte. La spesa complessiva finanziata dalla vecchia legge di Bilancio salirebbe così a circa 14,7 miliardi fino al 2032, di cui 7,7 miliardi presi delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione della vecchia programmazione 2021-2027. Di questi, 6,1 miliardi vengono sottratti alla parte assegnata al ministero dei Trasporti e alle amministrazioni centrali mentre 1,6 miliardi vengono tolti ai fondi di coesione destinati a Sicilia e Calabria. “È un nuovo spreco di risorse pubbliche per “il giocattolo di Salvini” attacca la capogruppo Dem Chiara Braga che parla di “scippo per le Regioni del Sud”. “Levano i soldi al trasporto locale per darli al Ponte”, critica il Movimento 5 Stelle.
Il costo del ponte, stimato nel Def 2023 era di 13,5 miliardi. Di questi 11,6 fino al 2034 erano stati stanziati dalla vecchia manovra. Ora i fondi salgono di tre miliardi “al fine di consentire l’approvazione da parte del Cipess, entro l’anno 2024, del progetto definitivo”. È questa la corsa che Matteo Salvini sta cercando di imporre insieme a tutta la macchina imbastita per far rivivere la vecchia opera fermata dal governo Monti nel 2012. La Stretto di Messina, la società pubblica che deve realizzare l’opera parla di “via libera al Cipess entro l’anno”. “Stiamo già lavorando sul dossier ponte sullo stretto per rispettare i tempi del cronoprogramma e dare al Paese l’opera più straordinaria del Secolo”, fa sapere il sottosegretario con delega al Cipess, il leghista Alessandro Morelli.
Perché tanta fretta? Al momento il parere positivo della Commissione Via non è ancora stato reso noto, anche perché non è stato inviato al ministero, cosa che potrebbe avvenire nelle prossime ore. Solo dalla lettura del testo si capirà l’entità delle circa 60 prescrizioni da ottemperare. La gran parte di queste, ha fatto sapere mercoledì il dicastero di Pichetto Fratin, andranno risolte “nella fase della presentazione del progetto esecutivo”, questo però significa che ce ne sono molte altre che devono essere ottemperate prima, già nel progetto definitivo e quindi prima dell’approvazione del Cipess, il comitato interministeriale che è presieduto da Giorgia Meloni. Alcune prescrizioni potrebbero risultare talmente pesanti da prefigurare una sostanziale bocciatura dell’opera. Poco importa. La corsa matta e disperata di Salvini a ottenere l’approvazione si spiega con la volontà di far rinascere il contratto con il costruttore Eurolink, capitanato da Webuild, cosa che può avvenire solo dopo l’ok del Cipess. A quel punto verrebbe blindata anche la penale, che si annuncia miliardaria.