Palumbo, assoluzione definitiva. Nella vicenda dello smaltimento degli scarti di lavorazione dei Cantieri, dopo il rinvio della Cassazione, “cancellati” anche gli illeciti amministrativi
Già in appello, nell’ottobre del 2021, tutto il processo era stato praticamente “azzerato” con assoluzioni e prescrizioni. Nel gennaio scorso la III sezione penale della Cassazione aveva praticamente scritto la parola fine, tranne che per due illeciti amministrativi.
Adesso, dopo il rinvio dei giudici romani, la corte d’appello di Messina s’è ripronunciata sulla vicenda e per quei due illeciti amministrativi ha deciso un’assoluzione totale: «perché il fatto non costituisce reato».
Ecco la conclusione, a ben tredici anni dai fatti, oggettivamente troppi, nel procedimento per lo smaltimento illecito di rifiuti speciali dei Cantieri navali Palumbo a Messina, e che nel 2019 in primo grado registrò una serie di condanne, poi completamente ribaltate in appello.
La vicenda era quella dello smaltimento del “grit” in cui erano contestati vari reati ambientali ed altre ipotesi. A gennaio la Cassazione aveva accolto il ricorso proposto dalla Palumbo Spa, e aveva disposto l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna per 2 capi d’imputazione con la motivazione “perché il fatto non sussiste”, e l’annullamento con rinvio, davanti ad un’altra sezione della Corte d’appello di Messina, per un nuovo giudizio, ma solo relativamente a due illeciti amministrativi.
Inoltre i giudici avevano dichiarato estinto per prescrizione un reato contestato in origine a Raffaele Palumbo. Confermando invece le statuizioni civili e la rifusione delle spese di giudizio alla parte civile Wwf, che adesso, dopo quest’ultima assoluzione, non sono più sussistenti.
La corte d’appello di Messina s’è quindi ripronunciata sulla vicenda. E per il capo d’imputazione n. 11, quello degli illeciti amministrativi che rimaneva ancora in piedi, ha decretato l’assoluzione con la formula «perché il fatto non costituisce reato», disponendo altresì la revoca della confisca «e la restituzione all’avente diritto di quanto ad oggi in sequestro a suo carico».
Quindi di tutta la vicenda processuale, dopo un iter lunghissimo, non rimane in piedi nulla.
Il nucleo centrale di accuse iniziali, in questa vicenda, praticamente cadute nella totalità, riguardava l’ipotesi di reato di associazione a delinquere dal 2003 al 2007 «allo scopo di commettere delitti concernenti il traffico illecito organizzato di rifiuti speciali, anche pericolosi, mediante una serie indeterminata di trasporti e sversamenti, presso siti sconosciuti o discariche comunque non autorizzate, di ingenti quantità di materiale abrasivo di scarto (c.d. “grit esausto”) … prodotto dai lavori di sverniciatura (c.d. “sabbiatura”) delle carene delle navi effettuati nel cantiere di Messina della “Palumbo Spa”, operando con continuità e allestimento di mezzi».
«Dopo oltre dodici anni – scrive in una nota la società Palumbo Spa -, giunge finalmente un momento di verità e giustizia. La Corte d’Appello di Messina, con una sentenza definitiva, assolve con formula piena il Cantiere Palumbo, con essa, restituisce onore e dignità all’intero nucleo familiare».
«L’assoluzione ribalta integralmente la condanna del 2019 e sancisce che “il fatto non costituisce reato” a riprova del fatto che valori quali trasparenza, integrità e correttezza abbiano sempre ispirato l’operato della società e della famiglia Palumbo».
«Antonio Palumbo – prosegue la nota -, era già stato assolto e oggi, la verità emerge per l’intero contesto familiare e aziendale, dimostrando come il lavoro onesto abbia rappresentato nel tempo l’autentico volto della famiglia e dell’azienda».
«Questa sentenza – conclude la nota -, rappresenta una vittoria di singolare valore per la Famiglia Palumbo, che vede finalmente restituita la propria reputazione, duramente attaccata per anni. È un giorno di gioia, in cui la famiglia desidera esprimere un profondo ringraziamento a chi ha condiviso questo difficile cammino, sostenendola con fiducia, affetto e solidarietà».